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Efficacia e sicurezza di alirocumab nella riduzione dei lipidi e degli eventi cardiovascolari

27 luglio 2015 (Congresso Medico) – La PCSK9 (Proprotein Convertase Subtilisin/Kexin type 9) è una proteina enzimatica prodotta dal fegato che, legandosi ai recettori per l’LDL presenti sugli epatociti, ne accelera la degradazione, impedendo così loro di rimuovere il colesterolo LDL circolante. Alirocumab è un anticorpo monoclonale che blocca l’azione della PCSK9 determinando l’ aumento del numero dei recettori LDL e conseguente riduzione dei livelli del colesterolo LDL circolante. In studi di fase 2 protratti da 8 a 12 settimane, alirocumab ha ridotto il colesterolo LDL dal 40 al 70% in aggiunta a terapia con statine; tuttavia questo nuovo trattamento non è stato valutato in una larga popolazione per un lungo periodo per indagarne sicurezza ed efficacia.

In un trial in doppio cieco condotto da Jennifer G. Robinson e coll. recentemente pubblicato sulla rivista The New England Journal of Medicine sono stati reclutati 2341 pazienti ad elevato rischio cardiovascolare e seguiti per 78 settimane; lo studio in esame è incluso in un ampio programma di ricerca che include oltre 23.000 pazienti in 14 studi clinici denominato ODYSSEY e i cui risultati ad interim sono stati presentati al congresso ESC di Barcellona del 2014.

I partecipanti allo studio erano soggetti adulti con ipercolesterolemia familiare o con malattia coronarica o con rischio coronarico equivalente con un colesterolo LDL non inferiore a 70 mg/dl. Tutti i pazienti assumevano la migliore terapia possibile cioè massima dose tollerata di statina con associati anche altri agenti ipolipemizzanti. Alirocumab veniva somministrato tramite iniezione sottocutanea ogni 2 settimane alla dose di 150 mg.

Dopo 24 settimane l’inibitore della PCSK9 determinava rispetto al placebo una riduzione del colesterolo LDL del 61% versus 0,8% (p <0,001). L’80% dei pazienti in terapia con alirocumab raggiungeva il gol terapeutico di colesterolo LDL inferiore al 70% rispetto all’8% dei pazienti in terapia con placebo (p <0,001). La consistente riduzione delle LDL era presente già in 4a settimana e si manteneva ancora alla 78esima settimana. Peraltro, il gruppo con alirocumab riferiva tassi più elevati di reazioni al sito di iniezione, mialgie, eventi neurocognitivi ed eventi oftalmologici rispetto al gruppo in placebo.

In un’analisi post hoc (non prespecificata) è stata valutata l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori (composito morte per malattia coronarica, infarto miocardico non fatale, ictus ischemico fatale e non fatale, angina instabile con richiesta di ospedalizzazione). Gli eventi sono stati 27 su 1550 pazienti nel gruppo alirocumab, corrispondente a 1,7%, e 26 ma su 778 pazienti nel gruppo placebo, corrispondente al 3,3% (hazard ratio 0,52 e p = 0,02).

In conclusione, il nuovo farmaco, in associazione alla migliore terapia ipolipemizzante possibile, sembrerebbe garantire non solo un’ottima efficacia clinica ma anche una riduzione degli eventi cardiovascolari.

 

N Engl J Med 2015;372:1489-99

PubMed


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