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Dati amari per lo xilitolo: il suo consumo si associa ad un aumento del rischio cardiovascolare e potrebbe avere effetto protrombotico

Punti chiave

Domanda: Lo xilitolo, dolcificante sempre più diffuso nell’industria alimentare, è sicuro dal punto di vista cardiovascolare?

Risultati: Uno studio recentemente pubblicato sullo European Hearth Journal ha riscontrato un’associazione tra livelli basali di xilitolo e rischio di eventi cardiovascolari maggiori in un follow-up a 3 anni (HR aggiustato per fattori di rischio 1,57, IC 95% 1,12-2,21, p <0,01). Esperimenti condotti in vitro hanno inoltre registrato un aumento dose-dipendente della reattività piastrinica in presenza di diversi livelli basali di xilitolo. In ulteriori esperimenti condotti in vivo, livelli “da carico” di xilitolo hanno dimostrato di accelerare la formazione di trombi in modelli murini ed aumentare diversi indicatori di attivazione piastrinica nell’uomo.

Significato: I dati raccolti nello studio mostrano – in esperimenti condotti sia in vitro sia in vivo – un’associazione fra aumentati livelli basali di xilitolo e rischio di eventi cardiovascolari maggiori e un aumento della reattività piastrinica. Alla luce di ciò e della crescente diffusione dell’utilizzo di xilitolo in popolazioni a rischio (come le persone con diabete) è fondamentale che ulteriori studi vengano condotti per valutare la sua sicurezza cardiovascolare e determinare le dosi massime raccomandate di assunzione.


A cura di Gisella Boselli

25 giugno 2024 (Gruppo ComunicAzione) – Negli ultimi anni si è molto diffuso l’utilizzo di dolcificanti artificiali e naturali come alternative ipocaloriche al saccarosio. I prodotti contenenti dolcificanti sono generalmente proposti al consumatore come alternativa “salutare” ai fratelli zuccherati e il loro utilizzo è raccomandato dalle linee-guida di diverse società in presenza di malattie cardiovascolari e di malattie metaboliche come obesità e diabete mellito. Recentemente l’OMS si è però espressa contro il loro utilizzo per ridurre il peso corporeo e il rischio di malattie non trasmissibili: le prove scientifiche relative agli effetti dei dolcificanti sulla salute sono, infatti, contrastanti. A fronte di alcuni documentati effetti benefici, come la riduzione dell’incidenza di carie dentaria, i dolcificanti mostrano un effetto metabolico “paradosso”: nonostante il loro consumo, in sostituzione dello zucchero, riduca l’apporto calorico, non ci sono chiare evidenze sul miglioramento del metabolismo glucidico, né nel favorire il calo ponderale a lungo termine. Al contrario, numerosi studi di coorte documentano effetti cardiovascolari sfavorevoli.

In uno studio recentemente pubblicato sullo European Hearth Journal i riceercatori si concentrano, in particolare, sugli effetti cardiovascolari dello xilitolo, dolcificante ipocalorico naturale estremamente diffuso, il quale, quando assunto da fonti esterne, aumenta rapidamente i suoi livelli ematici per poi essere metabolizzato con eliminazione pressoché completa nell’arco di 4-6 ore. Lo xilitolo è anche presente a digiuno, in minime quantità, all’interno dell’organismo, in quanto prodotto intermedio dal metabolismo del glucosio.

Inizialmente sono state condotte analisi di metabolomica su campioni di sangue raccolti a digiuno in due ampie coorti di pazienti: uno studio preliminare (n = 1157) e uno studio confermativo (n = 2149) nel quale sono state impiegate metodiche di dosaggio atte a evitare eventuali interferenze date da stereoisomeri strutturali dello xilitolo. In entrambe le coorti è stata riscontrata un’associazione statisticamente significativa tra livelli di xilitolo basali d il rischio di eventi cardiovascolari maggiori a 3 anni (HR aggiustato per fattori di rischio 1,57, IC 95% 1,12-2,21, p <0,01).

Successivamente è stato studiato in vitro il comportamento di alcuni indici di reattività piastrinica in presenza di diverse concentrazioni basali di xilitolo e quantità sottosoglia di attivatori dell’aggregazione: è stato quindi documentato un aumento dose-dipendente dell’attivazione piastrinica in presenza di diversi livelli di xilitolo.

Infine, è stato analizzato l’effetto in vivo dello xilitolo in modelli murini e nell’uomo: nei topi, l’esposizione a dosi “da carico” di xilitolo accelera la formazione di trombi; nell’uomo, analogamente, l’esposizione a dosi “da carico” di xilitolo determina l’aumento di diversi indicatori di aggregazione piastrinica, come emerso dall’analisi dei campioni di plasma di dieci volontari sani prima e dopo l’assunzione di una bevanda con il dolcificante.

Nel complesso, i dati raccolti dai ricercatori non devono essere considerati conclusivi: lo studio soffre di diversi limiti. Tra i principali vi sono la natura osservazionale, la mancanza di dati seriati sui livelli di xilitolo nelle due coorti di pazienti studiate e l’assenza di informazioni relative all’introito alimentare di xilitolo negli stessi pazienti. I dati raccolti risultano tuttavia concordi nel sollevare il dubbio di un possibile effetto cardiovascolare sfavorevole dello xilitolo che, considerata la crescente diffusione dei dolcificanti, in particolare in popolazioni a rischio come nei soggetti affetti da diabete mellito, rende indispensabili ulteriori e più solidi studi a chiarimento.


Eur Heart J 2024 Jun 6:ehae244. Online ahead of print

Pubmed


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