Tirzepatide a confronto con semaglutide per il trattamento dell’obesità
Punti chiave
Domanda: Negli adulti con obesità senza diabete tipo 2, quanto è efficace e sicura la terapia con tirzepatide rispetto a quella terapia con semaglutide?
Risultati: Lo studio SURMOUNT-5, trial multicentrico, randomizzato, open-label, di fase IIIb, ha confrontato l’efficacia e la sicurezza di tirzepatide rispetto a semaglutide in 751 adulti in sovrappeso o con obesità, senza diagnosi di diabete tipo 2. A 72 settimane dall’inizio del trattamento la terapia con tirzepatide ha determinato una maggiore riduzione ponderale e della circonferenza vita rispetto quella con semaglutide.
Significato: Vista l’efficacia di tirzepatide riscontrata nel SURMOUNT-5, tirzepatide potrebbe rappresentare un’innovativa opportunità terapeutica per la gestione dell’obesità e delle sue complicanze.
20 maggio (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Olimpia Iacono
Che cosa si sa già? Tirzepatide e semaglutide costituiscono una nuova generazione di farmaci altamente efficaci per la gestione del diabete tipo 2 (DT2) e dell’obesità. Tirzepatide è un agonista a lunga durata d’azione dei recettori del polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente (GIP) e del peptide-1 simile al glucagone (GLP-1), mentre semaglutide è un agonista a lunga durata d’azione selettivo del recettore GLP-1.
Entrambi i farmaci determinano riduzioni ponderali clinicamente significative, e ciò avviene anche grazie alla riduzione dell’appetito e alla regolazione del comportamento alimentare. La distribuzione dei recettori GIP nel cervello è diversa da quella dei recettori GLP-1, e si ritiene che ciò contribuisca alla maggiore efficacia di tirzepatide, che agisce su entrambi. Inoltre, mentre gli adipociti non esprimono recettori GLP-1, possiedono recettori GIP attivi, il che suggerirebbe un’azione diretta di tirzepatide sul tessuto adiposo. Tali meccanismi d’azione aggiuntivi rendono tirzepatide potenzialmente più efficace nel contrastare i meccanismi che ostacolano il calo ponderale e il mantenimento dei risultati nel tempo. Lo studio SURMONT-5 è stato condotto con l’obiettivo di verificare tale ipotesi.
Quali sono le nuove evidenze? Il SURMOUNT-5 è un trial clinico multicentrico, randomizzato, open-label, di fase IIIb condotto da aprile 2023 a novembre 2024, nel quale sono stati arruolati 751 adulti in sovrappeso(BMI ≥27 kg/m2) o con obesità (BMI ≥30 kg/m2) e almeno una delle seguenti comorbilità: ipertensione, dislipidemia, apnea ostruttiva del sonno o disturbi cardiovascolari, ma senza DT2.
I partecipanti sono stati randomizzati in un rapporto 1:1 a ricevere la massima dose tollerata di tirzepatide(10 o 15 mg) o la massima dose tollerata di semaglutide (1,7 mg o 2,4 mg) per via sottocutanea una volta a settimana per 72 settimane.
L’obiettivo primario era valutare la variazione percentuale di calo ponderale alla 72esima settimana rispetto al basale. I partecipanti trattati con tirzepatide hanno ottenuto un calo ponderale medio del 20,2% (IC 95% da -21,4 a -19,1) rispetto al 13,7% (IC 95% da -14,9% a -12,6%) fatto registrare dai partecipanti trattati con semaglutide. La terapia con tirzepatide si è pertanto mostrata superiore rispetto a quella con semaglutide nella riduzione ponderale con una differenza stimata nel trattamento pari a -6,5 punti percentuali (IC 95% da -8,1 a -4,9; p <0,001).
Gli obiettivi secondari principali includevano riduzioni del peso corporeo pari ad almeno il 10, 15, 20 e 25%, e la variazione della circonferenza vita a 72 settimane rispetto al valore iniziale. Tirzepatide è risultata superiore in tutti questi obiettivi: un numero maggiore di partecipanti trattati con tirzepatide, rispetto a quelli trattati con semaglutide, ha ottenuto una riduzione del ponderale pari ad almeno il 10, 15, 20 e 25% rispetto al basale (p <0,001). In particolare, i soggetti che hanno ricevuto tirzepatide avevano una probabilitàrispettivamente 1,3, 1,6, 1,8 e 2 volte superiore di raggiungere tali livelli di calo rispetto a quelli trattati con semaglutide. Inoltre, i partecipanti trattati con tirzepatide hanno raggiunto una riduzione media della circonferenza vita di 18,4 cm, mentre quelli trattati con semaglutide hanno registrato una riduzione media di 13 cm, per cui tirzepatide si è dimostrata superiore a semaglutide anche nell’efficacia sulla riduzione della circonferenza vita (p <0,001).
Il profilo di sicurezza di tirzepatide nello studio SURMOUNT-5 è risultato sovrapponibile a quello degli altri studi del programma SURMOUNT. Gli eventi avversi più comuni sia per tirzepatide sia per semaglutide sono stati di natura gastrointestinale e generalmente di entità lieve o moderata.
I punti di forza di questo studio sono:
- l’eterogeneità del campione: il 19% dei partecipanti è afroamericano e il 26% ispanico o latino, riflettendo in modo rappresentativo la popolazione affetta da obesità;
- l’utilizzo della dose massima tollerata per entrambi i trattamenti, risultando clinicamente più rilevante rispetto a un approccio a dose fissa.
Un limite consiste nel non aver condotto lo studio in cieco; tuttavia, la coerenza dei risultati ottenuti con quelli di studi precedenti condotti in doppio cieco rafforza la validità e la generalizzabilità dei dati.
Commento e spunti per la pratica clinica. Le attuali raccomandazioni sulle percentuali di calo ponderale necessarie a ridurre le complicanze dell’obesità hanno fanno riferimento a un effetto-soglia e l’entità di calo necessario per ottenere la remissione, totale o parziale, di molte di tali condizioni è difficile da raggiungere o non è stata ancora chiaramente definita.
Con l’arrivo di una nuova generazione di farmaci per la gestione dell’obesità, diventano più accessibili e mantenibili riduzioni di peso più significative, aprendo così la strada a un possibile aggiornamento delle raccomandazioni verso un approccio terapeutico basato su obiettivi specifici (treat-to-target) anche per il peso, similmente a quanto avviene per i valori glicemici nel DT2. Tirzepatide ha mostrato una maggiore efficacia rispetto a semaglutide nella riduzione ponderale e della circonferenza vita nelle persone con obesità ma senza DT2, e pertanto potrebbe rappresentare una nuova e promettente opzione terapeutica per il trattamento dell’obesità e delle sue complicanze.
LEGGI L’ABSTRACT ORIGINALE: N Engl J Med 2025 May 11. Online ahead of print
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