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Obesi, ma per quanto?

Sappiamo tutti che per la maggior parte dei fattori di rischio la variabile che conta è l’esposizione. E questa è data dalla intensità del contatto moltiplicata per la durata del contatto stesso. Vale per l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, per l’iperglicemia, e per il fumo. Vale anche per l’obesità? Curiosamente nessuno si era dato la pena […]

Sappiamo tutti che per la maggior parte dei fattori di rischio la variabile che conta è l’esposizione. E questa è data dalla intensità del contatto moltiplicata per la durata del contatto stesso. Vale per l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, per l’iperglicemia, e per il fumo.
Vale anche per l’obesità? Curiosamente nessuno si era dato la pena di confermarlo. Lo ha fatto uno studio della Monash University che ha preso in esame i dati del Framingham Heart Study, lo studio di popolazione più lungo.
I cittadini di Framingham sono seguiti e misurati in ogni parametro dal 1948. Lo studio ha preso in considerazione i pazienti che non avevano diabete o patologie cardiovascolari all’inizio e ha calcolato per quanti anni ciascuno di loro è stato obeso e ha messo in relazione questo dato con gli eventi vascolari fatali.
Dall’analisi dei dati è emerso che per coloro che avevano trascorso un numero medio di anni in condizioni di obesità – tra i 5 e i 14,9 anni – il rischio di morte era pressoché doppio di quello di chi non era mai stato obeso. Il rischio addirittura triplicava nel gruppo con più anni di obesità (più di 15). Più in particolare, si è evidenziato come ogni due anni aggiuntivi di obesità, la mortalità risulti aumentata del 6-7%.
Messo in positivo significa che per l’obesità, come per il fumo, non solo prima si smette meglio è ma vale sempre la pena di ridurre il peso.