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Fumo, rischio cardiovascolare e differenze di genere nel diabete di tipo 2: un’analisi osservazionale dello studio ADVANCE

A cura di Enrico Pergolizzi

19 febbraio 2016 (Gruppo ComuincAzione) – Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse sulla possibile esistenza di importanti e significative differenze tra uomini e donne per quanto riguarda l’impatto dei fattori di rischio su determinati outcome di salute. E’ stato dimostrato che il diabete tipo 2 (DMT2) è un fattore di rischio per malattia coronarica (CHD) e ictus più potente nelle donne che negli uomini. Allo stesso modo, nella popolazione sana, anche il fumo di sigaretta conferisce un aumentato rischio di CHD, soprattutto nelle donne rispetto agli uomini. Nonostante sia universalmente riconosciuto che il fumo di sigaretta sia un fattore di rischio maggiore per malattia cardiovascolare (CVD) in individui con e senza diabete, la prevalenza dei fumatori nei pazienti con diabete (nei quali il rischio di CVD è già di per sé aumentato) permane elevata. Infatti, esistono evidenze che in Europa la prevalenza di “fumatori attuali” e “non fumatori” tra gli individui con DMT2 è simile a quella della popolazione generale (fumatori attuali 25 vs. 28%, non fumatori 39 vs. 42%); e se nella popolazione generale è noto che gli effetti negativi del fumo sul rischio coronarico sono maggiori nelle donne che negli uomini, tale dato non è così ben chiaro per le persone con diabete.

Per questo motivo Juuso I. Blomster e coll. (Australia, UK, USA, Italia) hanno voluto indagare i rischi associati al fumo negli uomini e nelle donne con DMT2 di 20 paesi di tutto il mondo, partecipanti allo studio ADVANCE (Action in Diabetes and Vascular Disease: Preterax and Diamicron modi?ed release Controlled Evaluation); i risultati sono stati pubblicati sulla rivista British Journal of Medicine.

Sono stato valutati 11.140 pazienti con DMT2 con una età anagrafica ≥55 anni e con un aumentato rischio cardiovascolare al momento della randomizzazione. Gli outcome primari erano rappresentati dagli eventi cardiovascolari maggiori (morte per malattia cardiovascolare, ictus fatale o non fatale, infarto del miocardio [IM]), da tutti gli eventi cardiovascolari (evento cardiovascolare maggiore o arteriopatia periferica o attacco ischemico transitorio [TIA]) e dalla mortalità per tutte le cause. Gli outcome secondari erano gli eventi coronarici maggiori (IM fatale e non fatale), gli eventi cerebrovascolari maggiori (ictus fatale e non fatale), la nefropatia (insorgenza o peggioramento di malattia renale) e tutti i tumori.

Al basale, 6466 (56% donne) partecipanti non avevano mai fumato, 1550 (28% donne) erano attuali fumatori e 3124 (21% donne) erano ex fumatori. La durata media del follow-up è stata di 5 anni. Nei modelli di regressione di Cox, dopo molteplici aggiustamenti, rispetto al non aver mai fumato, il fumo attuale è stato associato a un aumentato rischio di tutti gli outcome primari e secondari, a eccezione degli eventi cerebrovascolari maggiori. Solo per gli eventi coronarici maggiori vi era una qualche evidenza di un effetto più importante del fumo nelle donne rispetto agli uomini (rapporto tra HR aggiustati donne:uomini 1,64 (0,83-3,26), p= 0,08). Per tutti gli altri outcome considerati, i rischi correlati al fumo sono stati simili negli uomini e nelle donne. Smettere di fumare è stato associato con una riduzione del 30% della mortalità per tutte le cause (p = 0,001) in entrambi i sessi.

In conclusione, nei soggetti con diabete, gli effetti del fumo su tutte le forme di malattia cardiovascolare sono sovrapponibili tra donne e uomini con l’unica possibile eccezione per gli outcome coronarici maggiori dove sembra esserci un maggiore rischio per il sesso femminile.

 

BMJ Open. 2016 Jan 8;6(1):e009668

PubMed


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