Prevalenza di prediabete tra gli adolescenti e i giovani adulti negli USA tra il 2005 e il 2016
A cura di Alessandra Clerico
20 gennaio 2020 (Gruppo ComunicAzione) – Nell’ultima decade, negli Stati Uniti è aumentata la prevalenza e l’incidenza del diabete tipo 2 nella popolazione adolescente. È altresì noto che i soggetti con condizione di prediabete sono a maggior rischio di sviluppo di diabete tipo 2, insufficienza renale cronica e malattie cardiovascolari. È quindi importante monitorare la prevalenza del prediabete e dei diversi quadri di intolleranza glucidica per stabilire il rischio futuro di sviluppo di diabete tipo 2 nella fascia di popolazione più giovane.
L’obiettivo di uno studio recentemente pubblicato su JAMA Pediatrics è stato quello di esaminare la prevalenza dell’alterata glicemia a digiuno (IFG, impaired fasting glucose), dell’alterata tolleranza glicidica (IGT, impaired glucose tolerance) e dell’incremento dei livelli di emoglobina glicata (HbA1c) nella popolazione di adolescenti statunitensi (età 12-18 anni) e di giovani adulti (età 19-34 anni).
L’analisi cross-sectional iniziata ad aprile 2017 ha valutato i dati provenienti dal National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) degli anni 2005-2016 relativi a una popolazione adolescente e di giovani adulti (con esclusione delle donne in gravidanza e dei soggetti con diabete noto) sottoposti alla misurazione della glicemia plasmatica a digiuno, della glicemia plasmatica 2 ore dopo carico orale di glucosio 75 g e della emoglobina glicata.
L’IFG è stata definita come glicemia plasmatica >100 e <126 mg/dl, l’IGT come glicemia plasmatica alla 2a ora dal carico orale di glucosio superiore a 140 e inferiore a 200 mg/dl. L’incremento di HbA1c come valore compreso tra 5,7 e 6,4%. È stata quindi stimata la prevalenza di IFG, IFG isolata, IGT, IGT isolata, incremento di HbA1c, incremento HbA1c isolata e prediabete (definito come presenza di IFG e IGT o elevati livelli di HbA1c) e nei diversi sottogruppi è stato inoltre correlato il livello di insulinemia a digiuno con i fattori di rischio cardiometabolici. L’obesità è stata definita come BMI uguale o superiore al 95° percentile negli adolescenti e uguale o superiore a 30 nei giovani adulti.
Su 5786 soggetti esaminati, 2606 (45%) erano adolescenti e 3180 (55%) erano giovani adulti. Il 56% era composto da maschi sia tra gli adolescenti (IC 95% 47,6-53,6%) che tra i giovani adulti (IC 95% 48,8-52,4%). Tra gli adolescenti, la prevalenza di prediabete era del 18% (IC 95% 16,0-20,1%) e tra i giovani adulti del 24% (IC 95% 22,0-26,1%). L’alterata glicemia a digiuno era la condizione più rappresentata nel prediabete con una prevalenza dell’11% tra gli adolescenti (IC 95% 9,5-13,0%) e del 15.8% (IC 95% 14,0-17,9%) tra i giovani adulti.
Applicando un modello logistico multivariabile che includesse età, sesso, etnia e BMI, la prevalenza predittiva di prediabete era significativamente maggiore per i maschi rispetto alle femmine (22,5% [IC 95% 19,5-25,4%] vs. 13,4% [IC 95% 10,8-16,5%] tra gli adolescenti e 29,1% [IC 95% 26,4-32,1%] vs. 18,8% [IC 95% 16,5-21,3%] tra i giovani adulti). La prevalenza di prediabete era significativamente maggiore tra gli adolescenti obesi rispetto ai normopeso (25,7% [IC 95% 20,0-32,4%] vs. 16,4% [IC 95% 14,3-18,7%]) e tra i giovani adulti obesi rispetto ai normopeso (36,9% [IC 95% 32,9-41,1%] vs. 16,6% [IC 95% 14,2-19,4%]). Rispetto a soggetti con normale tolleranza al glucosio, gli adolescenti e i giovani adulti con prediabete presentavano livelli più elevati di colesterolo non HDL, di pressione arteriosa sistolica, di adiposità centrale ed una ridotta sensibilità insulinica (p <0,05 per tutti i parametri descritti).
Lo studio ha messo in luce che negli USA circa 1 adolescente su 5 e 1 giovane adulto su 4 presentano una condizione di prediabete. I più predisposti sono i maschi obesi. Gli adolescenti e i giovani adulti con prediabete presentano anche un profilo di rischio cardiometabolico sfavorevole, pertanto sono a rischio di sviluppo sia di diabete tipo 2 sia di malattie cardiovascolari.
JAMA Pediatr. 2019 Dec 2:e194498. doi: 10.1001/jamapediatrics.2019.4498. [Epub ahead of print]
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