Posizionamento delle sulfoniluree in un moderno algoritmo di trattamento per i pazienti con diabete tipo 2: opinione di esperti in un panel di consensus europeo
A cura di Francesco Romeo
15 giugno 2020 (Gruppo ComunicAzione) – Il gran numero di agenti farmacologici disponibili per il trattamento del diabete tipo 2 (T2D) rende complessa la scelta del farmaco ottimale per ogni dato paziente. Dal momento che gli agenti farmacologici più recenti offrono diversi vantaggi, sul se e su quando utilizzare le sulfoniluree (SU) per il trattamento di T2D le opinioni sono contrastanti. Le linee-guida e le raccomandazioni di trattamento pubblicate dovrebbero governare il generale approccio alla gestione del diabete. Tuttavia, le opinioni degli esperti possono aiutare a comprendere meglio la pratica locale e la scelta tra i farmaci disponibili.
Il documento di consenso in press e di prossima pubblicazione su Diabetes Metabolism and Obesity a nome di vari esperti europei – tra cui l’italiano Agostino Consoli – intende fornire ulteriori indicazioni sull’uso delle sulfaniluree nel T2D che rimangono tuttora fra gli ipoglicemizzanti orali più utilizzati dopo la metformina.
Gli esperti prendono in esame le evidenze scientifiche e le varie linee-guida e danno le seguenti indicazioni:
a) Poiché la priorità principale nel trattamento del T2D è migliorare tutti gli outcome di malattia (inclusi eventi cardiovascolari, eventi renali e sopravvivenza), i farmaci di più recente commercializzazione – come gli SGLT-2i, i GLP-1RA e, in misura minore, i DPP-4i – dovrebbero essere preferiti alle SU come farmaci di seconda linea dopo la metformina alla luce di:
i. minore rischio ipoglicemico;
ii. effetti positivi sul rischio CV (GLP-1 RA, SGLT-2i) o neutri (DPP-4i);
iii. effetti renali positivi (SGLT-2i >> GLP-1RA > DPP-4i);
iv. effetto neutro (DPP-4i) o positivo (GLP-1RA, SGLT-2i) sul peso corporeo;
v. migliore durability;
vi. facilità d’uso, principalmente senza titolazione e senza automonitoraggio della glicemia.
b) Sebbene non ci siano evidenze che l’uso di SU sia di per sé associato a un aumento del rischio CV, nessuno studio ha dimostrato un miglioramento degli outcome CV e del rischio renale in pazienti con T2D trattati con SU.
c) L’utilizzo di routine di SU come agenti di seconda linea può essere accettabile nei setting che hanno risorse limitate e, a breve termine, in linea con gli standard di cura ADA. Quando prescritte, la gliclazide deve essere il farmaco preferito; è auspicabile l’educazione del paziente alla gestione dell’ipoglicemia e deve essere preso in considerazione l’uso dell’autocontrollo della glicemia per minimizzare gli effetti collaterali ipoglicemizzanti.
Alla luce delle prove maturate, gli autori concludono che considerato l’impatto positivo di SGLT-2i e GLP-1RA sugli endpoint vascolari, cardiaci e renali, l’uso alternativo a questi di SU necessita di una forte motivazione e ben supportata, poiché può privare il paziente di importanti effetti protettivi cardiorenali.
Diabetes Obes Metab 2020 Jun 1. doi: 10.1111/dom.14102. Online ahead of print
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