Corporate wellness: dalla Formula 1 a tutti i dipendenti
La Ferrari di Maranello, forse l’azienda italiana più nota nel mondo, ha iniziato nel 1994 un programma di corporate wellness circoscritto alla Squadra corse: piloti, ingegneri e tecnici. «Il nostro obiettivo era ed è mantenere queste figure chiave al top della forma psicofisica, con programmi di allenamento personalizzati, screening e check-up capaci di rilevare in grande anticipo e quindi di correggere qualunque potenziale problema di salute», racconta Alessandro Biffi, responsabile di Medex, il partner medico della Ferrari.
Il progetto, che coinvolge in certe fasi fino a 20 medici specialisti, oltre a infermieri e personal trainer ha avuto un tale successo che nel 1999 la Ferrari ha chiesto di estenderlo a tutto i suoi 2700 dipendenti. Questo esperimento di corporate wellness (potremmo tradurlo con ‘benessere aziendale’) è stato esportato ad altre realtà del gruppo Fiat: la altrettanto prestigiosa Maserati e alcune consociate industriali come la Sevel di Atessa, la Sata di Melfi e perfino lo storico stabilimento di Pomigliano d’Arco.
Quasi 10 mila fra impiegati, tecnici e operai con i loro familiari, sono seguiti sia attraverso un programma di screening periodici, colloqui informativi sulla prevenzione e interventi specifici di diagnosi e cura. «In modo diverso seguiamo la salute dei piloti e dei top manager fino all’addetto alla catena di montaggio. Abbiamo costruito una rete di partner, sia nel sistema sanitario pubblico sia in quello privato, che si affianca ai nostri centri medici aziendali», nota Biffi che ha creato una struttura autonoma la Med-Ex per coordinare queste attività, «solo in Ferrari effettuiamo 50 mila atti di cura fra test diagnostici e visite) ogni anno.
Prima in Ferrari e poi anche in altre realtà sono poi stati lanciati progetti dedicati a problemi specifici come le allergie e la prevenzione di malattie tipiche delle donne come conferma Fred Fernando, socio di Med-Ex, «Recente è partito negli stabilimenti Fiat o progetto Benessere Donna» che prevede uno screening rivolto ai tumori del seno e dell’utero tra le dipendenti».
C’è da chiedersi cosa spinga una azienda attenta ai costi del lavoro come Fiat a investire risorse nella salute a lungo termine dei suoi dipendenti. «Le aziende oggi chiedono molto alle persone e hanno bisogno di promuovere la partecipazione e il coivolgimemto dei collaboratori. Inoltre la non-salute dei dipendenti è un costo per le aziende. Sia in termini di assenze sia in termini di produttività. Un collaboratore distratto o preoccupato non dà il suo meglio» risponde Biffi.
Investire è la parola giusta. «Oggi le minacce più serie alla durata e alla qualità della vita, e quindi dal punto di vista dell’azienda alla produttività del dipendente, vengono da malattie all’esordio asintomatiche: diabete, epatiti, occlusioni delle coronarie o delle carotidi… Controlli periodici di routine permettono di rilevare queste malattie all’esordio quando possono essere corrette e curate con relativa facilità. Il vantaggio di salute per la persona è enorme», sottolinea Biffi.
Nel 2012 Biffi ha presentato al convegno della Società Europea di Cardiologia uno studio svolto sulla Squadra Corse della Ferrari. «Pur trattandosi di persone giovani e in ottima forma abbiamo potuto documentare come in quattro anni l’intervento di corporate wellness avesse ridotto i fattori di rischio cardiovascolare: colesterolo LDL, glicemia, pressione arteriosa ed efficienza cardiovascolare», nota Biffi, «se avessimo preso in considerazione persone più anziane o in forma più vicina alla media avremmo ottenuto risultati ancora più eclatanti».
Il dipendente coglie il benefit che gli viene erogato al di là della sua retribuzione e degli altri aspetto contrattuali. Ma definire il corporate wellness un fringe benefit è improprio. Non si tratta di una ottimizzazione fiscale o di una voce in più o in meno in busta paga ma di una strategia delle risorse umane. Per capirsi: sarebbe facile banalizzare e invidiare i dipendenti della Ferrari i quali hanno a disposizione una palestra nel Maranello Village. «Ma non è la ‘spa’ di un albergo o di un country club. La palestra della Ferrari è una risorsa, una ‘macchina che produce salute’», rileva Alessandro Biffi, «che è gestita da una consociata del gruppo Technogym nella quale lavorano personal trainer i quali applicano programmi di allenamento personalizzati seguendo le indicazioni che noi gli diamo. Si tratta a tutti gli effetti di una terapia anche se condotta in un ambiente piacevole».