Parametri antropometrici e loro associazione con il rischio di diabete mellito tipo 2: quale il migliore? Risultati da un’analisi combinata di studi di coorte tedeschi
A cura di Sara Colarusso
1 aprile 2016 (Gruppo ComunicAzione) – L’incidenza del diabete mellito tipo 2 (DM2) è aumentata drasticamente negli ultimi decenni e almeno la metà dei casi è misconosciuta. L’associazione fra misure antropometriche e rischio di DM2 sembra variare a seconda dei parametri e sono state riscontrate ampie differenze territoriali nella prevalenza e nell’incidenza del DM2.
Di recente Hartwig S. e coll (Germania) hanno condotto un’analisi combinata su 4 studi di coorte di popolazioni tedesche differenti e uno studio tedesco di coorte di portata nazionale (German Health Interview and Executive Survey for Adults, DEGS), pubblicata sulla prestigiosa rivistaBritish Medical Journal. Gli obiettivi sono stati: descrivere la relazione fra ogni marcatore antropometrico e l’incidenza di DM2; osservare se è più vantaggioso utilizzare un marcatore piuttosto che un altro, e valutarne la predittività; confrontare i risultati osservati in relazione alle differenti regioni di appartenenza e alle fasce d’età.
Sono stati presi in considerazione complessivamente 13363 soggetti (di cui 12501 casi senza DM2 e 862 casi di DM2) e rilevate le seguenti misure in maniera standardizzata: peso, altezza, circonferenza vita (WC), circonferenza fianchi, BMI, rapporto addome/fianchi, rapporto addome/altezza (WHtR); sono stati inoltre somministrati loro questionari di autovalutazione ed informazione sullo stile di vita (fumo, uso di alcolici, attività fisica, contesto socioeconomico). L’incidenza di DM2 correlava con un maggior consumo di sigarette (pacchetti/anno) e minori livelli di attività fisica; inoltre le misure di obesità viscerale (WC e WHtR) hanno mostrato una maggiore associazione con l’incidenza del DM2 rispetto al peso corporeo e al BMI in entrambi i sessi, e un valore predittivo superiore (calcolato con HR e curva ROC); risultati che si sono confermati anche suddividendo le popolazioni in base alle regioni d’appartenenza e al range d’età, seppure gli effetti dell’associazione fra i parametri antropometrici e l’incidenza di DM2 si sono rivelati inferiori nei soggetti >65 anni rispetto ai più giovani. Allineandosi con quanto già mostrato in precedenti studi, il vantaggio dimostrato dai marcatori di obesità viscerale è da attribuirsi alle funzioni fisiologiche del tessuto adiposo viscerale, in quanto esso ha funzioni endocrine proprie e rappresenta un fattore di rischio indipendente per DM2.
Pur se svolto su un campione ampio ed in maniera prospettica, tale studio presenta dei limiti, in parte legati alla raccolta dell’anamnesi familiare, alla possibile sottostima della diagnosi di DM2 (riferita), alle possibili differenze insite nella misurazione della circonferenza fianchi, alla eterogeneità degli studi, alla perdita al follow-up e drop-outs. Seppure con la necessità di ulteriori valutazioni di ancor più ampio respiro, gli autori sottolineano l’importanza nella pratica clinica delle misurazioni dell’obesità viscerale, invitando a porre maggiore attenzione alla distribuzione del grasso corporeo nei pazienti in cui si valuta il rischio di DM2, ed al raggiungimento di un’ottimale standardizzazione dei relativi metodi di misurazione.
BMJ Open.2016 Jan 20;6(1):e009266. doi: 10.1136/bmjopen-2015-009266.
http://bmjopen.bmj.com/content/6/1/e009266.full.pdf+html
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26792214
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