Vite da paura
Uno studio pubblicato a gennaio dagli Archives of General Psychiatry solleva una questione filosofica molto importante sulle estreme conseguenze di una tematica che sembra coinvolgere l’elettorato di tutte le nazioni occidentali: la politica della sicurezza e dell’allarme generalizzato. I ricercatori hanno studiato la salute di un campione di 2.700 americani a partire da una data precedente a quella, tragica, dell’11 settembre 2001. È risultato che negli anni successivi all’attentato delle torri gemelle gli individui più ansiosi nei confronti del terrorismo hanno una probabilità da tre a cinque volte maggiore di essere diagnosticati per una patologia cardiovascolare. Lo studio ha coinvolto persone che non abitavano a New York o Washington e che non conoscevano alcuna vittima degli attentati. Il dieci per cento del campione ha segnalato sintomi da stress acuto (incubi e insonnia) dopo gli attacchi e nei successivi tre anni il 40% ha dichiarato di aver nutrito la costante preoccupazione di rimanere vittime del terrorismo. In totale, le persone maggiormente a rischio, le più preoccupate, rappresentano circa il 6% del campione.
Gli autori dello studio osservano che pur non potendo stabilire alcuna reazione di causa-effetto da questa semplice correlazione, estrapolando tali percentuali su tutta la popolazione americana si otterrebbero 10 milioni di persone a rischio. Se una percentuale di appena tre decimillesimi di loro dovesse realmente incorrere in una morte per ragioni cardiovascolari, avremmo una cifra di vittime pari a crollo del World Trade Center. In altre parole, una politica basata sulla costante sollecitazione alle misure anti-terroristiche induce stress. E lo stress, potenzialmente, può uccidere. Molto più dello stesso terrorismo. Certo, come accade quando si cerca di capire ‘in che cosa’ sbaglino le previsioni del tempo, è difficile misurare l’effetto di un’attenuazione dei livelli di allerta. Se gli attacchi dei terroristi lasciati più liberi di agire dovessero aumentare, tutte le percentuali andrebbero riviste. Probabilmente la risposta sta nel mezzo di una giusta prudenza: sicurezza senza allarmismo.