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Mortalità e complicanze croniche a confronto fra diabete tipo 2 a esordio precoce e a esordio tardivo in un follow-up di 30 anni

Punti chiave

Domanda: L’età di esordio del diabete tipo 2 può influenzare il successivo decorso di malattia e in che modo?

Risultati: Un’analisi condotta sui dati ricavati dallo studio UKPDS tra il 1997 e il 2007 rivela che le persone con esordio precoce di malattia (diagnosi <40 anni) hanno riportato un tasso standardizzato di mortalità superiore di quasi 4 volte rispetto ai casi a esordio più tardivo e un’accelerazione nell’incidenza di complicanze micro- e macrovascolari a 5 anni di follow-up. Anche il controllo glicemico nei primi 20 anni di osservazione è stato scadente nei soggetti con diagnosi precoce.

Significato: I rischi legati alla malattia diabetica sono maggiori nei soggetti più giovani, a prescindere dalla durata di malattia. Tali osservazioni denunciano la necessità di indagini scientifiche dedicate a questa specifica categoria di pazienti e un atteggiamento clinico proattivo in termini di diagnosi precoce e prevenzione delle complicanze, specialmente per i giovani adulti.


5/11/ 2024 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Giuseppe Frazzetto

Che cosa si sa già? Negli ultimi 30 anni, il numero di giovani adulti a cui è stato diagnosticato il diabete tipo 2 (DT2) è aumentato notevolmente in tutto il mondo. Dal 1990 l’incidenza annuale è aumentata di oltre il 50%, e nel Regno Unito il DT2 ha superato il tipo 1 come variante predominante negli adulti di età compresa tra i 19 e i 39 anni. Inoltre, il DT2 a esordio precoce risulta essere più aggressivo della malattia a esordio tardivo, con una funzionalità delle β-cellule che si deteriora più rapidamente, ed è associato a manifestazioni più frequenti di complicanze e a una ridotta aspettativa di vita. A oggi sono pochi gli studi prospettici specifici per il DT2 a esordio precoce negli adulti; è stato pubblicato soltanto uno studio randomizzato controllato (DIADEM-I) e raramente studi clinici più ampi riportano risultati relativi a sottogruppi a esordio precoce.

Quali sono le nuove evidenze? Dei 5102 partecipanti arruolati nello studio UKPDS, 429 avevano DT2 a esordio precoce (diagnosticato a un’età media di 35,1 anni) e 4121 (90,6%) avevano DT2 a esordio tardivo (diagnosticato a un’età media di 53,8 anni). I primi presentavano un indice di massa corporea (BMI) medio più elevato (30,6 kg/m2 vs 29,0 kg/m2; p <0,001) e una percentuale maggiore di partecipanti obesi (50,8 vs 35,2%; p <0,001), un valore medio di HbA1c inferiore (8,7 vs 9,2%; p <0,001), un HOMA2-IR mediano più alto (1,8 vs 1,6, p <0,001), HOMA2-%B più elevato (55,9 vs 49,3%, p <0,001), trigliceridi a digiuno mediani più alti (1,85 vs 1,69 mmol/l; p <0,001) e colesterolo lipoproteico a bassa densità medio più basso (3,5 va 3,7 mmol/l; p <0,001) rispetto ai DT2 a esordio tardivo. Durante il follow-up, l’incidenza a 5 anni di tutti gli esiti clinici aggregati (in particolare mortalità per tutte le cause, mortalità correlata al diabete e malattia microvascolare) era più alta nei DT2 a esordio precoce, indipendentemente dall’età. I decessi sono stati maggiori nelle persone con DT2 a esordio tardivo. Tuttavia, l’eccesso di mortalità associato al diabete rispetto alla popolazione generale è stato più elevato nei casi a esordio precoce rispetto all’esordio tardivo. Inoltre, sebbene a un anno dalla diagnosi i partecipanti di tutte le fasce d’età dimostrassero un miglioramento significativo di HbA1c, glicemia a digiuno, BMI e HOMA2-%B rispetto al basale, una volta posti in trattamento la media annuale degli stessi valori aumentava nel corso dei primi 20 anni di follow-up in modo più significativo in coloro a cui era stato diagnosticato il DT2 in età più giovanile. Anche il declino della funzione stimata delle β-cellule entro 10 anni dalla diagnosi si è dimostrato maggiore nei casi a esordio precoce.

Conclusioni e spunti per la pratica clinica. Questo ampio follow-up prospettico di 30 anni di persone con DT2 di nuova diagnosi ha chiarito che un’età più giovane al momento del riscontro di malattia è associata a un rischio più elevato di sviluppare complicanze (in particolare quella microvascolare), di morte e di avere generalmente un controllo glicemico persistentemente più scarso. Su tali basi, sarebbe probabilmente opportuno implementare i protocolli di screening per il riconoscimento precoce dei casi a esordio giovanile e intensificare controlli e trattamenti in questa categoria di pazienti, specialmente per quanto riguardo complicanze oculari e renali.


LEGGI E SCARICA L’ARTICOLO: Lancet Diabetes Endocrinol 2024 Oct 22. Online ahead of print

PubMed


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