Empagliflozin e outcome cardiovascolari nel diabete tipo 2
A cura di Antonella Senesi per il Gruppo AMD: Vascolare
18 dicembre 2015 (Gruppo ComunicAzione) – Al recente congresso annuale EASD 2015, svoltosi a Stoccolma nel settembre scorso, sono stati presentati i risultati dello studio di fase III EMPA-REG – pubblicati da Bernard Zinman (Canda) e coll. per conto degli EMPA-REG OUTCOME Investigators sul New England Journal of Medicine– nel quale empagliflozin alla dose di 10 o 25 mg in monosomministrazione giornaliera ha ridotto significativamente il rischio di endpoint combinato di morte cardiovascolare, attacco cardiaco non fatale e ictus non fatale del 14% quando utilizzato in aggiunta alla terapia standard in pazienti affetti da diabete tipo 2 a elevato rischio di eventi cardiovascolari.
E’ stata inoltre rilevata la riduzione del 38% nelle morti cardiovascolari, con nessuna differenza significativa per quanto riguarda gli attacchi cardiaci e gli ictus non fatali.
Il trattamento con empagliflozin ha prodotto anche un minor rischio di morte per tutte le cause e dell’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.
Punto di forza dello studio è che si tratta di trial multicentrico a lungo termine, randomizzato controllato con placebo, che ha coinvolto oltre 7000 pazienti affetti da diabete mellito tipo 2 ad alto rischio di eventi cardiovascolari.
Ulteriori studi saranno necessari per la valutazione dei meccanismi con cui il farmaco riduce il rischio di mortalità.
N Engl J Med 2015 Sep 17. [Epub ahead of print]
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