Diabete professionale: il rischio insetticidi
La tossicità ambientale di determinate sostanze, in particolare quelle utilizzate in agricoltura come pesticidi, può essere associata a un maggior rischio di contrarre il diabete. Lo afferma uno studio da poco pubblicato sull’American journal of epidemiology, i cui autori miravano a stabilire l’eventuale rapporto di causa/effetto tra una esposizione molto prolungata ai pesticidi e l’incidenza del diabete. Il campione di individui presi in esame abbraccia infatti coloro che manipolano e applicano i pesticidi per la loro professione agricola. Negli Stati Uniti quello dell’applicatore di pesticidi e sostanze tossiche affini è un mestiere per il quale occorre una certificazione e lo studio ha preso in esame lo stato di salute di oltre 33mila applicatori autorizzati, in misura preponderante maschi bianchi non ispanici.
Il diabete incidente è stato volontariamente segnalato in un arco di cinque anni a partire dal 1999, per un totale di 1.176 casi contro 30.611 non diabetici. Il reclutamento originario del campione era stato effettuato nel quinquennio precedente, tra il 1993 e il 1997, periodo in cui i partecipanti all’indagine hanno contribuito a definire una anamnesi riferita alla durata della loro esposizione ai pesticidi.
Gli autori della ricerca hanno preso in considerazione due principali parametri di valutazione: l’uso continuativo e l’uso complessivo in numero di giorni nell’arco dell’intera vita professionale. L’analisi ha messo in evidenza sette sostanze (aldrina, clordano, eptacloro, diclorvos, triclorfon, alacloro e cianazina) per le quale le percentuali di incidenza aumentano in entrambe le modalità di esposizione. In particolare, gli applicatori che hanno manipolato aldrina, clordano e eptacloro per periodi superiori a 100 giornate complessive, registrano il 51, il 63 e il 94% di rischio in più di sviluppare il diabete. Tutti i valori sono coerenti con quelli ottenuti in altre indagini sull’uomo e sull’animale. Ciò che nuoce agli insetti non fa certo bene al pancreas, al fegato e al resto dell’organismo.
American journal of Epidemiology, marzo 2008