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Diabete e mortalità: le conferme da uno studio sui big data

Punti chiave

Domanda: Avere il diabete tipo 2 quando si è giovani può voler dire avere una cospicua riduzione dell’aspettativa di vita? È dunque essenziale prevenirlo e ritardarne la comparsa, soprattutto perché sta diventando sempre più comune fra i giovani?

Risultati: Questo studio osservazionale condotto su dati provenienti da 19 paesi ad alto reddito, ha analizzato i dati di 1.515.718 partecipanti, monitorando 23,1 milioni di anni-persona di follow-up e calcolato gli HR aggiustati per età e sesso relativamente alla mortalità per tutte le cause, e in base all’età alla diagnosi del diabete. Inoltre, hanno stimato la sopravvivenza cumulativa applicando questi risultati ai tassi di mortalità specifici per età degli Stati Uniti e dell’Unione Europea valutati per il 2015. In sintesi, lo studio ha fornito stime affidabili sulle associazioni fra l’età alla diagnosi del diabete e la mortalità per tutte le cause, la mortalità per cause specifiche e la riduzione dell’aspettativa di vita.

Significato: Una diagnosi precoce di diabete tipo 2 è associata a una minore aspettativa di vita. È quindi essenziale implementare interventi di prevenzione, specialmente con l’aumento del diabete fra i giovani, e trattamenti più intensivi per i fattori di rischio legati alla mortalità precoce.


A cura di Michele Riccio

30 ottobre 2023 (Gruppo ComunicAzione) – Da tempo è ormai noto che la diagnosi di diabete è correlata a una ridotta aspettativa di vita. In questo studio pubblicato di recente su Lancet Diabetes & Endocrinology da Stephen Kaptoge (BHF Cardiovascular Epidemiology Unit, Department of Public Health and Primary Care, University of Cambridge, Cambridge, UK) et al., per conto dell’Emerging Risk Factor Collaboration, l’obiettivo è stato di condurre un’analisi dettagliata e completa sull’associazione fra l’insorgenza del diabete e il tasso di mortalità per tutte le cause nei paesi ad alto reddito. Si tratta di uno studio osservazionale condotto su dati provenienti da 19 paesi ad alto reddito, utilizzando dati da due fonti principali, la Emerging Risk Factors Collaboration e la Biobank del Regno Unito. Il gruppo di ricercatori ha analizzato i dati di 1.515.718 partecipanti, monitorando 23,1 milioni di anni-persona di follow-up e calcolato gli hazard ratio(HR) aggiustati per età e sesso relativamente alla mortalità per tutte le cause, e in base all’età alla diagnosi del diabete. Inoltre, hanno stimato la sopravvivenza cumulativa applicando questi risultati ai tassi di mortalità specifici per età degli Stati Uniti e dell’Unione Europea valutati per il 2015.

L’analisi ha rilevato una relazione diretta fra diagnosi di diabete tipo 2 (DT2) in età più giovane e un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause rispetto a quelli senza diabete. Gli HR sono stati significativamente più alti per quelli diagnosticati fra i 30-39 anni (HR 2,69), 40-49 anni (HR 2,26), 50-59 anni (HR 1,84), 60-69 anni (HR 1,57) e ≥70 anni (HR 1,39). L’aumento del rischio si è mantenuto costante per ogni decennio di diagnosi più precoce, ed è stato simile fra uomini e donne. I rapporti di rischio erano simili dopo l’aggiustamento per BMI, pressione sistolica e colesterolo totale, ma si attenuavano notevolmente dopo ulteriore aggiustamento per la glicemia a digiuno o il livello di HbA1c. In termini di aspettativa di vita, un individuo di 50 anni con DT2 diagnosticato a 30 anni presenta in media un’aspettativa di vita inferiore di 14 anni rispetto a un individuo senza diabete, secondo i tassi di mortalità degli Stati Uniti, mentre con i tassi dell’Unione Europea la differenza era di 13 anni. La diagnosi a 40 anni portava a una riduzione di 10 anni nella durata di vita negli Stati Uniti e di 9 anni nell’Unione Europea, mentre diagnosi a 50 anni comportava una riduzione di 6 anni negli Stati Uniti e 5 anni nell’Unione Europea.

Considerazioni

Già nel luglio del 2019, a Roma, nel corso della presentazione dei risultati del 12° Rapporto dell’Italian Diabetes Barometer Forum, si evidenziava come una diagnosi di diabete a 40 anni può ridurre l’aspettativa di vita di circa 6 anni negli uomini e di circa 7 anni nelle donne, e la metà di tale riduzione è imputabile alle malattie cardiovascolari. E questo studio, condotto su una popolazione più ampia, rafforza ulteriormente l’associazione. Inoltre, l’elemento che più spicca e ci spinge a riflettere, è che la riduzione della aspettativa di vita è tanto maggiore quanto più giovane è l’età alla diagnosi. Considerando la sempre più giovane età dei nostri pazienti ciò dovrebbe indurci a dare alta priorità ad una diagnosi precoce, e ad interventi capaci di prevenire e/o ritardare l’insorgenza del diabete. È noto che ridurre nelle persone con diabete i quattro principali fattori di rischio (HbA1c, BMI, pressione arteriosa e colesterolo LDL) può aggiungere mesi se non addirittura anni all’aspettativa di vita. Lo studio sottolinea in modo importante come sia fondamentale, specie nei pazienti più giovani, intervenire per ridurre i fattori di rischio. Come a dire che il DT2 che noi oggi osserviamo nei pazienti più giovani sia un tipo di diabete diverso, che sembra avere un impatto più dannoso sul metabolismo.

Gli elementi più suggestivi di questo studio si possono così riassumere:

  • Associazione fra età di diagnosi e rischio di mortalità: le persone con DT2 che sono state diagnosticate a un’età più giovane presentano un rischio di mortalità più elevato per tutte le cause rispetto a coloro che non hanno il diabete.
  • Rischi in base all’età di diagnosi: gli HR rappresentano il rischio relativo di mortalità. Per chi è stato diagnosticato fra i 30 e i 39 anni, il rischio è stato quasi triplicato (HR: 2,69), mentre per chi è stato diagnosticato fra i 40 e i 49 anni è stato di 2,26. Per le fasce d’età successive, il rischio diminuisce gradualmente: 1,84 fra i 50 e i 59 anni, 1,57 fra i 60 e i 69 anni, e 1,39 per chi è stato diagnosticato a ≥70 anni.
  • Non differenza fra uomini e donne: la tendenza all’incremento del rischio di mortalità per età di diagnosi più giovane è stata osservata sia negli uomini che nelle donne.
  • Riduzione dell’aspettativa di vita: se confrontiamo i tassi di mortalità negli Stati Uniti, un individuo di 50 anni con diabete, se diagnosticato a 30 anni, vivrebbe in media 14 anni in meno rispetto a una persona senza diabete. Se fosse stato diagnosticato a 40 anni, vivrebbe 10 anni in meno, e se la diagnosi fosse stata a 50 anni, vivrebbe 6 anni in meno. Nell’Unione Europea, le stime sono simili: 13 anni in meno se diagnosticato a 30 anni, 9 anni in meno a 40 anni e 5 anni in meno a 50 anni.

Lancet Diabetes Endocrinol 2023;11(10):731-42

PubMed


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