SGLT2i come terapia per il cancro?
Punti chiave
Domanda: La terapia con SGLT2i a medio lungo periodo è sicura nei confronti del rischio neoplastico?
Risultati: uno studio osservazionale condotto su registri taiwanesi mostra una significativa riduzione dell’incidenza di neoplasie (-21%) nelle persone con diabete che assumono una terapia con SGLT2 inibitori.
Significato: tale studio osservazionale, con molti limiti, identifica una possibile protezione nei confronti del rischio neoplastico nei diabetici che assumono terapia con SGLT2 inibitori; il dato merita conferme e successivi approfondimenti, fornendo comunque un apporto alla discussione sulla sicurezza a medio termine di una classe farmacologica estesamente utilizzata.
A cura di Marcello Monesi
17 aprile 2023 (Gruppo ComunicAzione) – I vantaggi dell’utilizzo degli SGLT2 inibitori (SGLT2i) in termini di protezione cardiorenale in persone con o senza diabete tipo 2 è largamente consolidato, e le modalità di impiego di tali molecole sono riportate in tutte le linee-guida delle maggiori istituzioni scientifiche diabetologiche, cardiologiche e nefrologiche. Altrettanto bene conosciuti sono gli effetti collaterali associati che definiscono il perimetro dell’impiego di questa terapia nella nostra pratica clinica quotidiana. È noto come gli sforzi attuali della ricerca siano rivolti all’allargamento della comprensione dei meccanismi di protezione d’organo associati alle gliflozine, per cui è lecito chiedersi se dal punto di vista prettamente clinico possiamo ancora “chiedere” qualcosa a queste molecole.
Ebbene, stando ai risultati di uno studio taiwanese di real world evidence, recentemente pubblicato sul Journal of Diabetes and its Complications, nei soggetti trattati con SGLT2i sembra emergere una protezione nei confronti del rischio neoplastico. Lo studio osservazionale, condotto da Wei-Syun Hu e Cheng-Li Lin, ricercatori della China Medical University (Taichung, Taiwan), è stato disegnato per valutare la relazione fra terapia con SGLT2i e rischio neoplastico in persone con diabete tipo 2. A tale scopo i ricercatori, utilizzando il registro National Health Insurance, che copre la quasi totalità della popolazione taiwanese, hanno individuato due coorti, ciascuna costituita da oltre 325.000 persone con diabete: una in trattamento con SGLT2i e una con altre terapie ipoglicemizzanti. Il periodo di osservazione si è protratto per 3 anni, dal 2016 al 2019; l’outcome primario è stata l’insorgenza di cancro.
Le due coorti apparivano omogenee per distribuzione fra sessi (M 49,6%, F 50,4%) ed età media (58,5 ± 12,3 anni). Lo studio ha rilevato che il gruppo delle persone che assumeva un SGLT2i presentava un rischio significativamente inferiore di contrarre una patologia neoplastica (HR 0,79; IC 95% 0,76-0,83) rispetto a chi assumeva altre terapie per la cura del diabete.
Il punto di forza dello studio è la numerosità del campione esaminato. La cautela è però d’obbligo: il dato “grezzo” che emerge appare certamente meritevole di ulteriori conferme, fra cui un’accurata analisi della tipologia dei pazienti trattati e una differenziazione delle patologie neoplastiche prese in considerazione. Tuttavia, i risultati dello studio sono quantomeno rassicuranti per la sicurezza a lungo termine della terapia con SGLT2i, che ormai coinvolge una percentuale non secondaria delle persone accolte presso i Centri diabetologici.
J Diabetes Complications 2023 Mar 22;37(5):108468
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