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Buono, pulito e santo?

Le religioni, e in particolare quelle 'del Libro' propongono una alimentazione sana ed equilibrata affiancando precetti, tabù, consigli e la valorizzazione della commensalità. In questo senso la nuova attenzione verso una alimentazione 'buona, pulita e giusta' converge con la ricerca di un senso religioso nella vita quotidiana. Parla Massimo Salani

Negli ultimi mesi si è riscontrato fra i teologi grande interesse sul tema ‘alimentazione e cristianesimo’. Enzo Bianchi, priore di Bose, ha pubblicato lo scorso anno per Einaudi Spezzare il pane: Gesù a Tavola e la sapienza del vivere. Un libro, La cucina del Risorto – Gesù “cuoco” per l’umanità affamata, ha sottolineato perfino le particolari capacità di ‘cuoco’ attribuite dai Vangeli a Gesù.

Massimo Salani, docente di Storia delle religioni e Patrologia non ha certo atteso l’Expo 2015 per affrontare il tema. Da venti anni Salani ha approfondito la ricerca sulla alimentazione nelle religioni, ricerca che ha preso la forma di lezioni presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Pisa e lo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore e di numerosi libri. Il suo A tavola con le religioni, edito nel 2007 da EDB, ha ‘partorito’ una piccola collana con un libro dedicato al tema dell’alimentazione nell’islam, nell’ebraismo, nel cristianesimo e perfino nell’induismo, buddhismo e jainismo.

«Sono partito dalla raccomandazione del Concilio Vaticano II di approfondire, per quanto possibile, i momenti di contatto e di vicinanza tra il cristianesimo e le altre religioni», spiega Massimo Salani, «nonché ovviamente fra le confessioni cristiane e ho trovato un interessante terreno di indagine in questo campo: In tutte le religioni, in particolare nelle tre religioni ‘del Libro’: ebraismo, cristianesimo e islam, è fortissima l’attenzione alla ‘alimentazione’».

Massimo Salani, fa un esempio tratto dal linguaggio comune: «Quale verbo usiamo per definire l’operato di un cuoco? ‘Creare’: il tal chef ha ‘creato’ una ricetta, un menù, un piatto. Quasi dal nulla come il Creatore che le tre religioni mettono al centro del loro credo».

Dall’esterno si ha la sensazione che le religioni irrompano nell’alimentazione solo ponendo veti ed erigendo tabù. Non è affatto così: le religioni valorizzano il cibo e l’atto di mangiare più di quanto non facciano le etiche laiche. «Certo il primo ‘peccato’ all’inizio della Bibbia appare come il ‘peccato di gola’ del frutto proibito», ammette Salani. Ma è pur vero che nella stessa Genesi, Dio dice: “Ecco, io vi dò ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero che dà frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo”. Della Bibbia (e della Torah) conosciamo le complesse norme alimentari della kasherut. Ma in Isaia fioriscono gli aggettivi per definire un banchetto: “Il Signore dell’universo preparerà per tutti i popoli un banchetto di cibi abbondanti, un banchetto di vini raffinati, di cibi succulenti, di vini eccellenti. L’Ecclesiaste (Qohelet) che è più noto per gli aforismi rassegnati e pessimistici, recita con entusiasmo “Mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto”.

«Nel cristianesimo mangiare è sempre ‘mangiare insieme’», sottolinea Salani,«il sacramento base del cristianesimo, la comunione, è ‘la santa cena’. I suoi momenti sono narrati ogni giorno nelle funzioni religiose. Il primo miracolo della vita di Gesù è un banchetto: le nozze di Cana. Le sue due ultime apparizioni sono legate al cibo. Nei Vangeli sinottici la cena di Emmaus mentre in quello di Giovanni, Gesù riappare sui bordi del lago mentre arrostisce del pesce e invita gli apostoli che lo incontrano a consumare pesce». Il cristianesimo valorizza l’agape, la commensalità, sia fra persone che già si conoscono sia come modo per ‘fare amicizia’. A Zaccheo, odiato esattore di tasse, che si arrampica sul sicomoro per vederlo da lontano, Gesù non dice “Zaccheo scendi che ti devo parlare”, ma “Zaccheo: va a casa e preparati perché stasera sarò a cena a casa tua” e gli avverbi di tempo così precisi sono rari e significativi nei Vangeli. «L’unica preghiera consegnataci da Gesù nei Vangeli cita il ‘pane quotidiano’ e gli esempi potrebbero moltiplicarsi», ricorda lo studioso pisano.

La presenza divina nel pasto era nota anche ai Greci: un’alimentazione sobria e talvolta festosa ma sana ed equilibrata. Il digiuno, lungi dal disprezzare il cibo, serve a valorizzare insieme il cibo e chi lo assume proprio proponendo dei momenti di distacco. In questo senso c’è una convergenza fra la nuova attenzione alla alimentazione che vediamo crescere in questi anni e le prescrizioni delle diverse religioni», ricorda l’esperto. È come se la sensibilità comune si risvegliasse da un periodo in cui il cibo «perdeva valore in tutto: anche nel suo significato religioso» e andasse, magari un po’ a tentoni, alla ricerca degli antichi significati dell’atto più complesso e antico della storia dell’uomo: il primo ponte fra naturalità e cultura.

Qualche libro per capire

  • Massimo Salani, A tavola con le religioni, EDB 2007
  • Massimo Salani, A tavola con le religioni: Ebraismo, Islam, Cristianesimo, Induismo, EDB 2014
  • Enzo Bianchi, Spezzare il pane: Gesù a Tavola e la sapienza del vivere, Einaudi 2015
  • Claude Lévi-Strauss, Il crudo e il cotto, Il Saggiatore, 1966
  • Marcel Detienne, Jean Paul Vernant, La cucina del sacrificio in terra greca, Bollati Boringhieri, 1982
  • Enzo Bianchi, Cibo e sapienza del vivere (Conferenza del 2015)