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Il diabete gestazionale aumenta il rischio di eventi cardiovascolari precoci

A cura di Enrico Pergolizzi

3 giugno 2016 (Gruppo ComunicAzione) – L’identificazione di marcatori precoci di malattia cardiovascolare (MC) è una grande sfida in ambito clinico per il genere femminile, dal momento che – secondo l’OMS – la MC è responsabile del 30% dei decessi delle donne. La prevalenza del diabete mellito gestazionale (GDM) varia dal 2 al 6%. Dopo la gravidanza, la maggior parte delle donne tornano alla normoglicemia, ma una buona parte di esse presenta un’evoluzione verso il diabete tipo 2 (DMT2). La percentuale raggiunge circa il 50% entro 10 anni e circa il 70% entro 30 anni dopo il parto.

Per tale motivo il GDM è stato identificato come una categoria di diabete mellito dalla American Diabetes Association. Le principali complicanze del diabete di tipo 2 sono le MC, il cui rischio è aumentato da obesità, uso di contraccettivi orali e problemi pressori riscontrati in gravidanza. Infatti, il rischio di malattia coronarica è da quattro a sei volte maggiore nelle donne diabetiche. Alcuni studi hanno dimostrato che una storia di GDM aumenta il rischio di MC e che tale incremento è associato principalmente allo sviluppo di DMT2, ma esistono dati di aumentato rischio di MC anche prima della comparsa di DMT2 in donne con parenti di primo grado affetti da DMT2, anche se la diretta relazione tra GDM e MC non è ancora chiara. Tuttavia, alcuni studi hanno riportato che una storia di GDM comporta aterosclerosi subclinica, aumento dei marker di disfunzione endoteliale, aumento del rischio di insufficienza cardiaca e una prevalenza significativamente più alta di sindrome metabolica in un periodo molto breve dopo la gravidanza. Questi dati, quindi, suggeriscono che le donne con storia di GDM abbiano un aumentato rischio di MC e possono di conseguenza beneficiare di strategie di prevenzione, ma non chiariscono se tale rischio si verifichi entro i primi 10 anni dopo il parto, indipendentemente dalla comparsa successiva di un DMT2.

Per tale motivo la Dott.ssa Karine Goueslard (Digione, Francia) e coll. hanno proposto uno studio per determinare il rischio di MC legato al GDM entro 7 anni dopo il parto; i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Cardiovascular Diabetology. Si tratta di uno studio su popolazione nazionale basato sui parti avvenuti tra il 2007 e il 2008 con un successivo follow-up di 7 anni. I dati sono stati rilevati dal database medico-amministrativo francese. Sono stati formati due gruppi: uno con donne con storia di GDM e l’atro con donne senza GDM o con una diagnosi precedente di diabete. Le MC valutate comprendevano angina pectoris, infarto miocardico, ictus, intervento di bypass cardiaco, angioplastica coronarica, endoarteriectomia carotidea e fibrinolisi. L’ipertensione arteriosa è stata valutata separatamente. I fattori determinanti studiati includevano età, obesità, comparsa successiva di DMT2 e ipertensione riscontrata durante la gravidanza. Tra il 2007 e il 2008 sono stati registrati 1.518.990 parti; tra essi, 62.958 erano donne che avevano una storia di GDM. Dopo aggiustamento per età, diabete mellito, obesità e ipertensione arteriosa in gravidanza, il GDM risultava associato in modo significativo ad un rischio più elevato di CVD (Odds Ratio aggiustato, aOR, = 1,25 [1,09-1,43]). Considerando ogni variabile in un modello separato, GDM era associato con angina pectoris (aOR = 1,68 [1,29-2,20]), infarto del miocardio (aOR = 1,92 [1,36-2,71]) e ipertensione (aOR = 2,72 [2,58-2,88]), ma non con ictus.

In conclusione, questo studio ha dimostrato per la prima volta che GDM è un fattore di rischio indipendente per MC nei 7 anni successivi al parto. Per tale motivo è assolutamente indicato che nelle donne con GDM vi sia una efficace gestione dei fattori di rischio dal postpartum in poi, con modifiche delle stile di vita che permettano di prevenire sia la comparsa di un successivo DMT2 sia di MC.

 

Cardiovasc Diabetol 2016;15:15

PubMed


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