L’ipotensione ortostatica predice la mortalità nei pazienti con diabete ed ipertensione arteriosa
A cura di Riccardo Candido
25 novembre 2016 (Gruppo ComunicAzione) – L’ipotensione ortostatica (IO) è associata a ipertensione arteriosa e diabete mellito. Tuttavia, nei soggetti ipertesi con diabete mellito, la sua prevalenza, l’effetto di un trattamento intensivo della pressione arteriosa sistolica (PAS) rispetto ad un trattamento standard e il suo significato prognostico non sono chiare.
Nei 4266 partecipanti al “braccio” ipertensione dello studio ACCORD (Action to Control Cardiovascular Risk in Diabetes) sono state valutate le variazioni pressorie in clino e ortostatismo al basale, a 12 mesi e a 48 mesi. In aggiunta, è stata valutata la relazione tra ipotensione ortostatica ed esiti clinici (mortalità totale e cardiovascolare, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale, ospedalizzazione o mortalità per insufficienza cardiaca e l’endpoint primario composito di infarto miocardico non fatale, ictus non fatale e morte cardiovascolare); i risultati di questo studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivistaHypertension.
L’IO, definita come riduzione in ortostatismo della pressione sistolica ≥20 mmHg o della pressione diastolica ≥10 mmHg, è stata osservata nel 20% dei partecipanti. Né l’età né il trattamento antipertensivo intensivo rispetto a quello standard (PAS intensivo <120 mmHg e PAS standard <140 mmHg) erano correlati all’incidenza di IO. Nel corso del follow-up medio di 46,9 mesi, l’IO era associata a un aumentato rischio di mortalità totale (hazard ratio: 1,61; IC 95%: 1,11-2,36) e morte/ospedalizzazione per insufficienza cardiaca (hazard ratio: 1,85; IC 95%: 1,17-2,93), ma non con l’endpoint primario o con gli altri endpoint prespecificati.
In conclusione, nei pazienti con diabete mellito tipo 2 edipertensione arteriosa, l’IO è frequente, non è associata all’intensità del trattamento antipertensivo e predice l’aumento della mortalità e degli eventi correlati all’insufficienza cardiaca.
Hypertension 2016;68(4):888-95
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