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Scompenso cardiaco e mortalità nei pazienti affetti da diabete mellito in trattamento con alogliptin

18 maggio 2015 (Congresso Medico) – Gli inibitori della DPP-4 sono farmaci ampiamente utilizzati nella cura del diabete tipo 2 avendo dimostrato un ottimo profilo di efficacia e sicurezza. Tuttavia, sono recentemente insorte preoccupazioni per un aumentato rischio di scompenso cardiaco, sulla base dei risultati dello studio SAVOR TIMI 53 (1) in pazienti trattati con saxagliptin. Per meglio chiarire tale aspetto, il Dott. Faiez Zannad (Vandoeuvre-Les-Nancy, Francia) e coll. hanno condotto un’analisi post-hoc dello studio EXAMINE, che aveva dimostrato la non inferiorità di un altro DPP-4 inibitore, l’alogliptin, rispetto al placebo sull’insorgenza di eventi cardiovascolari maggiori in pazienti con diabete tipo 2 e recente sindrome coronarica acuta; nello studio, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista The Lancet (2), è stata valutata la frequenza di ricoveri per scompenso cardiaco al fine di chiarire il rischio di insufficienza cardiaca nei pazienti trattati con DPP-4 inibitori.

Cinquemilatrecentottanta pazienti con diabete di tipo 2 e un episodio di sindrome coronarica acuta nei precedenti 15-90 giorni sono stati assegnati in modo casuale a ricevere alogliptin o placebo in aggiunta alla terapia standard per il diabete e per i fattori di rischio cardiovascolare. L’endpoint dell’analisi post-hoc era rappresentato dalla mortalità cardiovascolare e l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, valutata sulla base della storia anamnestica di scompenso cardiaco e della concentrazione di peptide natriuretico cerebrale (BNP).

I pazienti sono stati assegnati ad alogliptin (n = 2701) o placebo (n = 2679) e seguiti per un periodo mediano di 533 giorni. Il ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca è stato il primo evento in 85 (3,1%) dei pazienti che assumevano alogliptin rispetto a 79 (2,9%) pazienti trattati con placebo (HR 1,07; IC 95% 0,79-1,46). Il trattamento con alogliptin non ha dimostrato alcun effetto sull’endpoint composito di morte cardiovascolare e di ospedalizzazione per scompenso (HR 1,00; IC 95% 0,82-1,21) e i risultati non differivano rispetto alla concentrazione basale del BNP. Le concentrazioni di NT-pro-BNP si riducevano significativamente e in modo simile nei due gruppi.

I risultati dello studio suggeriscono che nei pazienti con diabete tipo 2 e recente sindrome coronarica acuta, alogliptin non aumenta il rischio insufficienza cardiaca e farebbero, pertanto, ipotizzare una differenziazione clinica nell’ambito della classe farmacologica dei DPP-4 inibitori quantomeno in relazione al rischio di scompenso cardiaco.

1) N Engl J Med 2013;369;14:1317-26

2) Lancet 2015 Mar 9. Online firts. Doi: 10.1016/S0140-6736(14)62225-X

PubMed


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