Rischi precoci e tardivi di una aumentata mortalità nei pazienti affetti da diabete tipo 1 senza albuminuria
A cura di Enrico Pergolizzi
16 aprile 2018 (Gruppo ComunicAzione) – Nonostante i significativi miglioramenti nella gestione della malattia, il diabete tipo 1 (DMT1) continua a essere associato a un aumento della mortalità rispetto alla popolazione generale appaiata per età e sesso. All’inizio, tale aumento può essere spiegato dalle complicanze acute ma, con il prolungarsi della durata della malattia, il principale fattore di mortalità è costituito dalle complicanze vascolari, tra cui le nefropatie correlate al diabete e le malattie cardiovascolari. Di conseguenza, i pazienti che non sviluppano complicanze hanno un rischio di mortalità decisamente ridotto.
Infatti, già nel Finnish Diabetic Nephropathy study (FinnDiane) è stato dimostrato che l’eccesso di mortalità tra gli adulti affetti da DMT1 correla alla presenza di un’albuminuria persistentemente elevata (che denota la presenza di complicanze vascolari). Al contrario, la mortalità in individui con un normale tasso di escrezione dell’albumina urinaria (EAU) non era diversa da quella della popolazione finlandese in generale (1).
Per contro, gli studi che utilizzano set di dati derivati da registri anagrafici hanno riportato che la mortalità rimane significativamente elevata, anche nei pazienti senza complicanze croniche del diabete (2-4). È possibile che questi risultati divergenti siano determinati da complicanze acute del diabete che si manifestano prevalentemente in modo precoce nel corso del DMT1.
Per questo motivo, il gruppo del FinnDiane ha voluto valutare se il rischio di mortalità nei pazienti affetti da DMT1 senza alcun segno di albuminuria sia diverso rispetto alla popolazione generale e ai soggetti di controllo non affetti da diabete; i dati sono stati pubblicati recentemente da Per-HenrikGroop(University of Helsinki, Helsinki, Finlandia) e coll. sulla rivista Diabetes Care(5).
Sono stati studiati 10.737 pazienti, reclutati dal registro finlandese, con diagnosi di DMT1 nel periodo 1980-2005 e seguiti per 10 anni e 2544 adulti con diabete di lunga data che avevano partecipato allo studio FinnDiane. La mortalità è stata confrontata con la popolazione generale finlandese e con i 6655 soggetti di controllo non affetti da diabete.
Il tasso di mortalità standardizzato è risultato in aumento nei primi 10 anni dopo la diagnosi (2,58 [IC 95% 2,07-3,18], p <0,001). La mortalità negli adulti con diabete di lunga durata, ma senza albuminuria, non era diversa da quella della popolazione generale (1,02 [0,84-1,22], p = 0,83), tuttavia era più alta rispetto a quella dei soggetti di controllo senza diabete (1,33 [1,06-1,66], p = 0,01). L’aumento della mortalità è stato dovuto in gran parte a complicanze acute del diabete e alla cardiopatia ischemica che è rimasta più che quadruplicata (tasso di mortalità 4,34 [2,49-7,57]) negli adulti con DMT1 rispetto ai soggetti di controllo senza diabete, nonostante l’assenza di nefropatia. Per contro, i decessi dovuti all’assunzione di alcool e droghe sono diminuiti nei soggetti con DMT1 (p = 0,007), soprattutto negli uomini.
Gli autori concludono che l’aumentata mortalità nel DMT1 è il risultato delle sue complicanze e nei primi anni di malattia è correlata soprattutto alle complicanze acute. Nei soggetti che non presentano alterazioni dell’EAU, la mortalità per cardiopatia ischemica è comunque ancora quattro volte superiore rispetto alla popolazione generale. Per tale ragione il gruppo del FinnDiane indica la necessità di rafforzare strategie precoci per prevenire, rallentare, arrestare o invertire tutte le complicanze del diabete.
4) N Engl J Med 2014;371:1972-82
5) Diabetes Care 2018 Apr; 41(4):748-54
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