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SGLT2i e infiammazione: quale ruolo nella cardioprotezione?

Punti chiave

Domanda: Date le evidenze degli effetti degli SGLT2i sui marcatori infiammatori, ottenute su modelli animali, è possibile che tali effetti riguardino anche l’uomo e possano pertanto spiegare gli importanti benefici cardionefroprotettivi di questi farmaci?

Risultati: Un’ampia e puntuale metanalisi su 38 RCT ha confermato un effetto degli SGLT2i nel ridurre le adipochine e l’insulino-resistenza, ma non altri marcatori di infiammazione.

Significato: L’effetto degli SGLT2i sul ruolo delle adipochine e dell’insulino-sensibilità potrebbe rappresentare, soprattutto nei soggetti obesi, un elemento contribuente alla cardioprotezione, ma, per l’esiguità ed eterogeneità dei trial attinenti, sono necessari ulteriori studi clinici dedicati a valutare la reale associazione fra SGLT2i, meccanismi antinfiammatori e cardioprotezione.


A cura di Sara Colarusso

6 maggio 2024 (Gruppo ComunicAzione) – Gli SGLT2i, farmaci impiegati principalmente nella cura del diabete, troneggiano ormai nello scenario terapeutico anche di altre comorbilità e complicanze, come l’insufficienza cardiaca e la malattia renale cronica, soprattutto per la possibilità di ridurre la mortalità cardiovascolare, le ospedalizzazioni e la progressione di tali condizioni.

Fra i meccanismi che si ipotizza possano essere alla base degli effetti cardionefroprotettivi degli SGLT2i potrebbero esserci anche quelli antinfiammatori. Numerosi studi su modelli animali hanno infatti dimostrato che gli SGLT2i riducono i livelli di fattore di necrosi tumorale α (TNFα), interleuchina 6 (IL6) e proteina chemio-attrattiva dei monociti 1 (MCP1). Tuttavia, nessuna indagine ha finora fornito dati reali sull’effetto degli SGLT2i sui biomarcatori infiammatori nell’uomo.

In una recente, ampia metanalisi pubblicata da Leonardo Buttice (University College London, London, UK) e coll. su Diabetes Obesity and Metabolism, gli autori hanno condotto una ricerca da Medline, Embase e Cochrane secondo i criteri PRISMA (Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses) 2020 di studi clinici randomizzati (RCT, randomized controlled trial) prospettici sugli SGLT2i, inclusivi della valutazione di marcatori infiammatori, quali proteina C-reattiva (PCR), adiponectina, leptina, TNFα, IL6, inibitore dell’attivatore del plasminogeno (PAI) 1, fattore di crescita dei fibroblasti (FGF) 21, MCP1, recettore del fattore di necrosi tumorale (TNFR) 1/2, e inoltre dell’indice di resistenza insulinica (HOMA-IR).

Nella metanalisi sono stati inclusi 38 RCT, per un totale di 14.967 pazienti (63,3% uomini, età media 62 ± 8,6 anni, durata media del diabete 11,9 ± 7,2 anni, BMI 30,9 ± 5,4, glicata media 64,7 ± 9,6 mmol/mol) osservati per un follow-up medio di 16 settimane.

Cosa è emerso da questo ampio e rigoroso lavoro? Che gli SGLT2i migliorano significativamente adiponectina, IL6 e TNFR1 verso placebo, come pure la leptina e HOMA-IR rispetto ai controlli. E dal momento che l’obesità svolge un ruolo chiave come fattore di rischio cardiovascolare, tali risultati potrebbero supportare l’ipotesi che tali meccanismi contribuiscano all’effetto cardioprotettivo degli SGLT2i.

Peraltro, in questa metanalisi gli SGLT2i non sembrano influenzare tutti gli altri marcatori infiammatori considerati: infatti, non è stato osservato alcun cambiamento di PCR, TNFα, PAI1, FGF21 e MCP1. È comunque pur vero che l’effetto degli SGLT2i su HOMA-IR potrebbe essere secondario al riassorbimento del glucosio e alla ridotta stimolazione della secrezione insulinica. Inoltre, il TNFR1 è risultato ridotto soltanto in 2 studi clinici fra quelli esaminati.

Fra i limiti della metanalisi ci sono infatti il numero ridotto di studi su tale argomento, la loro eterogeneità nella valutazione dei marcatori infiammatori, i periodi di follow-up brevi. I risultati non sono pertanto generalizzabili a un popolazione più ampia. Infine, non è stata inclusa la valutazione dello stress ossidativo, meritevole di future analisi.

In conclusione, le evidenze riportate nella revisione sistematica suggeriscono che gli SGLT2i possano avere un ruolo cardioprotettivo anche attraverso la modulazione delle adipochine e dell’insulino-sensibilità, ma sono necessari ulteriori studi clinici dedicati per indagare il reale contributo degli SGLT2i sui meccanismi infiammatori.


Diabetes Obes Metab 2024 Apr 11. Online ahead of print

PubMed


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