Effetti di canagliflozin sull’anemia in persone con diabete tipo 2 e malattia renale cronica: analisi post-hoc dal trial CREDENCE
Punti chiave
Domanda: Gli inibitori degli SGLT2 possono condizionare i parametri ematologici delle persone diabetiche nefropatiche?
Risultati: Canagliflozin esercita nefroprotezione associata a contrazione del volume plasmatico e aumento dell’ematocrito nelle persone con diabete e ridotta funzione renale.
Significato: Nelle persone diabetiche e nefropatiche canagliflozin è risultato un trattamento efficace nel ridurre gli outcome associati all’anemia.
A cura di Gemma Frigato
16 novembre 2020 (Gruppo ComunicAzione) – L’anemia, condizione frequente nelle persone con diabete tipo 2 (DT2) e ridotta funzione renale, è un fattore di rischio indipendente per gli outcome cardiovascolari (CV) e renali, ed è associata a deficit cognitivo e ridotta qualità di vita. Ferro e derivati dell’eritropoietina (EPO) correggono l’anemia, ma non riducono la progressione della malattia renale cronica (MRC) e il rischio di eventi CV. Canagliflozin, un inibitore di SGLT2, esercita nefroprotezione associata a contrazione del volume plasmatico e aumento dell’ematocrito (Hct). L’aumento di Hct da SGLT2i è attribuito in parte all’emoconcentrazione, ma anche a un aumento di EPO.
In un’analisi post-hoc dello studio CREDENCE (Canagliflozin and Renal Events in Diabetes with Established Nephropathy Clinical Evaluation) recentemente pubblicata su Lancet Diabetes Endocrinol, Megumi Oshima (UNSW Sydney, Sydney, NSW, Australia e Kanazawa University, Kanazawa, Giappone) e coll. hanno valutato gli effetti di canagliflozin (100 mg) su parametri ematologici (emoglobina totale, Hct e altri) e sugli outcome associati all’anemia in 4401 pazienti con DT2 e MRC (eGFR 30-90 ml/min/1,73m2 e UACR >300-5000 mg/g). Tra marzo 2014 e maggio 2017 i 4401 partecipanti allo studio sono stati assegnati in modo casuale a ricevere canagliflozin 100 mg (n = 2202) o placebo (n = 2199).
Al basale, l’emoglobina (Hb) era 13,2 g/dl, l’Hct 40,4%, la conta eritrocitaria 4,47 × 109/ml. 1599 (36%) delle 4401 persone con DT2 presentava anemia (definita come Hb <13 g/dl negli uomini o <12 g/l nelle donne), il 3% anemia severa (Hb <10 g/dl). Dopo la randomizzazione, Hb, Hct e conta eritrocitaria aumentavano nei primi 12 mesi nei soggetti trattati con canagliflozin; successivamente tali parametri si riducevano pur rimanendo sempre più elevati con canagliflozin nei 2,6 anni di follow-up: Hb +0,71 g/dl; Hct +2,4%; conta eritrocitaria +0,25 × 109/ml. Le persone trattati con canagliflozin presentavano anche livelli più elevati di proteine totali e di albumina sierica. Nelle persone trattate con canagliflozin erano minori l’incidenza di anemia o di trattamento per l’anemia (endpoint primario, HR 0,65; IC 95% 0,55-0,77), l’incidenza di anemia (HR 0,58; 0,47-0,72), la necessità di terapia con ferro (HR 0,64; 0,52-0,80, p <0,0001 per tutti gli endpoint), il trattamento con EPO (HR 0,65; 0,46-0,91, p = 0,012). L’effetto di canagliflozin (endpoint primario) era confermato in tutte le analisi di sottogruppo, indipendentemente da età, livelli basali di Hb, Hct o volume plasmatico, durata del diabete o livelli di HbA1c, categorie di albuminuria o strati di eGFR. Anche il rischio di nuova anemia (HR 0,48; 0,41-0,55, p <0,0001) e di anemia severa (HR 0,50; 0,39-0,64, p <0,0001) erano minori nelle persone trattate con canagliflozin; maggiore era invece l’incidenza di correzione dell’anemia nei soggetti con anemia al basale (HR 2,59; 2,18-3,08, p <0,0001).
Gli autori concludono sottolineando come l’analisi post-hoc dello studio CREDENCE dimostri che – in persone con DT2 e MRC – il trattamento a lungo termine con canagliflozin riduca il rischio degli outcome associati all’anemia, compresa la necessità di trattamento con EPO.
Lancet Diabetes Endocrinol 2020;8(11):903-14
AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.