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Cibo, e quindi salute, nell'arte. Ne parla lo storico dell’arte Davide Dotti

La mostra “Il cibo nell’arte – Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Warhol” organizzata a Brescia nella primavera del 2015 ha avuto un successo inatteso di pubblico e di critica. Il collegamento per nulla casuale con Expo è solo una delle ragioni del suo successo. Hanno varcato le soglie di Palazzo Martinengo Cesaresco di via Musei persone che non frequentano abitualmente i musei, attirati dalla possibilità di valutare come l’artista si confronta con qualcosa che fa parte dei valori intimi della tradizione e di ciascuno.

Il giovane curatore della mostra, lo storico dell’arte Davide Dotti aveva iniziato con largo anticipo a censire i quadri collegabili al tema disponibili presso collezioni italiane ed estere private, semi-private e pubbliche arrivando a 1200 opere potenzialmente disponibili. Si è poi formato un comitato scientifico che comprendeva gli ex direttori di Musei come il Louvre o il Prado e critici d’arte, arrivando a scegliere un centinaio di dipinti.

Nella mostra a Palazzo Martinengo le opere non sono disposte per periodo storico ma come in un menù: in ordine di portata. Un modo per avvicinare l’arte al grande pubblico. Non è senza significato che una realtà della grande distribuzione abbia scelto proprio particolari di tre fra i quadri esposti a Palazzo Martinengo (insieme ad altri) per una campagna di affissioni istituzionale molto discreta concepita in corrispondenza di Expo e affissa nelle stazioni della metropolitana.