Miglioramenti metabolici con tirzepatide nella lipodistrofia: una nuova opzione?
Punti chiave
Domanda: Analogamente a quanto avviene nel DT2/obesità, i doppi agonisti recettoriali GLP1-GIP – come tirzepatide – potrebbero avere un effetto metabolico benefico nelle sindromi lipodistrofiche?
Risultati: In un recente studio osservazionale di coorte, 17 pazienti, di cui 14 affetti da lipodistrofia parziale familiare, sono stati trattati con tirzepatide a dosi equivalenti, in termini di efficacia, a quelle impiegate nel DT2 e obesità (≥5 mg/settimana). Dopo un follow-up mediano di 8,7 mesi, sono stati osservati una riduzione mediana di BMI di 1,7 kg/m2 (p = 0,008) insieme a un decremento mediano dell’HbA1c dell’1,1% (p <0,001), a fronte di un minore fabbisogno insulinico quotidiano (differenza mediana di -109 UI/die, p = 0,002). Inoltre, il trattamento con tirzepatide si è dimostrato in grado di modificare significativamente il profilo lipidico, determinando un miglioramento, in particolare, della trigliceridemia (differenza mediana di -65 mg/dl, p = 0,003).
Significato: Le sindromi lipodistrofiche annoverano una serie di rare malattie, accomunate dalla disfunzione del tessuto adiposo, che possono avere gravi ricadute metaboliche. A differenza della lipodistrofia generalizzata, per la lipodistrofia parziale non è attualmente disponibile un trattamento di sicura efficacia. Pur con i limiti di uno studio osservazionale, tirzepatide sembra avere un effetto metabolico rilevante in tale contesto e, se confermato in studi randomizzati, potrebbe rappresentare un nuovo strumento terapeutico per questa forma di lipodistrofia.
25 marzo 2025 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Roberta Poli
Che cosa si sa già? La lipodistrofia comprende un gruppo di rare patologie definite dalla anomala distribuzione del tessuto adiposo. La lipodistrofia generalizzata (GL, generalized lipodystrophy) è caratterizzata dalla quasi totale assenza della massa adipocitaria e della sua corretta funzione, mentre la lipodistrofia parziale (PL, partial lipodystrophy) (come, per esempio, la lipodistrofia parziale familiare [FPLD, familial partial lipodystrophy) da una limitata disfunzione del tessuto adipocitario.
Il conseguente eccesso di lipidi viene depositato in tessuti extradiposi con complicanze metaboliche anche severe come il diabete, l’ipertrigliceridemia, anche in forma grave, con rischio di pancreatite acuta, e la MASLD.
L’evidenza che, a fronte della ridotta massa adipocitaria, i livelli di leptina fossero francamente ridotti nella GL e solo parzialmente nella PL, con conseguente iperfagia e ridotto dispendio energetico, ha portato alla approvazione della metreleptina quale farmaco autorizzato nel trattamento delle forme generalizzate di lipodistrofia. Invece, per il più eterogeneo spettro delle sindromi lipodistrofiche parziali, che non sempre presentano una risposta uniforme a tale terapia, non risulta ancora disponibile un trattamento realmente efficace. Il ricorso alla metreleptina è consentito – almeno in Europa, UK e Brasile – nelle forme di PL non responsive ad altri trattamenti sul versante metabolico.
Quali sono le nuove evidenze? Alla luce delle note basi fisiopatologiche, in modelli preclinici, è stato riportato che l’effetto di riduzione dell’introito calorico della leptina sarebbe mediato da neuroni, a livello ipotalamico, esprimenti sia recettori per GLP1 sia per la leptina stessa. Inoltre, recenti studi avrebbero documentato effetti metabolici favorevoli e la riduzione ponderale di un 4% in pazienti con PL trattati con GLP1-RA.
Tali dati hanno rappresentato il razionale preliminare per lo studio – pubblicato di recente su Diabetes Care da Rasimcan Meral (University of Michigan Medical School, Ann Arbor, MI; USA e Istanbul University, Istanbul, Turchia) e colleghi – sull’effetto metabolico del doppio agonista recettoriale GLP1/GIP, tirzepatide, in pazienti con GL e PL.
Lo studio osservazionale di coorte, che includeva 17 pazienti (14 con PL, 2 con GL acquisita e 1 con una forma atipica) trattati con tirzepatide, ha documentato una riduzione ponderale >5% nella maggior parte dei pazienti con PL e una riduzione mediana del 35% dei livelli di trigliceridi sierici. È stato riportato un solo caso di pancreatite acuta conseguente all’ipertrigliceridemia legata alla sospensione acuta del farmaco per mancato approvvigionamento.
Commento e spunti per la pratica clinica. Come viene osservato nell’articolo, i dati riportati vanno tuttavia interpretati alla luce dei limiti di uno studio osservazionale anche in termini di dimensione ed eterogeneità del campione. In ogni caso, considerati i risultati apparentemente promettenti dell’impiego di tirzepatide nel trattamento delle sindromi lipodistrofiche, gli autori stessi prospettano l’opportunità di ulteriori studi randomizzati che testino eventualmente anche la sinergia con agonisti della leptina, fornendo così nuovi strumenti terapeutici in questo peculiare contesto clinico.
Diabetes Care 2025 Mar 10. Online ahead of print
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