Snack dolci e bevande zuccherate: ma quanto ci costate?!
Con l’aumento dell’obesità e con la continua crescita delle patologie a essa correlate, sono in studio e in alcuni casi in atto politiche fiscali che prevedono tasse “a tutela della salute”. In particolare, alcuni degli Stati Uniti d’America, il Messico e talune nazioni europee e asiatiche già tassano alcune bevande zuccherate, capaci di introdurre nei nostri organismi grandi quantità di calorie, responsabili dell’aumento del peso corporeo, e fonte di rischio – fra l’altro – di diabete tipo 2, al fine di limitarne il consumo.
I dati a disposizione suggeriscono che l’aumento del prezzo delle bevande zuccherate genera una piccola ma significativa riduzione del loro acquisto (un aumento del prezzo del 10% genera una riduzione del 6-8% nel consumo), con un effetto più marcato nelle persone con reddito più basso. Non ci sono però ancora abbastanza dati sull’impatto diretto e indiretto di tali misure sul consumo di altri cibi che contribuiscono a introdurre nei nostri organismo zucchero e calorie, come bevande alcoliche e snack dolci (pasticcini, biscotti, cioccolato, altri snack dolci).
Uno studio recentemente pubblicato sul British Medical Journal Open è il primo a fornire un’analisi diretta della relazione fra l’aumento dei prezzi e l’acquisto di snack dolci (in associazione anche alla domanda di alcolici e bevande analcoliche), prendendo in esame differenti fasce di reddito e valutando l’impatto della variazione dei prezzi sulla domanda.
I dati hanno riguardato gli acquisti effettuati negli anni 2012 e 2013 da 32.249 famiglie britanniche, di cui erano disponibili anche informazioni di carattere socioeconomico (reddito, composizione del nucleo, caratteristiche abitative, luogo di residenza, ecc.). Sono stati considerati i prodotti acquistati per essere consumati a domicilio, divisi in gruppi, fra cui bevande zuccherate a contenuto alto, medio e basso di zucchero, bevande alcoliche, biscotti e barrette di cereali, cioccolato e caramelle, snack dolci di altro genere.
Dai risultati è emerso che:
- la maggiore fonte di zucchero erano gli snack dolci (17,1 grammi al giorno), ben più di tutte le bevande (alcoliche e analcoliche) insieme (13,9 grammi) e oltre il doppio delle bevande zuccherate da sole (6,9 grammi);
- le famiglie a basso reddito assumevano maggiori quantità di zucchero a persona al giorno;
- un incremento del prezzo del 10% implicava una riduzione dell’acquisto del 7,7% delle bevande zuccherate e del 7,4% di cioccolato e pasticceria.
È anche stato valutato l’impatto della variazione del prezzo di bevande zuccherate e snack dolci sul consumo di altri prodotti: una riduzione dell’acquisto di cioccolato e pasticceria a causa dell’aumento del prezzo si accompagnava alla riduzione dell’acquisto di altri alimenti ad alto contenuto di zuccheri, mentre ciò non avveniva per le bevande zuccherate.
Sulla base dei dati ottenuti gli autori concludono che, rispetto a quanto avviene per le bevande zuccherate, un aumento del prezzo di cioccolato e prodotti di pasticceria determina una maggiore riduzione del consumo complessivo di zucchero e quindi un effetto potenzialmente maggiore sulla salute pubblica, specie nelle famiglie a reddito più basso.
Per tale motivo, politiche fiscali mirate all’aumento del prezzo degli snack dolci, specialmente quelli al cioccolato, potrebbero portare a risultati anche migliori rispetto a quanto già in atto per le bevande zuccherate, contribuendo così alla difficile battaglia per la prevenzione dell’obesità e delle patologie a essa associate, quali il diabete tipo 2 e le malattie cardiovascolari.
Are sweet snacks more sensitive to price increase than sugar-sweetened beverages: analysis of British food purchase data
BMJ Open 2018;8:e019788