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Trend di incidenza del diabete mellito: una revisione sistematica

A cura di Alessandra Clerico

23 settembre 2019 (Gruppo ComunicAzione) – I dati di incidenza di sviluppo di diabete disponibili in molti paesi nel mondo analizzati in un recente lavoro hanno evidenziato come tale incidenza sia aumentata a partire dagli anni ’90 del secolo scorso fino alla metà degli anni 2000, successivamente si sia stabilizzata e negli ultimi anni si stia riducendo. Gli autori dello studio, recentemente pubblicato su BMJ (1), ipotizzano che le strategie di prevenzione e di educazione alla salute rivolte alla popolazione generale potrebbero avere contribuito a questa inversione di tendenza, ma i commentatori concordano nel dire che i risultati vanno interpretati con cautela.

Il team di ricerca composto da ricercatori australiani, statunitensi e britannici ha condotto una valutazione su 22.833 abstract che hanno preso in considerazione il trend di incidenza del diabete nella popolazione adulta dal 1980 al 2017; è stata quindi condotta una revisione sistematica di 47 studi includenti un totale di 121 tipologie di popolazioni differenti per sesso ed etnia.

La review ha messo in luce che negli anni 1960-1989 il 36% della popolazione esaminata presentava un trend di incidenza di diabete in aumento, il 55% un trend stabile e il 9% un trend in discesa. Negli anni 1990-2005, il 66%% della popolazione esaminata presentava un trend di incidenza di diabete in aumento, il 32% un trend stabile e il 2% un trend in discesa. Ma negli anni 2006-2014 il trend di incremento lo si ritrova solo in un 33% della popolazione, mentre in un 30% e in un 36% rispettivamente il trend è stabile o in decremento.

Gli autori hanno peraltro sottolineato alcune limitazioni dello studio stesso: impossibilità di estrapolare i dati in base all’età o al sesso della popolazione esaminata, impossibilità di aggiustare i dati in base ai differenti metodi utilizzati per la diagnosi di diabete, molte fonti di dati erano solamente basati su dati clinici, la tipologia degli studi cambiava nel corso degli anni diventando sempre più frequente l’utilizzo di banche dati amministrative e sempre meno comuni gli studi di coorte. Infine, gli autori hanno fatto notare che vi erano poche evidenze provenienti da paesi a basso e medio reddito dove il trend di incidenza avrebbe potuto essere differente.

Le conclusioni a cui sono quindi giunti sono state che in molti paesi l’incidenza di nuove diagnosi di diabete nella popolazione adulta è aumentata dal 1990 fino a metà degli anni 2000 per stabilizzarsi o addirittura ridursi successivamente. Strategie volte alla prevenzione e alla salute della popolazione generale e campagne di sensibilizzazione possono aver contribuito positivamente a questo trend. I dati sono tuttavia limitati per ciò che riguarda quei paesi a basso o medio reddito in cui l’incidenza potrebbe essere differente. Il miglioramento della registrazione e della disponibilità dei dati e l’analisi degli stessi saranno d’ora in poi di estrema importanza per un efficace monitoraggio dell’epidemia diabete e per guidare sforzi di prevenzione nel futuro.

Gli autori stessi, in un editoriale di accompagnamento all’articolo (2), hanno aggiunto che come è consueto in una revisione sistematica lo studio cerca di rispondere a una domanda diversa da quella posta negli studi di fonte, pertanto è sempre richiesta cautela nell’interpretazione dei risultati. E, aggiungono, la stabilità o la riduzione dell’incidenza potrebbe riflettere la riluttanza individuale a essere sottoposti a esami e screening di salute per stress o disinteresse o perché alcune persone rifiutano la possibilità di essere etichettate come malate. Molti fattori sono determinanti per ottenere remissioni ad esempio attraverso efficaci programmi di gestione del peso corporeo che, se saranno implementati tra gli individui identificati come prediabetici, l’incidenza di diabete mellito si potrà ridurre.

Questa revisione sistematica quindi non fornisce un’evidenza definitiva ma in modo ottimistico ci suggerisce che l’incidenza del diabete sembrerebbe essere finalmente in riduzione.


1. BMJ 2019;366:l5003

2. BMJ 2019;366:l5407


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