Si fa presto a dire telemedicina! Analisi comparativa di due diversi protocolli di follow-up diabetologico a distanza
Punti chiave
Domanda: Quali sono i vantaggi che un intervento in telemedicina strutturato e allargato conferisce rispetto a un approccio di telemedicina tradizionale nel trattamento di persone con diabete tipo 2 in scarso controllo glicemico?
Risultati: In un RCT condotto su 200 pazienti statunitensi l’intervento in telemedicina allargato ha prodotto una variazione dei livelli di HbA1c in 12 mesi pari a -1,59% rispetto al -0,98% osservato nel gruppo di controllo.
Significato: Il miglioramento del compenso glicemico in entrambi i gruppi dimostra l’efficacia dello strumento della telemedicina in persone con diabete tipo 2 non controllato; l’intervento allargato, comprensivo del counseling nutrizionale, della gestione attiva della terapia e del supporto psicologico ha offerto i migliori risultati a fronte di un aumento non trascurabile dei costi.
A cura di Marcello Monesi
26 settembre 2022 (Gruppo ComunicAzione) – Da tempo la nostra comunità si interroga sulla valenza e sull’impiego presente e futuro della telemedicina: è nell’ambito diabetologico che sono infatti nate e si sono evolute diverse esperienze pioneristiche sul controllo a distanza dei pazienti. L’esplosione della pandemia da COVID ha determinato di fatto un’accelerazione forzata al processo di diffusione delle attività di telemedicina, permettendo ai Centri diabetologici di assorbire, almeno in parte, le pesanti criticità imposte dal lockdown e dalle riorganizzazioni dettate dall’emergenza. Ma ora, mentre i sistemi sanitari promuovono una faticosa ripresa, ci si interroga sul ruolo che lo strumento ormai acquisito della telemedicina possa rivestire nella diabetologia del futuro prossimo.
Un tema importante nel dibattito sulla telemedicina è la valutazione dell’efficacia degli strumenti. Uno studio statunitense, recentemente apparso su JAMA Internal Medicine, ha paragonato l’impatto di due diversi approcci alla telemedicina nel trattamento di persone con diabete tipo 2 in compenso non ottimale: uno basico, incentrato sul semplice telemonitoraggio a distanza, e uno allargato, comprensivo di supporto all’autogestione, alla nutrizione, alla gestione della terapia e al supporto psicologico. Attraverso un trial randomizzato e controllato i ricercatori hanno selezionato 200 persone con diabete che presentavano un’HbA1c >8,5 da otre un anno (valore medio al baseline 10,17%), regolarmente seguiti presso centri specialistici. L’età media era di 57,8 ± 8,2 e le donne rappresentavano il 22,5% della popolazione in studio. Entrambi i gruppi hanno ricevuto un follow-up in telemedicina della durata di 12 mesi che prevedeva il coinvolgimento di infermieri e medici; il gruppo basico riceveva un telemonitoraggio coordinato dai clinici, mentre nel gruppo di intervento allargato era previsto, oltre al telemonitoraggio, un supporto all’autogestione della patologia diabetica, un counseling dietetico nutrizionale, una gestione attiva delle terapie e un supporto psicologico incentrato sul trattamento della depressione.
Dopo 12 mesi si è osservata una riduzione dei livelli dell’HbA1c pari a -1,59% (da 10,17% a 8,58%) nel gruppo strutturato e pari a -0,98% nel gruppo basico (da 10,17% a 9,19%), con una differenza media di -0,61% (IC 95% -1,12-0,11; p = 0,02); inoltre, i pazienti del gruppo strutturato avevano significativi miglioramenti negli indicatori di stress correlato al diabete e di self-care. Tutto ciò a fronte di un costo aumentato di poco più di 1500 dollari USA per paziente/anno.
I dati evidenziano l’efficacia degli interventi basati sulla telemedicina in una popolazione di persone con diabete tipo 2 scarsamente controllato, con una magnitudine paragonabile a quella delle terapie più avanzate attualmente a disposizione, e suggeriscono l’implementazione di protocolli comprensivi di diverse figure appartenenti al team diabetologico per massimizzare l’efficacia dell’intervento.
JAMA Intern Med 2022;182(9):943-52
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