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Non solo cuore e reni: empagliflozin ha effetto positivo anche su OSA

Punti chiave

Domanda: Quali sono gli effetti di empagliflozin sulle apnee ostruttive del sonno (OSA, obstructive sleep apnea)?

Risultati: Nello studio EMPA-REG OUTCOME la OSA è stata riportata in 391 partecipanti su 7020 (5,6%) al basale. I partecipanti con OSA hanno una maggiore comorbilità e una maggiore frequenza di eventi cardiovascolari e renali. Empagliflozin ha avuto riduzioni simili di HbA1c, circonferenza vita e pressione arteriosa sistolica, indipendentemente dallo stato dell’OSA, ma un effetto maggiore sul peso nei pazienti con OSA. L’uso di empagliflozin ha ridotto l’insorgenza di nuovi casi di OSA (hazard ratio 0,48 [IC 95% 0,27, 0,83]).

Significato: Empagliflozin ha avuto effetti favorevoli sui fattori di rischio e sugli esiti cardiovascolari e renali indipendentemente dall’OSA preesistente, inoltre sembrerebbe ridurre il rischio di OSA di nuova insorgenza.


A cura di Lucia Briatore

26 ottobre 2020 (Gruppo ComunicAzione) – Una patologia ancora poco considerata, ma con gravi conseguenze e alta incidenza nelle persone con diabete, è la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSA, obstructive sleep apnea). I farmaci della classe SGLT2 inibitori sembrano promettenti nel migliorare gli outcome cardiorenali del diabete tipo 2, tuttavia non sono noti i loro effetti sull’incidenza e sugli esiti metabolici, cardiovascolari (CV) e renali nelle persone con diabete e OSA. Per rispondere a questo quesito sono stati analizzati i dati dello studio EMPA-REG OUTCOME.

Nel trial i partecipanti con diabete e malattia cardiovascolare sono stati randomizzati a empagliflozin (10 e 25 mg) o placebo in aggiunta allo standard of care. L’OSA è stata valutata in base ai dati anamnestici riportati dagli sperimentatori e gli esiti CV sono stati giudicati in modo indipendente. Le analisi sono state eseguite utilizzando modelli di analisi multivariata.

I risultati hanno mostrato come la OSA fosse stata riportata in 391 partecipanti su 7020 (5,6%) al basale. I pazienti con OSA erano soprattutto maschi (83 vs. 71%) e avevano un’obesità moderata-grave (BMI ≥35 kg/m2; 55 vs. 18%). In una mediana di 3,1 anni, empagliflozin ha avuto riduzioni simili a placebo di HbA1c, circonferenza vita e pressione arteriosa sistolica, indipendentemente dallo stato dell’OSA, ma un effetto migliore sul peso (media aggiustata ± DS alla settimana 52: OSA vs. non OSA -2,9 ± 0,5 rispetto a -1,9 ± 0,1 kg). L’incidenza di eventi CV avversi maggiori a 3 punti, morte CV, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca e nefropatia incidente o in peggioramento nel gruppo placebo è stata di 1,2-2,0 volte superiore per quelli con OSA al basale rispetto a quelli senza. Empagliflozin ha ridotto significativamente il rischio di esiti indipendentemente dallo stato di OSA (p >0,05). Cinquanta pazienti hanno riportato una nuova diagnosi di OSA al termine dello studio, e ciò si è verificato meno spesso con il trattamento con empagliflozin (hazard ratio 0,48 [IC 95% 0,27, 0,83]).

In conclusione, nello studio EMPA-REG OUTCOME i partecipanti con OSA avevano una maggiore comorbilità e una maggiore frequenza di eventi cardiovascolari e renali. Empagliflozin ha avuto effetti favorevoli sui fattori di rischio e sugli esiti CV e renali indipendentemente dall’OSA preesistente e ha anche ridotto il rischio di OSA di nuova insorgenza.


Diabetes Care 2020 ottobre; dc201096

PubMed


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