Effetti del monitoraggio continuo del glucosio in pazienti con diabete tipo 2 trattati con insulina basale: uno studio clinico
Punti chiave
Domanda: In adulti con diabete tipo 2 a cui è stata prescritta una terapia con solo insulina basale, il CGM in tempo reale produce benefici sul controllo glicemico?
Risultati: Pazienti con diabete tipo 2 a cui è stata prescritta insulina basale senza insulina prandiale hanno ottenuto miglioramenti significativi dei livelli di emoglobina glicosilata a 8 mesi dopo l’inizio del CGM in tempo reale versus autocontrollo glicemico capillare (-1,1 vs. -0,6%).
Significato: Se i dati di questo studio fossero ulteriormente confermati si potrebbe valutare di estendere i benefici del CGM in un gruppo più ampio di persone con diabete tipo 2, quelli che praticano solo insulina basale, per i quali l’uso continuativo del dispositivo non è al momento approvato.
A cura di Gemma Frigato
28 giugno 2021 (Gruppo ComunicAzione) – Il sistema di monitoraggio in continuo del glucosio (CGM) interstiziale è attualmente raccomandato per la cura del diabete tipo 1 e tipo 2 in terapia insulinica multiniettiva. In uno studio clinico randomizzato e controllato condotto in 15 centri negli Stati Uniti e pubblicato nei giorni scorsi su JAMA, Thomas Martens (International Diabetes Center, Park Nicollet Internal Medicine, Minneapolis, MN; USA) e coll. hanno voluto valutarne i possibili effetti benefici nei pazienti con diabete tipo 2 in terapia con insulina basale. Sono stati arruolati 175 adulti con diabete tipo 2 (età media 57 anni) trattati con 1 o 2 iniezioni giornaliere di insulina basale ad azione prolungata o intermedia senza insulina prandiale, con o senza farmaci ipoglicemizzanti non insulinici (emoglobina glicata media 9,1%).
I soggetti sono stati assegnati in modo casuale a monitorare la glicemia tramite CGM in tempo reale o con un glucometro tradizionale (BGM).
L’endpoint primario era il livello HbA1c a distanza di 8 mesi. Gli endpoint secondari erano il tempo misurato con CGM nell’intervallo target di glucosio da 70 a 180 mg/dl (TIR), il tempo con livello di glucosio superiore a 250 mg/dl e il livello medio di glucosio a 8 mesi.
Tra i 175 partecipanti randomizzati (età media [DS], 57 [9] anni; 88 donne [50%]; 92 individui appartenenti a minoranze razziali/etniche [53%]; livello medio [DS] basale di HbA1c, 9,1% [0,9%]), 165 (94%) hanno completato la sperimentazione. Il livello medio di HbA1c è diminuito dal 9,1% al basale all’8,0% a 8 mesi nel gruppo CGM e dal 9,0 all’8,4% nel gruppo BGM (differenza aggiustata, -0,4% [IC 95%, da -0,8 a -0,1%]; p = 0,02). Nel gruppo CGM, rispetto al gruppo BGM, la percentuale media del tempo misurato con CGM nell’intervallo target di glucosio da 70 a 180 mg/dl era del 59 vs. 43% (differenza aggiustata, 15% [IC 95%, da 8 a 23%]; p <0,001), la percentuale media di tempo a più di 250 mg/dl era dell’11 vs. 27% (differenza aggiustata, -16% [IC 95%, da -21 a -11%]; p <0,001) e le medie dei valori medi di glucosio erano 179 mg/dl vs. 206 mg/dl (differenza aggiustata, -26 mg/dl [IC 95%, da -41 a -12]; p <0,001) . Eventi ipoglicemici gravi si sono verificati in 1 partecipante (1%) nel gruppo CGM e in 1 (2%) nel gruppo BGM.
Questo studio ha dimostrato che l’uso del CGM comporta un miglioramento dell’emoglobina glicata nei soggetti con diabete tipo 2 scarsamente controllato che utilizzano l’insulina basale ma non prandiale, rispetto ai glucometri tradizionali. Nonostante gli ottimi risultati, in circa un terzo del gruppo la HbA1c è rimasta al di sopra dell’8%, a indicare che potrebbero essere necessari, comunque, ulteriori interventi su stile di vita e gestione medica.
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