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Congresso EASD 2015 – Highlights

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Le relazioni del 18 settembre 2015

I bambini che vivono in quartieri disagiati e con mancanza di spazi verdi sono candidati all’obesità

CongressoMedico – All’EASD 2015 è stato ribadito che i bambini che crescono in quartieri disagiati e hanno scarso accesso a giardini o spazi verdi sono a rischio di diventare obesi al compiere dei 7 anni di età.

Giel Nijpels, MD, PhD, del VU Medical Center di Amsterdam (Paesi Bassi), ha detto che i bambini oggetto di studio del suo gruppo avevano il 14% in più di probabilità di essere in sovrappeso od obesi se vivevano in una zona dove l’accesso allo spazio verde era limitato (OR 1,14, IC 95% 1,02-1,27) e il 35% in più di probabilità (OR 1,35, IC 95% 1,16-1,58)] se cresciuti senza la possibilità di correre in un giardino.

Nella sua presentazione, Nijpels ha detto che analizzando 6467 bambini del Millennium Cohort Study il vivere in un ambiente povero è stato associato a un significativo rischio di essere sovrappeso. Nello specifico, le persone che vivevano in quartieri “pessimi” hanno avuto un 22% in più di rischio di avere figli in sovrappeso [OR1,25 (IC 95% 1,02-1,42)] e le persone che vivevano in quartieri descritti come “mediocri “ hanno avuto bambini che avevano un 27% in più di rischio di essere sovrappeso [OR 1,27 (IC 95% 1,11-1,47)].

Il Millennium Cohort Study è un’indagine rappresentativa a livello nazionale che ha preso in esame circa 19.000 bambini nati nel Regno Unito tra il 2000-2001 che sono stati seguiti nel tempo. I dati sono derivati dall’Inghilterra, con le indagini svolte a età diverse: 9 mesi, 3 anni, 5 anni e 7 anni. E’ stato utilizzato un modello computerizzato per calcolare tutte le associazioni tra diventare sovrappeso/obesi e varie determinanti: quantità di spazio verde nel quartiere, avere accesso a un giardino e condizione/status del quartiere. Successivamente, determinanti parentali e socioeconomici, tra cui il consumo di cibo, l’attività fisica, il livello di istruzione, il possesso di alloggio e la povertà sono stati valutati come moderatori o mediatori dell’associazione iniziale.

I ricercatori hanno così esaminato i risultati seguendo bambini dai 3-5 anni fino ai 7. Oltre ai parametri dei soggetti, i ricercatori hanno anche esaminato i fattori socioeconomici, trovando che il livello di istruzione potrebbe influenzare l’aumento ponderale dei bambini: “Il livello di istruzione più basso, a partire dal mancato conseguimento di un diploma di scuola elementare, l’assenza di un giardino e un’area verde aumentano il rischio di diventare sovrappeso o obesi” ha ribadito Nijpels. Che ha aggiunto: “A un livello di istruzione più alto, come la scuola secondaria, corrispondeva la percezione di un ambiente che aumenta la probabilità di diventare sovrappeso/obesi”.

Michael Yafi, MD, dell’University of Texas Health Science Center (USA), ha precisato: “Tutto ciò è conseguenza di una mancanza di attività fisica. E questo è legato anche all’insicurezza dei quartieri delle città statunitensi. Anni fa, quando eravamo bambini, andavamo a scuola a piedi, e nelle città dove non c’erano giardini o parchi i bambini giocavano all’aperto, sui marciapiedi e negli spiazzi. Avere parchi è molto importante, ma si può ancora giocare fuori dove è sicuro, invece di giocare con i videogiochi… Che possono essere una causa di obesità..”.

E ha aggiunto: “Ci sono molte scuole che stanno tagliando le ore di educazione fisica e non pochi genitori con i bambini obesi chiedono con certificato medico l’esonero dalle ore di educazione fisica. Io dico loro di no: i ragazzi devono fare educazione fisica. E poi ci sono i problemi familiari o di integrazione, che possono causare momenti di disagio che a loro volta possono portare a mangiare di più”.

Nijpels ha ribadito: “I bambini sovrappeso e obesi sono a maggior rischio di diventare sovrappeso e obesi da adulti. Quindi, essere in sovrappeso o obesi in età infantile è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di diabete tipo 2”.

E ha concluso: “Abbiamo dimostrato che la limitazione all’accesso allo spazio esterno è associata a un futuro sviluppo di sovrappeso/obesità, anche se esso può essere moderato dal livello d’istruzione. Sono necessarie ulteriori ricerche per vedere come possiamo implementare questi risultati nella prevenzione del diabete tipo 2. E parliamo ai genitori, cerchiamo di educarli”.

Conflitto di interessi: i Dott Nijpels e Yafi non hanno riportato alcun potenziale conflitto di interessi.

Fonte: Van der Zwaard et al. Is access to the outdoors associated with childhood overweight and obesity? EASD 2015; abs 187


Il pancreas artificiale sorpassa il microinfusore

CongressoMedico – In uno studio randomizzato presentato all’EASD 2015, un sistema “a circuito chiuso” per la somministrazione di insulina, che controlla la glicemia e gestisce automaticamente l’insulina, è risultato avere ha un andamento migliore rispetto alla terapia con microinfusore associata a sensore in pazienti diabetici di tipo 1 per 12 settimane.

I ricercatori hanno confrontato l’andamento glicemico in 58 pazienti, 33 dei quali adulti che hanno utilizzato il sistema a circuito chiuso di giorno e di notte, e 25 bambini o adolescenti che lo hanno utilizzato solo di notte.

Il co-autore dello studio (che è stato anche contemporaneamente pubblicato sul New England Journal of Medicine), Hood Thabit, MD, degli University of Cambridge Metabolic Research Laboratories (USA), ha dichiarato che tra gli adulti la percentuale di tempo con glicemia nell’intervallo di riferimento era 11,0 punti percentuali superiore (IC 95% 8,1-13,8; p <0,001) rispetto al gruppo di controllo; per gli adolescenti è stato di 24,7 punti percentuali superiore (IC 95% 20,6-28,7; p <0,001).

I partecipanti – che durante lo studio non sono stati monitorati in remoto o supervisionati – provenivano da più siti e hanno trascorso 12 settimane con il sistema a ciclo chiuso e quindi 12 settimane con la terapia insulinica standard.

Nello specifico, tutti i pazienti erano diabetici tipo 1 ed erano stati sottoposti a terapia con microinfusore per almeno 6 mesi. I ricercatori hanno reclutato gli adulti con un livello di emoglobina glicata tra 7,5 e 10%; bambini e adolescenti avevano un età di 6-18 anni e un livello di emoglobina <10%. Entrambi i gruppi hanno utilizzato i dispositivi a circuito chiuso per alcuni giorni come periodo di run-in prima di essere randomizzati. Gli adulti portavano il sistema a circuito chiuso per una media di 20,2 ore al giorno; durante il periodo di controllo, portavano il microinfusore per una media di 22,9 ore al giorno. Il sistema a circuito chiuso è stato in funzione in media 9,3 ore al giorno nel gruppo dei bambini e adolescenti.

I ricercatori hanno detto: “L’attuale studio si estende e conferma i risultati dei nostri precedenti studi più brevi durante la vita quotidiana in adulti e adolescenti”. Ma i risultati attuali non sono stati tutti favorevoli per il sistema a ciclo chiuso: un adulto ha avuto un ipoglicemia grave dopo che il sistema ha perso la connettività perché la batteria si era esaurita e un adolescente ha avuto 2 gravi episodi di ipoglicemia, accompagnate da convulsioni, quando il sistema a ciclo chiuso non era in uso.

I ricercatori hanno riferito che per gli adulti il livello di glucosio medio era inferiore di 11 mg/dl (IC 95% da -17 a -6; p <0,001) nel gruppo a circuito chiuso rispetto al gruppo di controllo. L’area sotto la curva per il tempo durante il quale la glicemia era <63 mg/dl è stato inferiore del 39% (IC 95% 24-51; p <0,001), così come il livello di emoglobina glicata media, pari allo 0,3% ( IC 95% da -0,5 a -0,1, p = 0,002).

Tra i bambini e gli adolescenti, la glicemia media di notte era più bassa nel gruppo a circuito chiuso di 29 mg/dl (IC 95% da -39 a -20; p <0,001); l’area sotto la curva per il tempo in cui la glicemia era <63 mg/dl è stata inferiore, del 42% (IC 95% 4-65; p = 0,03).

“Per tutto il periodo delle 24 ore, per i bambini e gli adolescenti del gruppo del sistema a circuito chiuso sono stati evidenti i vantaggi, il maggiore dei quali dovuto alla riduzione delle ipoglicemie, in particolare nel periodo del dopo colazione”.

Negli ultimi due anni, c’è stata una corsa allo sviluppo dei sistemi di somministrazione dell’insulina a circuito chiuso definiti pancreas artificiali o beta-cellule artificiali. La promessa del sistema è di ridurre lo stress e la preoccupazione dei pazienti con diabete tipo 1 per controllare la glicemia quando svolgono attività sportiva o durante la notte.

In un commento, Joel Zonszein, MD, dell’Albert Einstein College of Medicine (USA), ha detto che il miglioramento della tecnologia è sempre una buona notizia. Ma ha aggiunto che i numeri non sembrano essere soddisfacenti: “Si tratta di una delle migliori tecnologie e si sta lavorando per migliorarla. Ma i numeri, sia per il controllo glicemico sia per la riduzione dell’ipoglicemia, dovrebbero essere migliori di quanto mostrato”.

I ricercatori hanno concluso: “Lo studio è stato limitato dal numero di dispositivi che i partecipanti hanno dovuto usare. Un algoritmo di controllo più adattabile potrebbe migliorare ulteriormente i benefici durante il giorno”.

Conflitto di interessi: gli autori hanno dichiarato relazioni con diverse aziende farmaceutiche, fra cui AstraZeneca, Roche, Novo Nordisk, Animas, AbbVie, AstraZeneca, Janssen, Lifescan, Sanofi Aventis, Senseonics, Medtronic, Cellnovo, Janssen, Lifescan e altre ancora.

Fonte: Thabit H. et al. Home Use of an Artificial Beta Cell in Type 1 Diabetes. N Engl J Med2015; DOI: 10.1056/NEJMoa1509351