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Ipoglicemia che non ti aspetti? Cerca le lipodistrofie

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Domanda: Le lipodistrofie indotte dalla terapia insulinica influenzano il controllo glicemico e l’efficacia della cura stessa: quanto e in che modo?

Risultati: Una recente revisione sistematica con metanalisi, condotta su 37 studi clinici, conferma che le lipodistrofie (nella variante ipertrofica) si associano a un rischio più elevato di ipoglicemie inaspettate e a valori più elevati di emoglobina glicata, variabilità glicemica e dose giornaliera di insulina somministrata.

Significato: L’impatto della presenza di lipodistrofie sulla cura del diabete insulino-trattato può essere rilevato indirettamente attraverso il monitoraggio glicemico e della posologia di insulina somministrata. Attenzione quindi a ipoglicemie e parametri glicometabolici “inattesi”.


A cura di Marina Valenzano

12 febbraio 2024 (Gruppo ComunicAzione) – La lipodistrofia consiste in un’anomala distribuzione del tessuto adiposo sottocutaneo, generalmente riscontrata come complicanza delle iniezioni di insulina. Può manifestarsi come accumulo di tessuto adiposo (lipoipertrofia) o, più raramente, con il suo contrario (una cavità – atrofia). Le cause principali sono da attribuirsi all’effetto dell’insulina come fattore di crescita per il tessuto adiposo e ai microtraumi ripetutamente arrecati sullo stesso sito da una tecnica iniettiva scorretta. Oltre al danno estetico, le lipodistrofie condizionano l’assorbimento della terapia insulinica, con risvolti sull’efficacia ben noti nella pratica clinica, ma di difficile quantificazione. La metanalisi pubblicata su Diabetes Technologies and Therapeutics esamina l’impatto della presenza di lipoipertrofie sul controllo glicemico nei pazienti insulino-trattati.

Sono state condotte una revisione sistematica e una successiva metanalisi su una selezione di 37 studi clinici (1990-2022), perlopiù trasversali, riguardanti l’utilizzo di terapia iniettive (insulina e, in minima parte, agonisti recettoriali del GLP-1) somministrate con penne o siringhe (non microinfusione) in pazienti pediatrici e adulti con diabete tipo 1 e/o tipo 2. La presenza di lipoipertrofia, accertata mediante esame fisico o ecografico, ha dimostrato un’associazione significativa con tutti gli outcome indagati:

  • aumento delle ipoglicemie inattese (OR 6,98, IC 95% 3,3-15,7), cioè non giustificate da recenti variazioni terapeutiche o della dieta e delle ipoglicemie in generale;
  • valori di emoglobina glicata più elevati (+0,55%, IC 95% D0,23%-0,87%) e non a target (superiori al 7%: OR 2,77, IC 95% 1,62-4,73);
  • elevata variabilità glicemica (OR 5.24, IC 95% 2,68-10,23);
  • dosi giornaliere di insulina più elevate (in media 7,68 UI, IC 5,31-10,06 UI), anche se corrette per indice di massa corporea, particolarmente nelle persone con diabete tipo 2.

L’analisi presenta comunque alcuni limiti (come la scarsità di studi prospettici o di dati tratti da strumenti per il monitoraggio glicemico continuo) che non consentono di confermare un nesso causale univoco tra presenza di lipodistrofie e scarso controllo glicometabolico.

I risultati di questa ricerca riaccendono l’interesse per una problematica clinica spesso trascurata in quanto, a oggi, difficilmente oggettivabile, ma assolutamente rilevante nel determinare l’efficacia della cura e, soprattutto, modificabile attraverso interventi di educazione terapeutica.


Diabetes Technol Ther Jan 2024. Online ahead of print

PubMed


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