Monitoraggio glicemico in continuo vs automonitoraggio: chi vince la sfida nel diabete tipo 1?
Punti chiave
Domanda: Qual è l’efficacia del monitoraggio glicemico in continuo vs l’automonitoraggio glicemico per il raggiungimento di un buon compenso metabolico nelle persone con diabete tipo 1? Qual è il grado di evidenza a supporto di questa associazione?
Risultati: Una recente metanalisi ha analizzato 21 studi comprendenti 2149 persone con diabete tipo 1 e ha evidenziato, con un grado di evidenza moderato, che l’utilizzo del monitoraggio glicemico in continuo riduce in modo significativo l’HbA1c rispetto all’automonitoraggio glicemico (differenza media: -2,46 mmol/mol, p = 0,0005), con un effetto maggiore nei soggetti con HbA1c più elevata. Gli individui in scarso compenso (HbA1c >64 mmol/mol) che utilizzano il monitoraggio glicemico ottengono una maggiore riduzione della HbA1c (differenza media: -4,67 mmol/mol, p <0,00001). rispetto a chi ha un migliore compenso, indipendentemente dal tipo di monitoraggio glicemico utilizzato e dalla durata di malattia. Tuttavia, l’uso del monitoraggio glicemico non ha mostrato una influenza sul numero degli episodi di ipoglicemia severa e di chetoacidosi.
Significato: Questo studio potrebbe fornire un ulteriore contributo per il miglioramento della cura del diabete, specialmente per le persone con diabete tipo 1 in scarso compenso metabolico (HbA1c >64 mmol/mol), che sembrano giovarsi maggiormente dell’utilizzo del monitoraggio glicemico.
A cura di Gabriella Garrapa
14 marzo 2022 (Gruppo ComunicAzione) – Per la cura del diabete tipo 1 (DT1) e per la prevenzione delle complicanze ad esso correlate riveste un ruolo cruciale conseguire e mantenere un adeguato compenso metabolico; il monitoraggio glicemico rappresenta un metodo chiave per la corretta gestione della patologia. Gli studi attualmente pubblicati sull’efficacia del monitoraggio glicemico in continuo (CGM, continuous glucose monitoring) e dell’automonitoraggio glicemico (SMBG, self-monitoring of blood glucose) nel mantenimento di un adeguato compenso metabolico presentano delle limitazioni metodologiche.
I potenziali bias dei report pubblicati e la mancanza di studi con una numerosità appropriata, hanno condotto un gruppo di ricercatori a pubblicare su Diabetologia una metanalisi sistematica, condotta secondo la metodologia PRISMA, il cui grado di evidenza è stato valutato secondo il metodo GRADE. Per la metanalisi sistematica sono stati valutati 1350 articoli pubblicati dal 9 giugno 2011 al 22 dicembre 2020 (fonti: PubMed, Cochrane Library, CINAHL, Embase e Scopus), 22 sono stati ritenuti eleggibili e di essi 21 sono stati inclusi. Nell’analisi sono state comprese persone con DT1 di entrambi i sessi e di ogni età (non in gravidanza), in terapia insulinica multiniettiva o con microinfusore e per i quali non ci fosse la presenza di un caregiver per la gestione del monitoraggio glicemico. Gli outcome valutati sono stati: il valore di HbA1c, l’ipoglicemia severa e la chetoacidosi.
L’analisi ha mostrato che l’utilizzo del CGM riduce in modo significativo l’HbA1c rispetto al SMBG (differenza media: -2,46 mmol/mol [-0,23%] [IC 95% -3,83, -1,08] p = 0,0005), con un effetto maggiore nelle persone con HbA1c più elevata. Gli individui in scarso compenso (HbA1c >64 mmol/mol) che utilizzano il CGM ottengono una maggiore riduzione dell’HbA1c (differenza media: -4,67 mmol/mol [-0,43%] [IC 95% -6,04, -3,30], p <0,00001) rispetto a chi ha un migliore compenso. Mentre l’influenza del regime insulinico sull’efficacia del CGM rimane non chiaro, il tipo di CGM utilizzato (flash CGM, real-time CGM e CGM professionale), la durata degli studi e la durata di malattia non sembrano modificare l’efficacia del CGM. Tuttavia, l’uso del CGM non ha inciso significativamente sul numero degli episodi di ipoglicemia severa (p = 0,13) e di chetoacidosi (p = 0,88).
I ricercatori concludono che il CGM è un metodo superiore per efficacia, rispetto al SMBG, per il monitoraggio glicemico in tutte le persone con DT1, specialmente per quelle in scarso controllo metabolico: pertanto andrebbe fortemente incoraggiato l’utilizzo del CGM proprio in questo tipo di popolazione. Tuttavia, auspicano la conduzione di futuri studi in modo da poter stimare l’efficacia dei sistemi CGM nelle varie classi di età, nelle persone ricoverate e nei diversi regimi insulinici.
Diabetologia 2022;65(4):604-19
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