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Impatto degli SGLT2i sugli outcome renali e cardiovascolari: facciamo il punto

Punti chiave

Domanda: Gli studi più recenti sugli SGLT2i aggiungono nuove evidenze a quanto già emerso nei riguardi del trattamento con tale classe farmacologica?

Risultati: Una metanalisi di 13 importanti studi, integrata con recentissime evidenze, dimostra come la terapia con SGLT2i rappresenti un cardine del trattamento della malattia renale cronica in persone con diabete e non, indipendentemente dalla causa. Si conferma il dato di protezione cardiovascolare, con riduzione della mortalità e dei ricoveri per scompenso cardiaco; gli effetti avversi sono largamente sopravanzati dai benefici complessivi.

Significato: Questa metanalisi basata su studi di elevata qualità contribuisce a rinforzare il ruolo centrale della terapia con SGLT2i nella persona con malattia renale e ad alto rischio cardiovascolare, indipendentemente dalla presenza di diabete.


A cura di Marcello Monesi

14 novembre 2022 (Gruppo ComunicAzione) – Le evidenze attualmente disponibili sull’efficacia e la sicurezza dei farmaci per il diabete di ultima generazione sono in continua evoluzione. I dati ampiamente acquisiti e integrati nelle linee-guida sono sottoposti costantemente a verifica dalla pubblicazione di nuovi studi volti ad approfondire aspetti specifici dell’efficacia e della sicurezza di tali farmaci. In particolare, due studi clinici randomizzati pubblicati recentemente – EMPA-KIDNEY e DELIVER – contribuiscono ad ampliare le conoscenze sulla terapia rispettivamente con empagliflozin nella prevenzione renale e con dapagliflozin nello scompenso cardiaco. I risultati di questi due importanti trial sono stati analizzati in una metanalisi, recentemente pubblicata su The Lancet, che include anche i maggiori studi condotti sugli SGLT2i pubblicati precedentemente.

Il lavoro ha incluso 13 studi clinici randomizzati in doppio cieco, versus placebo, condotti in persone di età >18 anni, con alta numerosità (almeno 500 soggetti per gruppo di trattamento), con durata di almeno 6 mesi, per un totale di poco più di 90.000 persone coinvolte (83% con diabete). I principali outcome considerati erano la progressione della malattia renale, l’insufficienza renale acuta e un composito di morte cardiovascolare e ricovero per scompenso cardiaco. Quali outcome secondari erano valutati la mortalità (divisa per cause cardiovascolari e non) e la safety, ovvero il rischio di chetoacidosi e amputazioni degli arti inferiori.

Rispetto al placebo, il trattamento con SGLT2i ha determinato una riduzione della progressione della malattia renale (intesa come riduzione del GFR >50%, ingresso in dialisi o morte per cause renali) del 37% (IC 95% 0,58-0,69) con RR simili in pazienti diabetici e non e indipendenti dal tipo di malattia renale. La terapia con SGLT2i ha inoltre ridotto il rischio di insufficienza renale acuta del 23% (IC 95% 0,70-0,84) e il rischio di morte CV o ricovero per scompenso cardiaco del 23% (IC 95% 0,74-0,81), anche in questo caso indipendentemente dalla presenza di diabete. I dati della metanalisi mostrano una riduzione significativa della mortalità per cause CV del 14% (IC 95% 0,81-0,92), mentre la mortalità per altre cause non raggiunge la significatività statistica (RR = 0,94, IC 95% 0,88-1,02). L’impatto degli eventi avversi appare trascurabile e largamente sopravanzato dai benefici succitati.

Tali dati forniscono evidenze di alta qualità a supporto delle raccomandazioni delle linee-guida nell’impiego degli SGLT2i a protezione del danno renale, cronico e acuto, non solo nelle persone con diabete tipo 2 ad elevato rischio cardiovascolare, ma anche in quelle non diabetiche affette da patologia renale.


Lancet 2022 Nov 4;S0140-6736(22)02074-8. Online ahead of print

PubMed


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