Un appropriato utilizzo della messaggistica tra paziente e medico può migliorare la gestione del diabete?
A cura di Sara Colarusso
23 ottobre 2017 (Gruppo ComunicAzione) – Oltre i tradizionali setting ambulatoriali sono consigliati sistemi alternativi di comunicazione che, avvalendosi della tecnologia moderna, permettono di ottimizzare i tempi ristretti della visita medica. La “messaggistica” sicura tra pazienti e medici con l’utilizzo di internet attraverso portali e piattaforme web è ormai diffusa nella pratica della medicina attuale. Sono però limitate le evidenze su come la messaggistica si associ a indicatori di qualità clinica nei pazienti con diabete mellito tipo 2 (DMT2).
Un recente studio americano, condotto da Sukyung Chung (Palo Alto Medical Foundation Research Institute, Palo Alto, CA; USA) e coll. e pubblicato sulla rivista Diabetes Care, ha analizzato le correlazioni tra una forma di comunicazione basata su messaggi e la gestione del DMT2; in particolare, ha voluto valutare se tali metodi di comunicazione tra pazienti e medici siano associati a un minor numero di visite e a una migliore gestione della malattia.
In totale sono stati studiati 20.655 pazienti con DMT2 arruolati in un portale online di un’organizzazione sanitaria ambulatoriale della California nel periodo 2011-2014. Sono stati presi in considerazione i messaggi inviati da/verso medici di base o diabetologi come consulenza medica. È stata stimata l’associazione della messaggistica con gli indicatori di qualità del diabete, ovvero HbA1c <8%, pressione arteriosa <130/90 mmHg, controllo oculistico e monitoraggio della funzionalità renale, correggendoli per le caratteristiche dei pazienti (analisi multivariata).
La maggior parte dei pazienti (72%) ha utilizzato la messaggistica e coloro che hanno effettuato frequenti visite sono stati anche quelli che avevano una maggiore probabilità di utilizzarla (p <0,01). A parità di frequenza della visita, il mancato uso della messaggistica è risultato negativamente associato con la probabilità di raggiungere l’obiettivo di HbA1c < 8% (odds ratio [OR] 0,83 [IC 95% 0,77, 0,90], p <0,01). Tra gli utilizzatori della messaggistica, l’invio di più messaggi era associato con un migliore risultato rispetto al singolo messaggio/anno (due messaggi in più: OR 1,17 [IC 95% 1,06, 1,28]; tre messaggi in più: 1,38 [1,25, 1,53]; quattro messaggi in più: 1,55 [1,43, 1,69], p <0,01). La relazione tra la frequenza dei messaggi e il migliore controllo glicemico è risultata più evidente nei soggetti più giovani (<64 anni), utilizzatori di insulina e con preferenza per la lingua inglese. La frequenza dei messaggi è stata inoltre associata positivamente, anche se in maniera meno rilevante, con gli indicatori di processo – come l’effettuazione della visita oculistica. I messaggi inviati dal medico hanno avuto effetti simili a quelli inviati dal paziente, sottolineando una non influenza del fattore motivazionale o della selezione del paziente.
Dunque, allo stato attuale, i pazienti con DMT2 spesso utilizzano una corretta messaggistica per ricevere consigli medici, oltre alle visite di routine. Nella comune pratica clinica ambulatoriale la messaggistica può rappresentare una valida integrazione, non sostituendo le classiche visite di controllo, per migliorare la gestione della malattia soprattutto in alcuni pazienti con specifici bisogni assistenziali (barriere linguistiche, comorbilità, complessità terapeutiche). Saranno necessari ulteriori approfondimenti per la valutazione del rapporto costo-efficacia di tale nuova dimensione comunicazionale nei diversi contesti socioculturali.
Diabetes Care 2017;40(10):1342-8
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