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Profili clinici e qualità delle cure degli adulti con diabete tipo 1 in base al loro rischio cardiovascolare: uno studio multicentrico, osservazionale e retrospettivo

Punti chiave

Domanda: Le persone con diabete tipo 1 sono adeguatamente stratificate e trattate da un punto di vista cardiovascolare?

Risultati: Dagli Annali AMD risulta che il 64,7% delle persone con diabete tipo 1 è ad altissimo rischio cardiovascolare, il 28,5% ad alto rischio e il restante 6,8% a rischio moderato. Complessivamente, il 7,3% dei soggetti ad altissimo rischio ha una storia di un evento cardiovascolare maggiore, il 47,3% ha danno d’organo, il 48,9% ha tre o più fattori di rischio e il 70,6% ha una durata del diabete oltre i 20 anni. Tra quelli ad alto rischio, il 78,7% ha almeno un fattore di rischio e il 62,8% ha una durata di diabete di almeno 10 anni.

Significato: Questo studio osservazionale suggerisce che la rilevanza del rischio cardiovascolare nelle persone con diabete tipo 1 continua a essere sottovalutata nella pratica clinica nonostante l’evidenza di un aumentato rischio di malattie cardiovascolari in questa popolazione.


A cura di Francesco Romeo

22 novembre 2021 (Gruppo ComunicAzione) – Nel 2019 la European Society of Cardiology (ESC) definì le classi di rischio cardiovascolare per le persone con diabete. Per quanto riguarda le persone con diabete tipo 1 (DT1) sono considerate a rischio moderato solo quelle di età <35 anni, con una durata di malattia <10 anni e senza alcun altro fattore di rischio. Al contrario, vengono considerati già a rischio molto elevato anche tutti i soggetti con una durata di malattia >20 anni.

Scopo dello studio italiano pubblicato recentemente è stato esplorare la distribuzione dei soggetti con DT1 per gruppi a rischio cardiovascolare secondo la classificazione ESC e descrivere gli indicatori di qualità dell’assistenza. Lo studio si è basato sui dati estratti dalle cartelle cliniche elettroniche dei pazienti in carico presso i 258 Centri di diabetologia italiani che partecipano all’iniziativa Annali AMD. Le persone con DT1 sono state stratificate per rischio cardiovascolare e sono state valutate le misure degli esiti intermedi, l’intensità/appropriatezza del trattamento farmacologico e la qualità complessiva delle cure. Complessivamente, sono stati valutati 29.368 soggetti con DT1. Di essi, il 64,7% è risultato essere ad altissimo rischio cardiovascolare, il 28,5% ad alto rischio e solo il 6,8% a rischio moderato.

Tra i soggetti ad altissimo rischio, il 54,7% era affetto da retinopatia, il 29,0% da albuminuria e l’8,6% aveva un filtrato glomerulare <30 ml/min/1,73 m2. Complessivamente, il 7,3% dei soggetti ad altissimo rischio aveva una storia di un evento cardiovascolare maggiore, il 47,3% aveva danni d’organo, il 48,9% aveva tre o più fattori di rischio e il 70,6% aveva una durata del diabete di oltre 20 anni. Tra quelli ad alto rischio, il 78,7% aveva almeno un fattore di rischio e il 62,8% aveva una durata del diabete di almeno 10 anni. Nei pazienti in cui il trattamento antipertensivo e ipolipemizzante era stato impostato è stato evidenziato il mancato uso di farmaci, nonostante i valori non a target e un controllo inadeguato. Inoltre, la qualità complessiva dell’assistenza (score Q) tendeva a essere inferiore all’aumentare del livello di rischio cardiovascolare.

La percezione degli autori è che i diabetologi considerino, erroneamente, i pazienti con DT1 a “minor rischio” di sviluppare eventi cardiocerebrovascolari e quindi definiscano per loro obiettivi meno stringenti. In conclusione, un’ampia percentuale di pazienti con DT1 che frequentano i nostri ambulatori risultano dunque essere a rischio alto o molto alto e in tali soggetti il trattamento antipertensivo e ipolipemizzante sembra non essere adeguatamente utilizzato. Bisogna pertanto, secondo gli autori, superare l’inerzia terapeutica e agire diversamente per migliorare la qualità dell’assistenza.


Diabete Res Clin Pract. 2021 novembre 8;109131

PubMed


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