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EMPEROR-Preserved: empagliflozin centra l’obiettivo nello scompenso a frazione d’eiezione preservata

Punti chiave

Domanda: Empagliflozin e dapagliflozin hanno mostrato benefici rilevanti nel trattamento dello scompenso cardiaco a ridotta frazione di eiezione: l’efficacia è replicabile anche nello scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata, in cui finora nessuna molecola ha mostrato vantaggi significativi?

Risultati: Nel trial EMPEROR-Preserved empagliflozin ha mostrato di ridurre del 21% l’outcome composito di morte cardiovascolare e ospedalizzazione per scompenso cardiaco indipendentemente dalla presenza di diabete.

Significato: Si tratta del primo farmaco capace di ottenere la riduzione degli outcome legati allo scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata; per i diabetologi, un’ulteriore conferma dei benefici associati a tale trattamento


A cura di Marcello Monesi

13 settembre 2021 (Gruppo ComunicAzione) – Lo scompenso cardiaco si classifica sulla base della frazione di eiezione in ridotta (FE >40%), moderatamente ridotta (41-49%) e preservata (>50%). Numerose classi farmacologiche, tra cui gli SGLT-2 inibitori dapagliflozin ed empagliflozin, possiedono efficacia dimostrata nel trattamento dello scompenso cardiaco a ridotta frazione di eiezione (HFrEF, heart failure with reduced ejection fraction), ma finora nessuna terapia è risultata utile nel contrastare lo scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata (HFpEF, heart failure with preserved ejection fraction).

I risultati del trial EMPEROR-Preserved (Empagliflozin Outcome Trial in Patients with Chronic Heart Failure with Preserved Ejection Fraction), recentemente presentati al congresso della European Society of Cardiology e contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine, delineano a tale riguardo nuovi scenari di impiego per questi ipoglicemizzanti che non smettono di allargare il proprio campo di azione. Nel trial sono stati arruolati poco meno di 6000 pazienti (metà con diabete e metà non diabetici) con scompenso cardiaco e frazione di eiezione >40%, la maggior parte dei quali in classe NYHA II. I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere empagliflozin (10 mg/die) o placebo, in aggiunta alla terapia anti-scompenso in atto (ACE inibitori, ARB, beta-bloccanti, antagonisti del recettore dei mineralcorticoidi), per un periodo medio di poco più di 2 anni. L’outcome primario era composto dall’associazione di morte cardiovascolare o ricovero per peggioramento dello scompenso cardiaco, ed è stato inferiore del 21% nel gruppo empagliflozin rispetto al placebo (HR 0,79; CI 95% 0,69-0,90; p <0,001), indipendentemente dalla presenza di diabete. Il raggiungimento dell’outcome composito è stato fortemente trainato dalla riduzione delle ospedalizzazioni per scompenso (HR 0,73, CI 95% 0,61-0,88; p <0,001).

“Questo è il primo trial che dimostra inequivocabili benefici di un qualsiasi farmaco sui principali outcome legati allo scompenso cardiaco nei pazienti con HFpEF” ha dichiarato Stephan D. Anker (Dept. of Cardiology and the Berlin Institute of Health Center for Regenerative Therapies, German Center for Cardiovascular Research, Charité Universitätsmedizin Berlin, Germany), primo autore dello studio, durante la presentazione ufficiale dei dati al congresso ESC. È attesa per il 2022 la pubblicazione del trial DELIVER, mirato a studiare gli effetti del dapagliflozin su un’analoga popolazione di circa 6000 pazienti con scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata.


N Engl J Med . 2021 Aug 27. Online ahead of print

PubMed


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