Abbiamo un piano per la prevenzione
La prevenzione rappresenta senza dubbio la strategia migliore per ‘fare salute’, ritardando o evitando la comparsa di buona parte delle patologie e delle condizioni, soprattutto croniche e riducendo così in prospettiva anche i costi per le persone, le loro famiglie e la collettività.
Fin qui siamo tutti d’accordo, ma passare da queste affermazioni di principio alle misure concrete non è però così facile. Esattamente cosa è possibile prevenire? Con quali azioni? A quali popolazioni è meglio rivolgersi affinché queste iniziative siano più efficaci?
Il Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) cerca di rispondere a queste domande. Si tratta di un documento redatto dal Ministero della Salute e sottoposto alle Regioni attraverso il ‘tavolo’ della Conferenza Stato-Regioni. Il Ministero, infatti, dispone di risorse aggiuntive a quelle ‘girate’ dal Tesoro alle Regioni per finanziare la spesa sanitaria, e il Piano stabilisce gli obiettivi e gli strumenti da adottare, a livello regionale, attraverso i Piani Regionali di Prevenzione, per utilizzare queste risorse.
La redazione dei Piani (quello attuale è il terzo) è un processo di miglioramento continuo. Quello attuale, il PNP 2014-2018, sottoscritto con intesa Stato-Regioni il 13 novembre 2014, ha scelto di concentrarsi su pochi macro-obiettivi, «definendo piani e programmi che, mediante un approccio intersettoriale e sistematico, permettano di raggiungere i risultati attesi», afferma Valeria Mastrilli.
Specializzata in Diabetologia e Malattie del ricambio a Napoli, Valeria Mastrilli ha lavorato per anni come diabetologa nell’hinterland di Napoli e dal 2011 fa parte del Team che presso il Ministero della Salute ha collaborato alla redazione del Piano e soprattutto alla sua applicazione.
In linea generale possiamo dire che le leve da muovere sono note: le patologie soprattutto croniche più comuni si possono prevenire in gran parte promuovendo la sensibilizzazione e l’adozione di stili di vita più salutari, diminuendo il ricorso a fumo, alcol o droghe, prevenendo gli incidenti domestici. Quasi ogni pagina del nostro sito diabetenograzie.it è dedicata a questi temi.
Ma se le leve sono note, meno semplice è individuare iniziative efficaci per muoverle, considerando che le risorse impiegate sono limitate. Come scegliere cosa fare? In grande sintesi si può rispondere “definendo degli obiettivi chiari e dei criteri per valutare i risultati”.
In questo senso la redazione del Piano Nazionale di prevenzione è un work in progress. «Dal confronto e dall’analisi critica dei Piani precedenti», ricorda Valeria Mastrilli, «valutandone punti di forza e criticità, sono emersi gli elementi portanti che hanno significativamente contribuito a definire il nuovo impianto del Piano. Sono stati fissati pochi obiettivi comuni a Stato e Regioni e lasciata alla programmazione regionale la definizione delle popolazioni target e la gestione delle azioni funzionali al raggiungimento di tali obiettivi».
Insomma le Regioni sono libere di selezionare e proporre i progetti, e il Ministero privilegia quelli che possono essere attuati e replicati da altre regioni, che sono supportati da strategie e azioni confermate dalla letteratura scientifica e che sono in grado nel medio-lungo termine di produrre un impatto sia di salute sia di sistema e quindi di essere realizzati attraverso interventi sostenibili.
In tutti i Piani, ma soprattutto in questa edizione 2014-2018 è centrale l’aspetto della misurabilità. «Questo è un aspetto che richiede molta attenzione. Ogni progetto deve essere accompagnato da obiettivi quantificabili e da una chiara definizione degli indicatori che saranno utilizzati», spiega Valeria Mastrilli, «occorre misurare l’impatto che il Piano produce sia nei processi, sia negli esiti di salute, sia nel sistema, a livello centrale, regionale e locale». Lo stato di avanzamento di ogni singolo progetto regionale è pubblico e viene valutato da un gruppo di esperti in base agli indicatori definiti in fase di programmazione. Ciò permette di valutare la sostenibilità ed eventuale replicabilità di ogni singolo progetto.
La strategia di prevenzione del diabete rientra nell’ambito della prevenzione delle Malattie Croniche non trasmissibili e quindi nel primo macro-obiettivo del PNP, “Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili”. Un altro dei macro-obiettivi del piano è “Rafforzare e mettere a sistema l’attenzione a gruppi fragili”, che è finalizzato sia alla lotta alle diseguaglianze sia all’organizzazione di interventi (magari già offerti in modo diseguale) per la prevenzione di disabilità», conclude Valeria Mastrilli.
Il diabete è considerato dal Piano di prevenzione una delle minacce che è possibile ridurre lavorando sugli stili di vita, concentrandosi in modo particolare sull’età dello sviluppo e sulle fasce socio-culturali più svantaggiate, meno informate e meno portate ad adottare abitudini sane.