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Diventa sempre più difficile ignorare (o far finta di dimenticare) che l’esercizio fisico fa bene alla salute. Lo ricordano una volta di più gli Archives of internal medicine, con uno studio firmato da Lance Davidson della Queen’s University di Kingsland, in Canada. Davidson è riuscito a dimostrare con cifre molto significative che un mix calibrato […]

Diventa sempre più difficile ignorare (o far finta di dimenticare) che l’esercizio fisico fa bene alla salute. Lo ricordano una volta di più gli Archives of internal medicine, con uno studio firmato da Lance Davidson della Queen’s University di Kingsland, in Canada. Davidson è riuscito a dimostrare con cifre molto significative che un mix calibrato e non eccessivamente impegnativo di esercizi di tipo aerobico e di resistenza fisica, non solo migliorano in generale le capacità di movimento ma hanno effetti molto marcati sulla resistenza all’insulina, anticamera del diabete nelle persone anziane e in sovrappeso.
Lo studio ha coinvolto poco meno di 150 persone di oltre 65 anni di età affette da obesità addominale, la classica ciambella di grasso (oltre 102 cm di girovita negli uomini e 88 nelle donne). Il campione è stato suddiviso in tre gruppi (oltre a un quarto di controllo) sottoposti a diversi programmi di allenamento. Alcuni hanno seguito un programma di resistenza (nove esercizi per 20 minuti almeno tre vole alla settimana); un secondo si è impegnato in attività aerobiche (30 minuti di tapis roulant cinque volte alla settimana); mentre un terzo gruppo si è impegnato in un mix di questi esercizi. Il gruppo di controllo ha proseguito senza alcuna variazione il proprio stile di vita sedentario.
Dopo sei mesi di esercizi e prove, Davidson ha misurato effetti incontrovertibili, in particolare, il gruppo che si era sottoposto a un duplice tipo di attività aveva tratto i maggiori benefici, ma l’aspetto interessante è che i buoni risultati sono stati ottenuti anche con uno sforzo minimo, con un paio di ore di esercizi a settimana. Il trucco, conferma Enzo Nisoli del Centro di studio e ricerca sull’obesità dell’Università di Milano, sta proprio nel concetto di programma: lo sforzo deve essere pianificato ed effettuato con regolarità. «Tutti dicono che bisogna muoversi ma pochi lo fanno davvero», ha sottolineato il ricercatore. Fare due piani di scale oggi, evitare domani di prendere l’auto, non significa ‘fare moto’. Bisogna impegnarsi a fondo, magari per poco tempo, ma con grande continuità. Ci sono anche precise ragioni organiche che rendono così difficile impegnarsi, specie quando si portano addosso diversi chili di troppo. Le cellule dei muscoli degli obesi, sono carenti di mitocondri, le ‘centraline’ che hanno il compito di estrarre energia spendibile dalle particelle di grasso. Tutto questo innesca il circolo vizioso di un cervello che in assenza di energia sufficiente riduce il metabolismo basale e con esso il fabbisogno energetico e la voglia di muoversi. Chi più siede, più vuol star seduto.