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E’ ora di rivedere il ruolo dei grassi nel calcolo del bolo di insulina prandiale?

A cura di Roberta Manti

4 marzo 2016 (Gruppo ComunicAzione) – E’ noto che le modalità di calcolo della dose di insulina prandiale nel diabete tipo 1 si basa tradizionalmente solo sul contenuto di carboidrati introdotti in quel pasto. Peraltro, esistono evidenze che anche altri macronurtrienti possono incidere sulla risposta glicemica postprandiale; in particolare, è noto che pasti ricchi in grassi, determinando un ritardo nello svuotamento gastrico, necessitano di modifiche del bolo praticato (per esempio impostazione di un bolo a onda doppia) per correggere al meglio l’iperglicemia, mentre al momento non è ancora del tutto chiarito se in questi casi sia necessario anche un incremento della dose di insulina.

Al fine di indagare tale aspetto il Dott.Srinivax Laxminarayan (Fort Detrick, Maryland; USA) e coll. hanno condotto uno studio i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Diabetes Technology and Therapeutics. E’ stata utilizzata una combinazione di modelli metabolici precedentemente validati per confrontare dati derivanti dall’analisi di pasti ad alto (60 g) contenuto di grassi (HF) o basso (10 g) contenuto di grassi (LF) con però identica quantità di carboidrati (96 g); per ciascun paziente (numero tot. pazienti tipo 1 partecipanti allo studio: 7) e ciascun pasto sono stati valutati una serie di parametri quali: momento di comparsa picco pasto-glucosio ™, sensibilità all’insulina (SI), saldo di glucosio epatico netto e effetto del glucosio a insulina zero in quattro finestre temporali (cena, prima notte, a tarda notte e prima colazione).

Lo studio ha evidenziato che durante il pasto HF, il tm era significativamente ritardato e la SI era significativamente più bassa e l’alterazione di tali parametri, secondo gli autori, sarebbe indicativo di un maggiore fabbisogno insulinico in caso di pasto HF.

In conclusione, questo lavoro suggerisce l’opportunità di ripensare alle modalità di calcolo del bolo prandiale in considerazione della quota di grassi introdotti al pasto, che determinerebbe non solo un ritardato svuotamento gastrico ma anche una ridotta sensibilità insulinica e quindi la necessità di incrementare la dose di insulina a pari quantità di carboidrati introdotti; tale considerazione risulta di notevole importanza nell’ottica dell’ottimizzazione della terapia insulinica del diabete tipo 1 con l’obiettivo di arrivare alla “chiusura dell’ansa” nel così detto “pancreas artificiale”.

 

Diabetes Techol Ther 2015;17(12):860-6

PubMed


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