Diabete tipo 2: tirzepatide in aggiunta a insulina glargine efficace su glicemia e peso corporeo
Punti chiave
Domanda: Che effetto ha su compenso glicemico e peso corporeo tirzepatide (il doppio agonista GIP/GLP-1) in aggiunta a insulina basale nei pazienti con diabete tipo 2?
Risultati: Nelle persone con diabete tipo 2, l’aggiunta del tirzepatide all’insulina basale migliora il controllo glicemico e favorisce il calo ponderale rispetto al placebo dopo 40 settimane.
Significato: Nelle persone con diabete tipo 2 mal controllati dalla sola terapia insulinica basale può essere considerata, rispetto al passaggio a una terapia insulinica multiniettiva, l’associazione con tirzepatide, con vantaggi sia sulla riduzione dell’emoglobina glicata sia del peso corporeo.
A cura di Gemma Frigato
7 marzo 2022 (Gruppo ComunicAzione) – I risultati dello studio SURPASS-5, di recente pubblicati su JAMA,hanno dimostrato l’efficacia di tirzepatide, in aggiunta a insulina, su peso corporeo e profilo glicemico nelle persone con diabete tipo 2.
Sono state arruolate 475 persone (44% donne, età media 60,6 anni) con diabete tipo 2, livelli basali di emoglobina glicata (HbA1c) compresi tra 7 e 10,5%, indice di massa corporea (BMI) di almeno 23, in trattamento con dosi stabili di insulina glargine una volta al giorno (oltre 20 UI/die o oltre 0,25 UI/kg/die), con o senza metformina (≥1500 mg/die).
Alla randomizzazione i partecipanti non erano adeguatamente controllati con insulina glargine e hanno richiesto un aumento della dose, sulla base di un valore mediano degli ultimi tre livelli di glicemia a digiuno automonitorati superiori a 100 mg/dl. I pazienti sono stati randomizzati, in rapporto 1:1:1:1, a placebo o a una delle tre dosi di tirzepatide per via sottocutanea (5, 10 o 15 mg) in aggiunta a insulina glargine.
Il periodo di trattamento è stato di 40 settimane: le prime 4 includevano un periodo di stabilizzazione dell’insulina, seguite da un periodo di titolazione di 36 settimane. Tutti i partecipanti hanno continuato ad assumere insulina una volta al giorno per tutta la durata dello studio e quanti assumevano metformina al basale hanno mantenuto la dose originale. I pazienti destinati a tirzepatide hanno iniziato con un’iniezione sottocutanea di 2,5 mg, aumentata di 2,5 mg ogni 4 settimane fino al raggiungimento della dose target assegnata alla randomizzazione.
Dopo 40 settimane, tutti i soggetti trattati con le tre dosi di tirzepatide hanno ottenuto una variazione media significativamente superiore dell’HbA1c dal basale (5 mg: -2,11%, 10 mg: -2,40%, 15 mg: -2,34%) rispetto al placebo (-0,86%, p <0,001 per tutti). Una percentuale significativamente maggiore di soggetti in trattamento con tirzepatide è stata in grado di raggiungere un’HbA1c inferiore al 7% entro la settimana 40: 87,3% con 5 mg, 89,6% con 10 mg e 84,7% con 15 mg contro 34,5% con placebo. Tale schema si è mantenuto nel tempo, con una percentuale significativamente superiore di trattati con tirzepatide che raggiungevano anche livelli di HbA1c inferiori al 6,5% e persino inferiori al 5,7%.
Riguardo alle variazioni ponderali medie, uno dei tanti endpoint secondari dello studio, il gruppo tirzepatide ha ottenuto una riduzione significativa rispetto al basale (5 mg: -5,4 kg, 10 mg: -7,5 kg e 15 mg: -8,8 kg), mentre il gruppo placebo ha guadagnato peso (variazione media 1,6 kg, p <0,001 per tutti). Inoltre, il tasso di ipoglicemia clinicamente significativa o grave è risultato inferiore a un evento per paziente-anno in tutti i gruppi di trattamento.
Come prevedibile in corso di trattamento con un agonista del recettore GLP-1, gli eventi avversi più comuni emersi dal trattamento nel gruppo tirzepatide erano di natura gastrointestinale e includevano diarrea (12-21% vs 10% per il placebo) e nausea (13-18% vs 3% per il placebo). Il trattamento è stato interrotto dal 10% dei partecipanti nel gruppo tirzepatide 5 mg, 12% nel gruppo 10 mg, 18% nel gruppo 15 mg e 3% nel gruppo placebo.
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