La prevenzione della fibrillazione atriale con gli SGLT2i attraverso lo spettro delle patologie cardiovascolari: risultati di una metanalisi di studi clinici randomizzati
Punti chiave
Domanda: I benefici cardioprotettivi degli SGLT2i sono ben noti, soprattutto sulla mortalità cardiovascolare e sulle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. La nuova ipotesi è che questi farmaci possano avere effetti anche su altre cardiopatie come, ad esempio, la fibrillazione atriale che riconosce diversi fattori di rischio, tra cui il diabete, la malattia renale cronica, l’obesità, l’ipertensione arteriosa. Poiché gli SGLT2i agiscono attraverso diversi meccanismi farmacologici, possono anche prevenire la fibrillazione atriale e, se sì, in che modo?
Risultati: Un gruppo di ricerca italiano ha condotto una metanalisi di 52 studi clinici randomizzati su SGLT2i va placebo per rilevare l’incidenza di fibrillazione atriale: gli SGLT2i si sono rivelati efficaci nel ridurla (RR = 0,86). La capacità protettiva è risultata maggiore nei soggetti con insufficienza cardiaca o con funzione sistolica preservata (p = 0,01), e minore nei sottogruppi con più soggetti ipertesi o con valori maggiori di frazione d’eiezione (p <0,01).
Significato: Gli SGLT2i possono essere efficaci anche nella prevenzione della fibrillazione atriale, agendo attraverso differenti meccanismi fisiopatologici che la favoriscono. Seppure tale azione appaia modesta e di entità diversa in relazione alla tipologia di scompenso cardiaco e alla presenza di ipertensione arteriosa, tale ulteriore effetto positivo degli SGLT2i dovrebbe essere maggiormente considerato anche nel contesto della cardiopatia aritmica.
24 giugno 2025 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Sara Colarusso
Che cosa si sa già? Dopo gli straordinari risultati ottenuti con gli SGLT2i sull’ospedalizzazione per scompenso cardiaco (SC) e sulla morte cardiovascolare, diversi altri studi clinici hanno iniziato a valutare l’efficacia di tali farmaci anche su altri eventi cardiovascolari, come ad esempio l’incidenza della fibrillazione atriale (FA).
Finora alcuni studi clinici, prevalentemente condotti su persone con diabete, hanno evidenziato un beneficio clinico degli SGLT2i nel prevenire la FA, ma i dati sono tuttora discordanti poiché le successive metanalisi non hanno confermatogli effetti preventivi degli SGLT2i, pur sottolineando che alcuni degli studi sono stati condotti soltanto su soggetti con SC e pertanto le differenze nelle popolazioni esaminate possono aver inficiato le statistiche.
Va sottolineato che diversi fattori possono contribuire allo sviluppo della FA come l’ipertensione, il diabete, l’obesità, la malattia renale cronica e lo stesso SC.
Gli SGLT2i possono influenzare tali condizioni con meccanismi d’azione differenti e pertanto possono avere un ruolo protettivo verso la FA, che si manifesta variabilmente nei sottogruppi di pazienti analizzati.
Quali sono le nuove evidenze? Un gruppo di ricerca italiano ha condotto una metanalisi di studi clinici randomizzati per determinare se gli SGLT2i abbiano un effetto protettivo sulla FA in relazione alle diverse condizioni cliniche e alla presenza dei fattori di rischio noti in grado di favorire l’insorgenza dell’aritmia.
La metanalisi ha incluso 52 studi clinici (112.031 pazienti) che hanno confrontato gli SGLT2i rispetto al placebo, osservando la comparsa di nuovi casi di FA. Il dato emerso è coerente con una prevenzione significativa di FA da parte degli SGLT2i (RR = 0,86, IC 95% da 0,77 a 0,96; I2 = 0%). In particolare, nelle analisi per sottogruppi gli SGLT2i si associano a un minor rischio di FA quando sono inclusi pazienti con insufficienza cardiaca a frazione d’eiezione ridotta o quando non è incluso lo SC (p = 0,01). La metaregressione ha mostrato una minore efficacia degli SGLT2i (inferiore del 23% circa) nel prevenire la FA in caso di maggior numero di pazienti arruolati con ipertensione o valori maggiori di frazione d’eiezione (p <0,01).
Nessuna differenza è stata riscontrata invece fra le diverse molecole SGLT2i (bexagliflozin, canagliflozin, dapagliflozin, empagliflozin, ertugliflozin e sotagliflozin), né in relazione alla presenza o assenza dei fattori di rischio per FA, ovvero diabete, malattia renale cronica e SC acuto e/o cronico.
Conclusioni e spunti per la pratica clinica. In conclusione, gli SGLT2i hanno un ruolo protettivo nei confronti della FA, raggiunto probabilmente attraverso molteplici meccanismi fisiopatologici legati al rimodellamento atriale, al contenimento degli squilibri idroelettrolitici, al carico di liquidi, che sono tutti fattori trigger per la FA.
Gli effetti benefici degli SGLT2i sulla morte cardiovascolare e sullo SC sembrano essere peraltro indipendenti dalla presenza di FA, così come l’efficacia di tali farmaci nel ridurre il rischio aritmico non è la stessa in tutti i tipi di SC. Anche l’ipertensione arteriosa sembra svolgere un ruolo, in quanto si associa alla disfunzione diastolica (uno dei primi aspetti dell’insufficienza cardiaca a frazione d’eiezione preservata,HFpEF). È quindi probabile che un rimodellamento atriale avanzato e fattori innescanti la FA consolidati da tempo possano ridurre l’efficacia degli SGLT2i nel prevenire l’aritmia.
Ulteriori studi clinici sono in itinere per valutare l’effetto degli SGLT2i sulla prevenzione della FA in persone con diabete, con o senza HF. Le prove scientifiche raccolte saranno importanti in quanto è necessario prevenire non soltanto l’aritmia, ma anche il suo impatto secondario: SC, ictus ischemico, eventi tromboembolici, disfunzione cognitiva, ospedalizzazione.
Eur Heart J Cardiovasc Pharmacother 2025 Jun 4:pvaf040. Online ahead of print
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