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Trend del controllo glicemico in persone con diabete tipo 1 in Scozia dal 2004 al 2016

A cura di Lucia Briatore

29 luglio 2019 (Gruppo ComunicAzione) – In molte nazioni il controllo glicemico dei pazienti con diabete mellito tipo 1 (DMT1) non è ottimale. Poiché spesso si tratta di bambini o giovani con una lunga aspettativa di vita e il cui rischio di sviluppare complicanze dipende dal mantenimento di valori ottimali di glicemia, negli ultimi anni è stata rivolta molta attenzione al problema.

A partire dal 2012 il governo scozzese ha investito risorse e attivato politiche sanitarie volte a migliorare il trattamento dei giovani con DMT1 (1) attraverso un maggior uso di microinfusori di insulina, precoce accesso a corsi di educazione strutturata e maggiore uso del monitoraggio continuo del glucosio (CGM, continuous glucose monitoring). Una survey del 2016 ha evidenziato un miglioramento del compenso glicemico negli anni seguenti, tuttavia per avere informazioni più corrette è stata fatta un’analisi del registro nazionale scozzese dei pazienti con DMT1 per confermare questo dato. I risultati di tale studio sono stati recentemente pubblicati su Diabetologia (2).

L’analisi ha valutato i dati di HbA1cdi 30.717 persone con DMT1 registrati dal 2004 al 2016, le variazioni nel tempo e possibili variabili correlate. I risultati mostrano che la mediana (IQR) di HbA1c si riduce da 72 (21) mmol/mol (8,7 [4,1]%) nel 2004 a 68 (21) mmol/mol (8,4 [4,1]%) nel 2016. Il miglioramento reale si verifica solo negli ultimi 4 anni dal 2012-2016 con una riduzione di 3 mmol/mol (IC 95% 1,82, 3,43). La maggior riduzione si verifica nella popolazione infantile, da 69 (16) mmol/mol (8,5 [3,6]%) a 63 (14) mmol/mol (7,9 [3,4]%), e negli adolescenti, da 75 (25) mmol/mol (9,0 [4,4]%) a 70 (23) mmol/mol (8,6 [4,3]%). La situazione socioeconomica (valutata secondo lo Scottish Index of Multiple Deprivation) influenza la glicata: secondo il modello di regressione utilizzato, il 20% delle persone che vivono nelle aree più degradate hanno una HbA1c in media 8,0 (IC 95% 7,4, 8,9) mmol/mol maggiore del 20% delle persone che risiedono nelle aree meno degradate, con una differenza che non si modifica nel tempo. Il sesso femminile tende ad avere una HbA1c in media 1,7 (IC 95% 1,6, 1,8) mmol/mol maggiore rispetto agli uomini, senza variazioni nel tempo.

Pur non potendo dimostrare una correlazione diretta tra le politiche sanitarie scozzesi dal 2012 e il miglioramento della glicata nei bambini e adolescenti, secondo gli autori la contemporaneità degli eventi non sembra tuttavia casuale. E sottolineano il molto che resta ancora da fare per migliorare il trattamento di tali pazienti, soprattutto nelle fasce di popolazione in situazioni socioeconomiche più deboli. Le innovazioni in ambito terapeutico, farmacologico e organizzativo (CGM, FGM, CSII, SAP, insuline, PDTA, educazione strutturata) possono aiutare. Un attento monitoraggio degli strumenti usati e dei risultati ottenuti attraverso i vari registri disponibili (tra cui gli Annali AMD) è sicuramente indispensabile per aiutarci a capire meglio come curare i nostri pazienti.


1. Director-General Health & Social Care and Chief Executive NHS Scotland (2012) – Insulin pump therapy for people with type 1 diabetes

2. Diabetologia 2019;62:1375-84


AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.