Età alla diagnosi di diabete, obesità e rischio di demenza fra pazienti adulti con diabete tipo 2
Punti chiave
Domanda: Il diabete tipo 2 insorto precocemente è associato a maggior rischio di demenza? L’associazione con l’obesità incrementa questo rischio?
Risultati: Nel corso di un follow-up di 14 anni, il 17,8% dei soggetti osservati ha sviluppato demenza. Rispetto ai partecipanti con diagnosi di diabete tipo 2 all’età di 70 anni, quelli con diagnosi in età più giovanile presentavano un aumento del rischio di demenza: HR 1,70 (IC 95% 1,03-2,80) per la fascia 60-69 anni, 1,72 (IC 95% 1,06-2,79) a 50-59 anni e 1,90 (IC 95% 1,14-3,18) per età <50 anni. L’obesità sembra influenzare significativamente tale relazione: con la diagnosi di DT2 prima dei 50 anni gli individui obesi mostravano un più alto rischio di demenza (HR 3,05; IC 95% 1,23-7,56) rispetto agli individui normopeso.
Significato: L’età più giovanile alla diagnosi di diabete tipo 2 è significativamente associata a un rischio più elevato di demenza, in particolare nei soggetti con obesità. Pertanto, gli interventi mirati all’obesità possono essere più efficaci nella prevenzione della demenza negli adulti con un esordio più giovanile del diabete tipo 2 e non dovrebbero essere attuati tardivamente.
10 dicembre 2024 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Raffaele D’Arco
Che cosa si sa già? Con l’invecchiamento della popolazione la demenza è diventata una minaccia importante per la salute pubblica globale. Nel 2021 oltre 6,5 milioni di statunitensi anziani convivevano con la demenza e il costo totale per gli individui affetti da demenza è stato di 355 miliardi di dollari negli USA. Il diabete, che colpisce il 29,2% degli adulti anziani negli Stati Uniti, è stato collegato a un rischio maggiore di demenza (1,43 volte in eccesso).
In base ai risultati di una metanalisi, la prevalenza della demenza, standardizzata per età, in persone con diabete di 60 anni o più è del 13,5% in Nordamerica e in Europa, rispetto al 7,9% dell’Asia meridionale e al 6,7% dell’Africa subsahariana, ma si prevede che il tasso di aumento sarà più rapido nei paesi a basso e medio reddito a causa delle transizioni demografiche e dell’aumento della prevalenza del diabete. Sebbene i meccanismi sottostanti rimangano poco chiari, è stato ipotizzato che la patologia cerebrovascolare sia influenzata dall’iperglicemia e dall’insulino-resistenza. Inoltre, non si conosce un trattamento specifico per la demenza nelle persone con diabete tipo 2 (DT2).
Una migliore conoscenza dei fattori di rischio per la demenza è fondamentale per determinare come sviluppare interventi per prevenire la demenza nelle persone con DT2 che rappresenta oltre il 90% di tutti i casi di diabete. Sebbene il DT2 sia stato convenzionalmente riconosciuto come una malattia degli adulti più anziani, è stato osservato un rapido aumento della sua prevalenza tra i giovani adulti. A livello globale, il 20% delle persone con diabete ha infatti ricevuto la diagnosi prima dei 40 anni. Studi recenti hanno dimostrato che tali soggetti con esordio precoce di malattia presentano profili di fattori di rischio per la demenza peggiori rispetto a quelli con esordio tardivo. Una maggiore esposizione all’iperglicemia e all’insulino-resistenza nel corso della vita è probabilmente associata a un rischio più elevato di complicanze vascolari e di malattie microvascolari del sistema nervoso centrale. Tuttavia, pochi studi hanno esaminato l’associazione dell’età alla diagnosi di diabete con l’obesità e la demenza esplicitamente nelle persone con DT2. L’obesità, dal canto suo, è un fattore di rischio significativo per lo sviluppo della demenza, ma si ipotizza che non ricopra un ruolo primario per la diminuzione del funzionamento cognitivo, bensì che esasperi gli effetti dei fattori di rischio cardiovascolare sulla cognizione.
Quali sono le nuove evidenze? Si conferma l’evidenza che un’età più giovane al momento della diagnosi di DT2 comporta un rischio più elevato di demenza. L’eccesso di rischio diventa, invece, più contenuto con l’aumentare dell’età d’esordio del DT2.
Gli effetti del DT2 sembrano essere indipendenti da fattori genetici e ambientali di inizio vita. Le persone con diagnosi di DT2 nella mezza età presentano una maggiore perdita di volume cerebrale, una minore cognizione globale e una minore funzione esecutiva in età avanzata rispetto alla popolazione generale di pari età. Tuttavia, fino ad ora pochissimi studi avevano esaminato l’effetto dell’età della diagnosi di DT2 in un modello dose-risposta. Tale lacuna è stata colmata dallo studio di coorte, con disegno prospettico, che ha messo in luce un’associazione graduata tra l’età alla diagnosi di DT2 e il rischio di demenza. I meccanismi correlati non sono stati completamente compresi: lavori precedenti avevano già sottolineato la relazione esistente con il controllo glicemico scadente e l’elevato numero di complicanze vascolari accumulate dai soggetti più giovani nel corso degli anni. Tuttavia, sebbene la disfunzione vascolare, lo scarso controllo glicemico e l’insulino-resistenza siano fattori di rischio riconosciuti per il deterioramento cognitivo, questo nuovo studio, stratificato in base al controllo glicemico e all’uso di insulina, non ha rilevato modifiche significative dell’associazione tra età alla diagnosi e demenza. Altri meccanismi fisiopatologici potrebbero essere coinvolti oppure, in alternativa, potrebbe essere il DT2 a manifestarsi nel contesto di altri fattori di rischio vascolare comuni (ad esempio l’obesità), presenti già da tempo nel singolo individuo. Il danno da iperglicemia potrebbe quindi aggiungersi a quello già causato da questi fattori di rischio vascolare negli anni precedenti.
Lo studio presenta comunque dei limiti: in primo luogo, l’uso di interviste telefoniche per la raccolta dei dati che non consente di eliminare completamente gli errori di misurazione e di bias informativi; inoltre, la rilevazione della demenza si basava su test cognitivi invece che sulla diagnosi clinica. Infine, non è stato possibile considerare la durata o la tempistica di esposizione all’obesità prima della comparsa dei sintomi di demenza. In futuro sarà necessario chiarire altresì i meccanismi sottostanti l’associazione tra età alla diagnosi di DT2 de i vari fenotipi di demenza.
Sintesi dei risultati e spunti per la pratica clinica. I risultati evidenziano l’importanza dell’età alla diagnosi di DT2 nello screening, nella gestione e nelle strategie preventive (primarie e secondarie) di malattia. Il trattamento dell’obesità, fin dal momento della diagnosi di DT2, inoltre, può conferire ulteriori vantaggi clinici. Una migliore comprensione dei meccanismi alla base dell’associazione tra diabete e patologia demenziale può aiutare a identificare e applicare i trattamenti che operano su processi patologici condivisi. Inoltre, un approccio multifattoriale può rivelarsi più fruttuoso nella prevenzione del declino cognitivo.
LEGGI E SCARICA L’ARTICOLO ORIGINALE: PLoS One 2024 Nov 13;19(11):e0310964. eCollection 2024
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