L’iperglicemia predice la mortalità per COVID-19 in pazienti senza precedente diagnosi di diabete
Punti chiave
Domanda: La glicemia plasmatica a digiuno al momento del ricovero è un fattore di rischio indipendente per la mortalità a 28 giorni in pazienti con COVID-19 senza precedente diagnosi di diabete?
Risultati: In questo studio retrospettivo la glicemia plasmatica a digiuno al momento del ricovero è risultata essere un fattore di rischio indipendente per mortalità in pazienti con COVID-19 senza una precedente diagnosi di diabete. I pazienti con glicemia plasmatica superiore a 126 mg/dl avevano un rischio più alto rispetto ai pazienti con glicemia fra 110 e 125 mg/dl; i pazienti con iperglicemia avevano un rischio più elevato di sviluppare complicanze.
Significato: Individuare tempestivamente l’iperglicemia potrebbe aiutare i clinici a gestire meglio la condizione e ridurre il rischio di mortalità nei pazienti con COVID-19.
A cura di Eugenio Alessi
27 luglio 2020 (Gruppo ComunicAzione) – L’iperglicemia si associa a elevato rischio di mortalità in corso di polmonite acquisita in comunità, ictus, infarto miocardico, traumi e altre patologie acute e croniche. Anche nel caso della COVID-19 esistono evidenze che correlano il diabete mellito e/o l’iperglicemia acuta non controllata con esiti avversi come la mortalità e la durata del ricovero; un miglior compenso glicemico è inoltre risultato associato a una minore mortalità rispetto al diabete scompensato in corso di ricovero per COVID-19. Obiettivo di questo studio retrospettivo condotto da Sufei Wang (Dept.of Respiratory and Critical Care Medicine, NHC Key Laboratory of Pulmonary Diseases, Union Hospital, Tongji Medical College, Huazhong University of Science and Technology, Hubei, China) e coll. e recentemente pubblicato su Diabetologia era quello di valutare l’eventuale associazione fra i livelli di glicemia plasmatica a digiuno (FPG, fasting blood glucose) al momento del ricovero per COVID-19 e la mortalità a 28 giorni in pazienti senza precedente diagnosi di diabete, in due ospedali di Wuhan (Cina).
Sono stati arruolati 605 pazienti senza precedente diagnosi di diabete, di cui erano disponibili la FPG al momento del ricovero, gli esiti a 28 giorni, dati demografici e clinici, nonché l’indice CRB-65 quale score per valutare la severità della polmonite da COVID-19. L’età mediana dei partecipanti era 59 anni, il 53,2% erano maschi, il 34,4% aveva comorbilità, la più frequente delle quali era l’ipertensione arteriosa. Solo il 54,4% dei pazienti reclutati aveva FPG <110 mg/dl, il 16,5% aveva FPG fra 110 e 125 mg/dl, il 29,1% aveva FPG ≥126 mg/dl.
114 pazienti (18,8%) sono deceduti, 237 pazienti (39,2%) hanno sviluppato almeno una complicanza. L’analisi multivariata mediante regressione di COX ha mostrato che i predittori indipendenti di mortalità a 28 giorni erano l’età (HR 1,02), il sesso maschile (HR 1,75), lo score CBR-65 1-2 (HR 2,68), lo score CBR-65 3-4 (HR 5,25), e la FPG (HR 2,30, IC 95% 1,49-3,55).
Rispetto ai pazienti con normale FPG, il rischio di mortalità era doppio (HR 2,06) per coloro con FPG fra 110 e 125 mg/dl e più che triplo (HR 3,54) per coloro con FPG ≥126 mg/dl. Anche le complicanze intraospedaliere (sindrome da distress respiratorio acuto, insufficienza cardiaca, renale o epatica acuta, ictus) erano più frequenti nei pazienti con FPG fra 110 e 125 mg/dl (HR 2,61) e con FPG ≥126 mg/dl (HR 3,99), rispetto ai pazienti con normale glicemia al ricovero. L’eccesso di rischio di mortalità associato alla FPG era indipendente dalla severità della polmonite, stimata mediante lo score CBR-65.
Gli autori concludono che i risultati dello studio individuano la FPG al ricovero come significativo fattore prognostico per i pazienti con COVID, senza precedente diagnosi di diabete. Stratificando la popolazione in studio per i valori di FPG, vengono presumibilmente individuati sia pazienti con diabete non precedentemente noto che pazienti con iperglicemia da stress: uno dei limiti riconosciuti dagli autori, oltre alla natura retrospettiva dello studio, è la non disponibilità dei valori di emoglobina glicata, che avrebbero consentito di distinguere fra queste categorie di pazienti. Cionondimeno, individuare tempestivamente valori alterati di glicemia plasmatica a digiuno, anche in pazienti senza storia di diabete, potrebbe aiutare i clinici a gestire meglio la condizione e ridurre il rischio di mortalità nei pazienti con COVID-19.
Diabetologia, Published online: 10 July 2020
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