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Tirzepatide nel trattamento dell’OSA… E dormi sereno!

Punti chiave

Domanda: L’utilizzo di tirzepatide in caso di obesità può contribuire al trattamento della sindrome da apnee notturne?

Risultati: Uno studio recentemente pubblicato mostra che i pazienti trattati con tirzepatide hanno beneficiato di un miglioramento della qualità della vita inteso come riduzione delle apnee notturne a 52 settimane (da 5 a 20 episodi in meno ogni ora), più evidente nei soggetti che ancora non hanno ricevuto indicazione alla CPAP. Inoltre, è stata osservata una contestuale riduzione del peso e della pressione arteriosa sistolica, in entrambi i casi statisticamente significativo.

Significato: Lo studio dimostra che tirzepatide, oltre ad essere efficace per il calo ponderale, si presenta come una possibile nuova opzione di trattamento molto promettente per le apnee notturne e potrebbe forse offrire un’alternativa alla terapia con CPAP.


A cura di Francesco Fasulo

16 luglio 2024 (Gruppo Comunicazione) – L’apnea ostruttiva del sonno (OSA, obstructive sleep apnea) comprende episodi multipli di chiusura parziale o completa delle vie aeree superiori durante il sonno che portano a interruzione respiratoria, seguita da risvegli e iperpnea. I sintomi possono includere eccessiva sonnolenza diurna, irrequietezza, russamento, risveglio notturno ricorrente, con sensazione di soffocamento e cefalea mattutina. L’eccesso di adiposità è un noto fattore di rischio eziologico. Il doppio agonista recettoriale tirzepatide, riducendo l’eccesso ponderale, potrebbe rappresentare un potenziale trattamento anche per tale condizione.

Al fine di valutare efficacia e sicurezza di tirzepatide in casi di OSA sono stati condotti due studi clinici di fase 3, in doppio cieco, randomizzati e controllati, nell’ambito del progetto SURMOUNT-OSA, che hanno coinvolto adulti con OSA di grado moderato-grave e obesità. I partecipanti che non erano in trattamento con pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP) all’inizio del reclutamento sono stati arruolati nello studio 1, mentre quelli che erano in trattamento con CPAP sono stati arruolati nello studio 2. I partecipanti sono stati assegnati con rapporto 1:1 a ricevere la dose massima tollerata di tirzepatide (10 o 15 mg) o il placebo per 52 settimane. L’endpoint primario prestabilito era la variazione dell’indice apnea-ipopnea (anche detto AHI [apnea-hypopnea index] che si basa sul numero di apnee e ipopnee durante un’ora di sonno) rispetto all’inizio dell’osservazione. Gli endpoint secondari includevano la variazione percentuale dell’AHI e del peso corporeo, nonché le variazioni del “carico ipossico”, dei disturbi del sonno riferiti dal paziente, della concentrazione di proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP, high-sensitivity C-reactive protein) e della pressione arteriosa sistolica.

All’inizio dell’indagine, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sul NEJM da Atul Malhotra(University of California, San Diego, CA; USA) e colleghi per conto dei SURMOUNT-OSA Investigators, l’AHI medio era di 51,5 eventi all’ora nello studio 1 e di 49,5 eventi all’ora nello studio 2, e il BMI medio era rispettivamente di 39,1 e 38,7 kg/m2. Nello studio 1, la variazione media dell’AHI alla settimana 52 è stata di -25,3 eventi all’ora (IC al 95%: da -29,3 a -21,2) con tirzepatide e di -5,3 eventi all’ora (IC al 95%: da -9,4 a -1,1) con placebo, per una differenza stimata del trattamento di -20,0 eventi all’ora (IC al 95%: da -25,8 a -14,2) statisticamente significativo (p <0,001). Nello studio 2, la variazione media dell’AHI osservata alla settimana 52 è stata di -29,3 eventi all’ora (IC al 95%: da -33,2 a -25,4) con tirzepatide e di -5,5 eventi all’ora (IC al 95%: da -9,9 a -1,2) con placebo, per una differenza stimata del trattamento di -23,8 eventi all’ora (IC al 95%: da -29,6 a -17,9), anch’esso statisticamente significativo (p <0,001).

Miglioramenti significativi si sono osservati anche per tutti gli endpoint secondari (quali la concentrazione di marcatori di flogosi o il controllo pressorio) nei pazienti trattati con tirzepatide rispetto al placebo. Gli eventi avversi più frequentemente riportati con tirzepatide sono stati di natura gastrointestinale e perlopiù di grado lieve o moderato.

In conclusione, tra le persone con OSA moderata-grave e obesità, tirzepatide ha ridotto l’AHI, il peso corporeo, il carico ipossico, la concentrazione di hsCRP e la pressione arteriosa sistolica e ha ridotto i disturbi relativi al sonno riferiti dai pazienti.

Lo studio presenta quindi alcuni spunti innovativi e particolarmente interessanti:

  • tirzepatide si presenta come una possibile nuova opzione di trattamento, molto promettente, per l’OSA e potrebbe offrire un’alternativa alla terapia con CPAP che alcune persone trovano invalidante o difficile da utilizzare con costanza;
  • il trattamento consentirebbe un approccio multiforme, cioè affrontare contemporaneamente sia l’eccesso ponderale sia l’OSA e contribuire alla salute generale del paziente e non soltanto alla risoluzione di una singola problematica.

Vi sono comunque alcune limitazioni da considerare:

  • la ricerca è ancora in fase iniziale: si tratta infatti di uno studio di fase 3 che, seppur significativo, non può prescindere da necessari trial più ampi ed a lungo termine per una conferma definitiva;
  • lo studio non è meccanicistico e non consente un’analisi di causa ed effetto: non è pertanto possibile sapere se il calo ponderale abbia causato il miglioramento dell’OSA o viceversa. Probabilmente si tratta di una combinazione di entrambi gli effetti.

N Engl J Med 2024 Jun 21. Online ahead of print

PubMed


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