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Passata la pandemia… gabbata la telemedicina?

Punti chiave

Domanda: A seguito della pandemia di COVID-19 la telemedicina è ancora utilizzata? E, se non lo è, perché è stata abbandonata?

Risultati: Uno studio multicentrico statunitense, condotto su 33 siti dedicati alla cura del diabete di tipo 1 in età pediatrica e/o negli adulti, descrive una drastica riduzione nell’utilizzo della telemedicina, seppur ancora attiva (in media 20% delle visite). La prassi resiste meglio nei centri in cui l’attività è strutturata, che riportano quindi punteggi più elevati ai quesiti gestionali.

Significato: Lo studio suggerisce che le barriere all’implementazione della telemedicina sono da ricercarsi in ambito organizzativo, più che nelle difficoltà tecniche (anch’esse presenti) o nel disinteresse dell’utente finale (non rilevato da questo studio).


A cura di Marina Valenzano

18 settembre 2023 (Gruppo ComunicAzione) – Parallelamente all’esplosione dello stato pandemico da COVID-19, anche la telemedicina ha vissuto una fase di crescita esponenziale per garantire accesso e continuità di cura durante il necessario isolamento fisico. Nell’ambito delle cronicità, la cura del diabete mellito di tipo 1 in età pediatrica e, in misura minore, nell’età adulta si è avvalsa con beneficio di questa tecnica, passando dall’1% di utilizzo al 95% nell’aprile 2020. Tuttavia, le televisite (in videoconferenza) si sono dimezzate nell’arco di un semestre, per ridursi a un 20% dell’attività complessiva nel settembre 2021.

Uno studio pubblicato recentemente su Clinical Diabetes propone un’indagine descrittiva su 33 centri statunitensi dedicati alla cura del diabete tipo 1 (di cui 24 pediatrici e 9 dell’adulto), volta a delineare non soltanto l’andamento dell’attività di telemedicina, ma anche e soprattutto il grado di “competenza” dei centri coinvolti. Infatti, ogni sito ha ricevuto un punteggio di competenza, basato su 4 criteri gestionali: 1) la disponibilità o meno di un protocollo per le televisite; 2) la presenza o meno di personale dedicato con modalità similari a quelle delle visite in presenza; 3) il trasferimento dati in cartella clinica automatizzato o manuale; e, infine, 4) l’inclusione delle televisite negli obiettivi aziendali.

Soltanto il 12% dei centri ha totalizzato 4/4 punti gestionali, mentre la maggior parte si distribuisce fra i 2 e i 3 punti totali. L’area più critica si è rivelata essere quella relativa all’assegnazione di personale almeno parzialmente dedicato.

È interessante notare che, nell’autunno 2021, i centri con punteggi superiori a 2 hanno mantenuto una costanza nell’attività di telemedicina pari all’11-25% delle visite complessive (punteggio medio 2,6) o superiore al 26% (2,8). Al contrario, nei centri con punteggio medio inferiore a 2, l’attività si è ridotta a meno del 10% (1,8).

Nel corso di un anno (2020-2021) sono state potenziate le funzioni di accesso e importazione dei dati in cartella clinica (+10%), elemento cardine per l’attuazione della telemedicina. Persistono tuttavia criticità organizzative legate alla carenza di personale dedicato alla risoluzione di problemi tecnici (connettività, completezza dei dati, rispetto delle tempistiche) e di integrazione tra figure multidisciplinari (infermieri, dietisti, educatori, assistenti sociali).

Gli autori concludono segnalando alcuni limiti dello studio che non ha coinvolto persone con diabete tipo 2 e che non ha potuto rilevare le preferenze dei pazienti stessi in merito alla modalità di visita. Un’indagine svolta su un sottogruppo del registro T1D Exchange (Crossen SS et al. Endocrines 2021) indica, però, che più della metà delle persone con diabete tipo 1 giudica le televisite come uno strumento efficace e l’80% sarebbe interessato a proseguirne l’uso. La maggior parte dei pazienti che non ne fruiscono addita la causa principale nella mancanza di un’offerta adeguata.


Clin Diabetes 2023; cd230056


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