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Effetto del monitoraggio continuo del glucosio sull’ipoglicemia negli anziani con diabete tipo 1: un trial clinico randomizzato

Punti chiave

Domanda: Il monitoraggio continuo del glucosio è efficace nel ridurre l’ipoglicemia rispetto al monitoraggio standard della glicemia negli anziani (età >60 anni) con diabete tipo 1?

Risultati: In questo studio clinico randomizzato che ha coinvolto 203 adulti di età ≥60 anni con diabete tipo 1, il trattamento per 6 mesi con monitoraggio continuo del glucosio rispetto al monitoraggio standard della glicemia ha portato a una percentuale significativamente inferiore di valori di glucosio inferiori a 70 mg/dl (differenza corretta, 1,9%).

Significato: Tra gli anziani con diabete tipo 1, il monitoraggio continuo del glucosio ha portato a un piccolo ma statisticamente significativo miglioramento dell’ipoglicemia nell’arco di 6 mesi.


A cura di Lucia Briatore

29 giugno 2020 (Gruppo ComunicAzione) – L’utilizzo del monitoraggio in continuo del glucosio (CGM, continuous glucose monitoring) in pazienti con diabete tipo 1 (DT1) si è sviluppato molto nella popolazione pediatrica e nei giovani adulti, che sembrano più inclini all’utilizzo di tecnologie raffinate. Sono fino ad ora ridotti i dati su una popolazione di pazienti con DT1 di età avanzata.

Per ovviare a questa mancanza e capire il beneficio del CGM sulle ipoglicemie, molto pericolose in questa fascia di età per le conseguenze cardiovascolari, è stato condotto uno studio randomizzato in 22 centri negli Stati Uniti su 203 adulti di almeno 60 anni con DT1.

I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale in un rapporto 1:1 all’utilizzo di CGM (n = 103) o monitoraggio standard della glicemia (BGM, blood glucose monitoring) (n = 100). L’outcome primario era la percentuale del tempo, misurata dal CGM, in cui i valori glicemici del sensore erano inferiori a 70 mg/dl durante i 6 mesi di follow-up. Sono stati considerati 31 outcome secondari prespecificati, tra cui metriche CGM aggiuntive per ipoglicemia, iperglicemia e controllo del glucosio; emoglobina A1c (HbA1c); aspetti cognitivi e outcome riportati dal paziente.

Dei 203 partecipanti (età mediana, 68 [intervallo interquartile {IQR}, 65-71] anni; durata del diabete di tipo 1 mediana, 36 [IQR, 25-48] anni; 52% femmina; 53% uso di microinfusore; media HbA1c, 7,5% [DS, 0,9%]), l’83% ha usato il CGM almeno 6 giorni alla settimana durante il sesto mese. Il tempo mediano con livelli di glucosio inferiori a 70 mg/dl era del 5,1% (73 minuti al giorno) al basale e 2,7 % (39 minuti al giorno) durante il follow-up nel gruppo CGM vs. 4,7% (68 minuti al giorno) e 4,9% (70 minuti al giorno), rispettivamente, nel gruppo BGM standard (differenza di trattamento aggiustata, -1,9% (-27 minuti al giorno); IC 95%, da -2,8 a -1,1% [da -40 a -16 minuti al giorno]; p <0,001). Dei 31 endpoint secondari prespecificati, c’erano differenze statisticamente significative per tutte e 9 le metriche CGM e nessuna differenza nei 15 risultati cognitivi e riportati dal paziente. L’HbA1c media è diminuita nel gruppo CGM rispetto al gruppo BGM standard (differenza del gruppo aggiustata, -0,3%; IC al 95%, da -0,4 a -0,1%; p <0,001). Gli eventi avversi più comunemente riportati con CGM e BGM standard, rispettivamente, sono stati grave ipoglicemia (1 e 10), fratture (5 e 1), cadute (4 e 3) e visite al pronto soccorso (6 e 8).

Gli autori concludono che tra gli adulti di età ≥60 anni con DT1, il CGM rispetto al BGM standard ha determinato un piccolo ma statisticamente significativo miglioramento dell’ipoglicemia nell’arco di 6 mesi. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere il beneficio clinico a lungo termine.


JAMA 2020;323(23):2397-406

PubMed


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