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Nel diabete tipo 1 valori di glicata e pressione arteriosa più bassi sono protettivi verso la malattia cardiovascolare: lo studio EURODIAB Prospective Complication

Punti chiave

Domanda: L’insieme di più parametri favorevoli di salute cardiovascolare si associa a un minor rischio di sviluppo di malattia cardiovascolare nel diabete tipo 1? Nelle persone con diabete tipo 1 il rischio cardiovascolare rimane più alto rispetto alla popolazione generale e, sebbene sia noto che singoli fattori di rischio quali fumo, indice di massa corporea, attività fisica, dieta, colesterolo totale e HDL, pressione arteriosa ed emoglobina glicata, svolgano un ruolo nello sviluppo della malattia cardiovascolare, la combinazione di tali parametri nelle persone con diabete tipo 1 ha ricevuto, fino ad ora, un’attenzione limitata.

Risultati: Lo studio prospettico EURODIAB Prospective Complication ha analizzato sette parametri di salute cardiovascolare (fumo, indice di massa corporea, attività fisica, dieta, colesterolo totale e HDL, pressione arteriosa ed emoglobina glicata), suddividendoli in favorevoli/meno favorevoli, di 2313 persone con diabete tipo 1. I partecipanti con un livello più favorevole di emoglobina glicata hanno avuto un rischio di malattia cardiovascolare significativamente inferiore del 37% rispetto a quelli con valore superiore; i partecipanti con livelli di pressione arteriosa più bassi hanno presentato un rischio di malattia cardiovascolaresignificativamente inferiore del 44% rispetto al gruppo con valori superiori. Si è osservata una relazione dose-risposta con un HR più basso nei soggetti con quattro o più parametri favorevoli, aggiustato per sesso ed età alla diagnosi di diabete.

Significato: Nei soggetti con diabete tipo 1, valori di emoglobina glicata e di pressione arteriosa più bassi hanno significato predittivo e protettivo sulla malattia cardiovascolare. Il simultaneo raggiungimento del target in più parametri sembra avere un maggiore effetto di prevenzione, associandosi ad un decremento del rischio cardiovascolare, con una riduzione del 63% nei soggetti con quattro o più parametri favorevoli, rispetto al conseguimento del target in singoli fattori.


A cura di Gabriella Garrapa

25 aprile 2022 (Gruppo AMDcomunicAzione) – Nonostante si assista, nel mondo, a una riduzione del tasso di complicanze cardiovascolari (CV) nelle persone con diabete tipo 1 (DT1), il rischio CV rimane più alto rispetto alla popolazione generale: gli uomini con DT1 hanno un rischio quadruplicato e le donne con DT1 un rischio otto volte maggiore di sviluppo di complicanze cardiovascolari.

L’American Heart Association (AHA) ha pubblicato i criteri per una salute cardiovascolare ideale, identificando sette parametri: fumo, BMI, attività fisica, dieta, colesterolo totale, pressione arteriosa (PA) e glicemia a digiuno. Gli studi precedentemente pubblicati sulla salute cardiovascolare ideale nel DT1 non sempre hanno utilizzato i criteri AHA; inoltre, per le persone con DT1 sembra più appropriato utilizzare l’emoglobina glicata (HbA1c) rispetto alla glicemia a digiuno e il rapporto colesterolo totale/HDL rispetto al colesterolo totale.

I potenziali bias dei report pubblicati hanno condotto un gruppo di ricercatori a pubblicare su Diabetologia i risultati dello studio prospettico EURODIAB Prospective Complication, implementato in 31 centri di 16 paesi europei. In totale, sono stati valutati 2313 persone con DT1 (51% uomini, età media 32 ± 9 anni), reclutati dal 1989 al 1991, con un follow up di 7-9 anni. Nello studio sono stati analizzati i sette parametri favorevoli di salute cardiovascolare e la loro associazione con gli eventi CV quali infarto, angina pectoris, ictus, procedure cardiochirurgiche e qualsiasi anomalia elettrocardiografica correlata a una possibile ischemia. L’analisi ha mostrato che 163 persone hanno sviluppato malattia CV durante il periodo di follow-up (media ± SD di 7,2 ± 1,3 anni). I partecipanti con un livello più favorevole di HbA1c (<57 mmol/mol) hanno avuto un rischio CV significativamente inferiore del 37% rispetto a quelli con valore più elevato di HbA1c (HR [IC 95%] 0,63 [0,44, 0,91]), indipendentemente dal sesso e l’età alla diagnosi, confermando così l’associazione specifica dell’HbA1c con la comparsa di malattia CV. I partecipanti con livelli di PA più bassi (sistolica <112 mmHg e diastolica <70 mmHg) hanno presentato un rischio CV significativamente inferiore del 44% rispetto al gruppo con valori di PA meno favorevoli (HR [IC 95%] 0,56 [0,34,0,92]). Si è osservata una relazione dose-risposta con un HR più basso nei soggetti con quattro o più parametri favorevoli [HR di 0,37 (IC 95% 0,18, 0,76)], aggiustato per sesso ed età alla diagnosi di diabete, rispetto a chi non presentava parametri favorevoli; inoltre, ad ogni parametro favorevole si associava una riduzione del 23% di manifestazione CV.

Gli autori concludono che valori inferiori di HbA1c e di PA hanno significato predittivo e protettivo verso l’insorgenza di malattia CV nel DT1, e il simultaneo raggiungimento del target in più parametri si associa a un decremento del rischio CV, con una riduzione del 63% nei soggetti con quattro o più parametri favorevoli.Tuttavia, auspicano la conduzione di futuri studi, in una popolazione più ampia, per valutare tali relazioni nelle varie classi di età e durata di malattia, per meglio identificare in quali persone con DT1 debbano essere utilizzati questi parametri e quale sia il valore soglia per ogni singolo fattore di rischio CV.


Diabetologia 2022 Apr 12. Online ahead of print

PubMed


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