Lombardia: pubblicato il documento di supporto agli specialisti diabetologi nella preparazione dei PAI
L’impegno del gruppo Piano Assistenziale Individuale per razionalizzare l’offerta assistenziale che assicuri continuità e garantisca equità e accessibilità alle cure per tutti i cittadini
Il diabete è una tra le patologie croniche con maggiore diffusione a livello mondiale ed è tra le priorità nelle agende dei governi alla ricerca di investimenti in programmi di cura efficaci ed efficienti, soprattutto in considerazione del sempre maggiore peso economico a cui dovranno far fronte i sistemi sanitari di tutti i paesi a livello mondiale. La Regione Lombardia ha deciso di contribuire con il tentativo di razionalizzare l’offerta assistenziale, assicurando la continuità di un sistema che garantisca equità e accessibilità alle cure per tutti i cittadini, lavorando a un documento, frutto della perfetta sinergia di colleghi diabetologi di AMD e SID, raccolti nel gruppo Piano Assistenziale Individuale (PAI): Antonio Bossi, Annalisa Giancaterini, Giuseppe Lepore, Italo Nosari, Emanuela Orsi, Patrizia Ruggeri.
Prima della pubblicazione, il documento, è stato sottoposto alla valutazione dei Presidenti Nazionali AMD e SID, di CLAD Lombardia (Coordinamento Lombardia Associazione Diabetici), OSDI Lombardia (Operatori Sanitari in Diabetologia Italiani), FAND Lombardia (Federazione Associazioni Nazionali Italiana Diabetici), che hanno fornito utili integrazioni.
Abbiamo intervistato Annalisa Giancaterini, membro del gruppo PAI e presidente regionale AMD Lombardia.
a cura di Miryam Ciotola, per il Gruppo ComunicAzione
Presidente Giancaterini quali linee cardine vi hanno guidato nella stesura del documento?
Il documento è il prodotto del lavoro di AMD e SID che a livello regionale stanno vivendo una serie di cambiamenti legati alla riforma sulla cronicità. La Regione ha infatti avviato una sperimentazione su un modello per la presa in carico della persona con patologia cronica (sono state prese in considerazione 62 patologie croniche, fra cui il diabete) attraverso l’implementazione di una nuova struttura organizzativa che mira a garantire continuità nell’accesso alla rete dei servizi, appropriatezza delle prescrizioni sanitarie/sociosanitarie/sociali, integrazione e raccordo tra le diverse competenze professionali, riorganizzazione della filiera erogativa tra ospedale e territorio evitando la frammentazione dei processi.
La riforma prevede anche la definizione dei “gestori”: chi sarebbero?
Il gestore è il titolare della presa in carico ed è la figura individuata per garantire il coordinamento e l’integrazione tra i differenti livelli di cura e i vari attori. Soprattutto, è colui che scrive il Piano Assistenziale Individuale (PAI). Il gestore può essere individuato nelle strutture sanitarie e sociosanitarie o nel MMG organizzato in forme associative.
Un lavoro filato via liscio?
Analizzando tutti i documenti della riforma sono sorte in generale perplessità su alcuni punti e anche differenti interpretazioni sulle nuove modalità di lavoro in particolare per la parte diabetologica. Soprattutto emergeva il rischio che nella formulazione dei PAI ci potessero essere pericolosi disallineamenti rispetto alle raccomandazioni e alle linee-guida per la cura del diabete da parte dei gestori “non diabetologi”. A rischio c’era ovviamente l’equità di offerta ai pazienti con diabete, l’estrema semplificazione dei percorsi diabetologici e che venisse persa la visione della complessità nella gestione di una patologia come il diabete.
Dalla perplessità all’analisi…
Da qui è nato il nostro lavoro, un impegno portato avanti con determinazione, sinergia e coesione tra le due società scientifiche per un obiettivo comune. Nell’immediato abbiamo voluto creare un documento che fosse di supporto a tutti i soci e che in qualche modo armonizzasse i PAI sul diabete tenendo conto sia delle indicazioni della Regione, in termini di stratificazione della popolazione sul grado di complessità e gravità, sia delle nostre raccomandazioni.
Un grosso sforzo nel tentativo di sintetizzare la complessità dei percorsi. È in pericolo la valorizzazione delle competenze?
Spero di no, ma il pericolo a mio avviso esiste non solo a livello regionale e non solo per il diabete. Il fatto che la Regione Lombardia abbia dato la possibilità ai MMG di essere gestori della presa in carico fa comprendere che ancora non è ben chiaro a tutti i livelli che la gestione di una patologia cronica non è solo di carattere amministrativo e non può essere attuata da chiunque. Le competenze devono avere un valore, devono essere valorizzate e devono essere riconosciute a tutti i livelli.
Prossimo passo?
Sarà proprio quello di collegare il documento alla valorizzazione delle competenze. È sicuramente stato un esercizio importante quello di tradurre in maniera sintetica, non semplicistica, il percorso del paziente diabetico e i suoi piani di cura. Le nostre competenze sono venute fuori molto chiaramente. Siamo stati in grado non solo di definire la parte diabetologica ma anche di descrivere i passaggi da un PAI di nostra stretta pertinenza a un PAI di altra pertinenza (per esempio cardiologica o nefrologica). Tali passaggi possono essere descritti e programmati solo da chi ha le conoscenze e le competenze sul governo dei processi clinici e organizzativi.
Il documento potrebbe costituire una base valida per il dialogo con gli organi regolatori?
Il documento è stato condiviso soprattutto a livello societario: con la presidenza nazionale, i direttivi regionali e poi con tutti i soci. È stato già inviato e sottoposto alla valutazione della Regione, che lo ha accolto con positività perché lo ha trovato fortemente allineato con gli obiettivi proposti dalla riforma e ci ha chiesto di proseguire la collaborazione su questo ambito. È stato inviato a tutte le Direzioni delle ATS e ASST per la più ampia diffusione e utilizzo. Con SID stiamo ora delineando la strategia per la seconda tappa di sviluppo del lavoro.
Su cosa la rete diabetologica Lombarda può e potrà concretamente contare?
Sicuramente le competenze. Storicamente, la nostra formazione in AMD è stata caratterizzata da un lungo percorso che ha creato una classe di diabetologi competenti, aggiornati, con un senso di appartenenza alla società scientifica e coesi alla vision nazionale, pur mantenendo ovviamente le radici nel territorio regionale. Cercheremo di dare una consistenza tangibile a queste competenze a livello istituzionale regionale lavorando proprio sulla rete diabetologica e alla sua formalizzazione definitiva.
Il commento del Presidente AMD, Domenico Mannino
Il documento prodotto dal gruppo PAI di AMD e SID deve essere inteso come un tentativo, mirabile e da apprezzare, di offrire a tutti coloro che saranno interessati ai vari momenti del percorso assistenziale un modello di intervento che coniuga efficienza ed efficacia delle prestazioni, costruito sulla base di documenti ufficiali di consenso, redatti dalla comunità scientifica italiana, che potrà essere utilizzato come base di discussione, anche con gli organismi regolatori, per l’individuazione della migliore offerta assistenziale.