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Revisione sistematica sulla dieta mediterranea: il calo ponderale a lungo termine

A cura di Sara Colarusso

14 marzo 2016 (Gruppo ComunicAzione) – Sono diversi gli studi osservazionali che dimostrano come la dieta mediterranea si associ a un miglior stato di salute. Studi di coorte evidenziano che l’aderenza alla dieta mediterranea riduce fino al 50% il rischio di sindrome metabolica e riduce il rischio di mortalità fino a 20 anni. In tale prospettiva, la dieta mediterranea è stata proposta come intervento per la prevenzione delle patologie cardiovascolari, per ridurre l’incidenza di diabete mellito tipo 2 (DMT2) e di patologia vascolare periferica, il tasso di fibrillazione atriale, la sindrome metabolica, oltre che per ridurre la pressione arteriosa, il rischio ipertensivo e l’aterosclerosi carotidea. Sebbene siano noti tutti questi variegati effetti benefici non è chiara ancora del tutto l’efficacia della dieta mediterranea sul calo ponderale in soggetti obesi o sovrappeso oltre i 12 mesi di trattamento dietetico.

Una recente revisione sistematica di Joseph G. Mancini e coll. (Canada) pubblicata sull’American Journal of Medicine ha analizzato una serie di trial clinici controllati randomizzati (RCT) per valutare gli effetti della dieta mediterranea sul calo ponderale e sui fattori di rischio cardiovascolari in soggetti sovrappeso/obesi che cercano di perdere peso. La revisione è stata condotta sui database di MEDLINE, EMBASE e Cochrane Library of Clinical Trials per studi condotti dal gennaio 2015 che includessero la “dieta mediterranea” quale intervento terapeutico. I dati sono stati estratti da due revisori indipendenti. Sono stati esclusi: trial condotti su partecipanti con neoplasie o trapiantati, così come quelli incentrati sul mantenimento del peso; trial trasversali, non randomizzati e non controllati e quelli che non descrivono un counseling o intervento su attività fisica egualmente suddiviso in >2 bracci, ovvero con inadeguato gruppo di controllo.

E’ stato valutato come endpoint primario: calo ponderale a >12 mesi o secondo follow-up più lungo. Endpoint secondari sono stati: BMI, grasso corporeo, circonferenza addominale, rapporto addome/fianchi, colesterolo totale/HDL/LDL, trigliceridi, pressione arteriosa sistolica e diastolica, glicemia a digiuno e insulinemia, HOMA, emoglobina glicata. Nella revisione sono stati inclusi 5 trial (n = 998) selezionati secondo i criteri stabiliti e che pertanto includessero la dieta mediterranea come tipo di intervento e altre diete di confronto quali quella a basso contenuto di grassi, a basso contenuto di carboidrati, la dieta secondo l’American Diabetes Association. Gli autori hanno rilevato come la dieta mediterranea sia stata moderatamente efficace nel ridurre il peso corporeo (-3,8/10,1 kg) a >12 mesi. In 3 RCT la dieta mediterranea è stata significativamente più efficace sul calo ponderale della dieta a basso contenuto di grassi, ma non rispetto alle altre diete di confronto. Risultati simili si sono osservati sul BMI e sulla circonferenza addominale. Parimenti, la dieta mediterranea riporta effetti sul controllo glicemico in maniera simile alle altre diete; significativi miglioramenti si sono però osservati nei pazienti con DMT2. In tali pazienti l’aderenza alla dieta mediterranea comporta una maggiore riduzione della glicemia a digiuno rispetto alle altre diete (da -0,89 a -4,30 mmol/l vs. da -0,67 a -3,10 mmol/l) e miglioramenti sull’emoglobina glicata a >12 mesi. Relativamente al profilo lipidico, la dieta mediterranea ottiene una maggiore riduzione dei trigliceridi, ma sugli altri parametri ha effetti sovrapponibili alle altre diete. Identici risultati per gli effetti sul profilo pressorio.

Dunque, la dieta mediterranea risulta sì efficace nel ridurre il peso e i fattori di rischio cardiovascolari in soggetti sovrappeso/obesi, ma non più delle altre diete. Non c’è una dieta ideale per il mantenimento del calo ponderale. Gli autori confermano i risultati di precedenti revisioni sistematiche sul tema e confermano l’importanza di un approccio di cura basato su 3 step: al primo posto, modificazioni dello stile di vita attraverso dieta, attività fisica e terapia comportamentale; al secondo posto, terapia farmacologica; infine, la chirurgia bariatrica nel caso di fallimento delle precedenti soluzioni nei soggetti con obesità grave o moderata e con comorbilità. I limiti di tale revisione consistono nell’eterogeneità degli studi in relazione al disegno, alle popolazioni incluse, ai comparator, al tipo di raggruppamento statistico; nell’esiguità e selettività della ricerca che ha limitato il campione analizzato; inoltre, il campione analizzato includeva circa il 90% di pazienti con DMT2 o patologie cardiovascolari limitando dunque la possibilità di estendere in maniera incondizionata tutte le conclusioni dell’analisi alla popolazione generale in sovrappeso od obesa. Ma, d’altro canto, tale aspetto rafforza ancor più il sicuro utilizzo della dieta mediterranea nei pazienti affetti da obesità associata a comorbilità.

 

Am J Med2015, Dec 22. In press

PubbMed


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